Robot professionali, record di vendite nel 2024: la nuova geopolitica dell’automazione

Dalla scarsità di manodopera all’invecchiamento demografico, l’automazione si consolida come infrastruttura economica e geopolitica del XXI secolo.

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

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Mercati, finanza e politica industriale convergono. Crescono i modelli “as-a-service” (+31%), l’Asia rafforza il primato (74% delle nuove installazioni), l’Europa punta sulla regolazione (AI Act) e sugli incentivi alla filiera. Sullo sfondo, una trasformazione che ridefinisce lavoro, competitività e potere tecnologico globale.

Il punto di svolta: l’anno in cui l’automazione diventa sistema

Secondo l’ultimo World Robotics 2025 dell’International Federation of Robotics (IFR), nel 2024 sono state installate 542.076 unità di robot industriali, mentre i robot professionali — utilizzati in logistica, sanità, agricoltura e ospitalità — hanno sfiorato 200 mila unità, con una crescita del 9% rispetto al 2023. Il mercato complessivo delle installazioni industriali ha raggiunto un valore record di 16,5 miliardi di dollari, segno di una domanda strutturale più che ciclica. L’operational stock globale — cioè il numero di robot in funzione nelle fabbriche — ha superato i 4,28 milioni di unità nel 2023 e ha continuato a crescere nel 2024 (+9% stimato).

In parallelo, le economie avanzate affrontano il nodo della forza lavoro che invecchia: nell’Unione Europea, il 21,6% della popolazione ha più di 65 anni, mentre l’età mediana è ormai superiore ai 44 anni. È la demografia, più ancora della tecnologia, a determinare la corsa globale verso la robotica.

Le ragioni profonde: quando la tecnologia diventa necessità economica

Il motore dell’automazione è reale, non ideologico. In un contesto di inflazione strutturale, salari crescenti e carenza di tecnici, la robotica garantisce stabilità produttiva, riduzione degli scarti e replicabilità dei processi.
L’IFR lega l’aumento delle vendite dei robot professionali alla scarsità di personale nel settore sanitario e logistico, dove la domanda di servizi è in costante crescita.

Negli Stati Uniti, il settore automotive — da sempre barometro tecnologico — ha incrementato del 10,7% le installazioni di robot nel 2024, raggiungendo circa 13.700 unità, secondo The Robot Report. In Europa, lo stesso comparto ha installato 23.000 nuovi robot, il secondo miglior risultato in cinque anni. Non si tratta più di “fabbriche automatizzate”, ma di ecosistemi cibernetici, dove la robotica diventa estensione naturale del capitale umano.

Dalla proprietà all’utilizzo: la finanza dell’automazione cambia paradigma

Nel 2024, le flotte di Robot-as-a-Service (RaaS) sono aumentate del 31%: il robot non si compra, si noleggia.
Il modello sposta l’investimento da capex a opex, trasformando la robotica in un servizio scalabile e aggiornabile.
Per i direttori finanziari, la variabile non è più il costo del lavoro sostituito, ma il valore dell’uptime, la riduzione dei rischi e la capacità di riconfigurare impianti senza immobilizzare capitale.

La tendenza riflette una maturità di mercato: la robotica non è più un progetto sperimentale, ma una voce strutturale nei bilanci aziendali. Gli investitori istituzionali la considerano ormai un “infrastructure asset”, comparabile alle reti energetiche o ai data center.

Segmenti in crescita: logistica, sanità e pulizia professionale

Tra i robot professionali, i sistemi per trasporto e logistica indoor guidano la classifica: 102.900 unità vendute nel 2024 (+14%). Crescono anche i robot per pulizia professionale (+34%), sempre più presenti in aeroporti, ospedali e centri commerciali. Le vendite di robot medici — chirurgici e diagnostici — hanno registrato un incremento del 91%, toccando circa 16.700 unità. In lieve calo, invece, il settore agricolo (-6%) e quello dell’ospitalità (-11%), più esposti alla ciclicità economica.

Questi dati mostrano una robotica sempre più trasversale: non solo “fabbriche intelligenti”, ma servizi essenziali automatizzati. La logistica, la sanità e la cura della persona diventano nuovi confini della produttività.

Geopolitica della densità: dove il robot diventa potere industriale

La densità robotica globale — 162 robot per 10.000 addetti nel manifatturiero, più che raddoppiata in sette anni — è l’indicatore più rivelatore del divario tecnologico.
La Corea del Sud mantiene la leadership con oltre 1.012 robot per 10.000 lavoratori, seguita da Singapore (770), Cina (470), Germania (429), Giappone (419) e Stati Uniti (295). Nel 2024 la Cina ha superato la Germania per densità, simbolo di un sorpasso strategico costruito con un decennio di investimenti pubblici e filiere integrate.

Oggi Pechino controlla il 43% del parco robotico mondiale, dominando la produzione di attuatori, sensori e software di visione. L’Asia nel suo complesso rappresenta il 74% delle nuove installazioni industriali globali, mentre Europa e Americhe restano indietro. Dietro la statistica c’è la geopolitica: la sovranità tecnologica diventa il nuovo terreno della competizione industriale.

Norme e responsabilità: l’Europa detta la rotta regolatoria

Con l’entrata in vigore del Regolamento Ue 2024/1689 (AI Act), l’Europa ha fissato la prima cornice giuridica al mondo per i sistemi di intelligenza artificiale e robotica. Il testo introduce obblighi di valutazione del rischio, trasparenza dei dati e governance degli algoritmi.
In parallelo, gli standard ISO 10218, ISO/TS 15066 e IEC 61508 definiscono i requisiti di sicurezza funzionale, interazione uomo-macchina e sicurezza operativa.

Nei contratti di servizio RaaS, la ripartizione delle responsabilità fra produttori, integratori e utilizzatori finali diventa cruciale: chi risponde di un errore di navigazione, di un bug o di un danno materiale?
Le direzioni legali e gli assicuratori stanno costruendo nuovi modelli di risk sharing, rendendo il diritto dell’innovazione una disciplina operativa, non più accademica.

Lavoro e competenze: dalla sostituzione alla complementarità

L’IFR e l’OCSE convergono: la robotica non elimina occupazione, la trasforma. Le imprese più avanzate registrano una crescita netta di ruoli tecnici — manutentori, integratori, analisti dei dati industriali — e una contrazione delle mansioni ripetitive. Il rischio vero è la polarizzazione: imprese che innovano e imprese che restano indietro, lavoratori con formazione continua e lavoratori esclusi.

Gli incentivi più efficaci, osserva la Commissione Europea, sono quelli legati alle competenze: crediti d’imposta per riqualificazione, academy aziendali, e poli di trasferimento tecnologico per le PMI. La produttività del futuro si misurerà non solo in output per ora lavorata, ma in capacità di aggiornamento del capitale umano.

Architetture tecnologiche: l’età dell’intelligenza integrata

Il valore non sta più nel braccio meccanico, ma nel cervello digitale. I robot di nuova generazione combinano AI cognitiva, visione artificiale multimodale, SLAM (Simultaneous Localization and Mapping) e gemelli digitali per simulare processi e ottimizzare percorsi. L’uso di piattaforme interoperabili riduce il rischio di lock-in e consente alle aziende di integrare sistemi diversi con costi più bassi e maggiore sicurezza.

La frontiera è la robotica cognitiva, capace di apprendere dal contesto e collaborare con l’uomo in modo adattivo.
Secondo IFR, nei prossimi cinque anni i cobot rappresenteranno oltre il 10% delle installazioni globali.
È l’alba di una produttività aumentata, non sostitutiva.

Europa e Italia: dalla frammentazione alla strategia di scala

Nel 2024 le installazioni industriali europee sono scese dell’8%, attestandosi a 85.006 unità, con l’Italia che ha registrato 8.783 nuove installazioni (-16% su base annua). Il problema non è tecnologico, ma di scala e capitalizzazione.
L’Europa mantiene leadership in meccatronica, sensoristica e cobot, ma fatica a competere con l’Asia in volumi e filiere integrate.

Bruxelles ha destinato, tramite Horizon Europe, 174 milioni di dollari alla robotica nel biennio 2023–2025, mentre la Germania finanzia il programma High-Tech Strategy 2025 con 350 milioni di euro. In Asia, la Corea del Sud ha lanciato nel 2025 la K-Humanoid Alliance, consorzio pubblico-privato per sviluppare robot umanoidi.
Per l’Italia, la sfida è specializzarsi: automazione per la manifattura flessibile, packaging, food, pharma e logistica interna — segmenti dove l’ingegno meccanico italiano può ancora competere.

Rischi e resilienza: il lato oscuro della dipendenza tecnologica

L’espansione dell’automazione apre nuovi fronti di vulnerabilità. Le supply chain restano concentrate in poche aree: semiconduttori, attuatori, batterie e sensori. Le tensioni geopolitiche possono interrompere forniture e far lievitare i costi.
A ciò si aggiunge il rischio cyber: robot sempre più connessi ampliano la superficie d’attacco nelle reti OT.

La soluzione passa per la ridondanza (multi-sourcing, scorte di sicurezza), ma anche per clausole contrattuali più robuste nei servizi RaaS — patching, SLA, incident response. La vera sfida non è installare più robot, ma gestire un ecosistema digitale affidabile e resiliente.

Orizzonte 2030: un’economia aumentata dall’intelligenza

Le previsioni IFR indicano che entro il 2030 le installazioni industriali annuali supereranno le 700 mila unità, con i robot professionali in crescita costante nei settori sanità, logistica e servizi urbani.
La densità robotica globale continuerà ad aumentare, accentuando il divario tra Paesi ad alta automazione e economie a bassa capitalizzazione tecnologica.

Le “Top 5 Tendenze” IFR per il 2025 anticipano il decennio a venire: robot mobili intelligenti, AI integrata nei processi, collaborazione uomo-macchina, automazione nei servizi e robotica intersettoriale.
In sintesi, la produttività del futuro sarà un equilibrio tra software, hardware e governance.

Oltre la fabbrica automatica, verso la società automatica

Il 2024 ha rappresentato una soglia storica. L’automazione non è più una voce di efficienza: è politica industriale, infrastruttura economica e strategia geopolitica. Chi controlla la robotica controlla le catene di valore e i flussi di dati che ne derivano.

Il compito che attende governi e imprese non è moltiplicare incentivi, ma progettare società resilienti all’automazione: dove diritto, finanza e formazione sostengano l’innovazione senza sacrificare inclusione e sicurezza.
Il decennio che si apre non sarà quello dei “robot che arrivano”, ma delle economie che sapranno integrarli, regolarli e governarli.
E come accadde per l’elettricità nel Novecento, chi possiederà la rete — di competenze, dati e infrastrutture — scriverà le regole della nuova produttività globale.