Protocollo anti pezzotto, multe automatiche in arrivo: cosa si rischia

"Con l’introduzione del protocollo d’intesa tra AGCOM, Guardia di Finanza e procura, le multe per l’utilizzo di IPTV illegali diventano automatiche. Ma cosa significa per gli utenti e cosa si rischia?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Brutte notizie per chi utilizza IPTV illegali per guardare le partite di calcio in streaming. Dopo il rilancio della piattaforma anti-pezzotto Piracy Shield, ora è in arrivo un nuovo protocollo con una nuova e temuta misura: le multe automatiche.

La conferma è arrivata dal commissario AGCOM Massimiliano Capitanio durante una diretta su YouTube.

Piattaforma anti pezzotto, cosa prevede il nuovo protocollo

Massimiliano Capitanio ha confermato che il protocollo d’intesa tra la procura generale di Roma, la Guardia di Finanza e l’AGCOM, per l’interscambio automatico dei dati, è ormai pronto. Questo accordo consentirà di emettere multe in modo automatico, come previsto dalla previste dalla legge 93 del 2023, senza la necessità di una specifica autorizzazione giudiziaria per ogni violazione identificata.

Questo rappresenta un cambio radicale rispetto al passato, perché fino ad ora era necessario ottenere un’autorizzazione per ogni singola multa, basata su incroci di dati manuali, che ovviamente allungava i tempi di indagine e l’individuazione di chi aveva commesso l’illecito. Tuttavia, resta da chiarire quali dati potranno essere scambiati senza l’autorizzazione del giudice. Maggiore sarà l’accesso ai dati, più facile sarà identificare gli utenti coinvolti nello streaming illegale.

Cosa si rischia con la TV pirata?

Il potenziale impatto di questo protocollo è notevole. Se la tecnologia si rivelerà efficace, le multe automatiche potrebbero diventare una delle principali misure di contrasto contro l’uso di IPTV illegali.

C’è da dire però che ci sono ancora preoccupazioni riguardo alla privacy e alla quantità di dati che potranno essere scambiati senza l’intervento di un giudice. Se i dati accessibili fossero limitati alle sole carte di pagamento, come anticipato, la situazione sarebbe complessa, poiché i dati delle transazioni non sono sempre facilmente accessibili nel flusso di trasmissione delle partite illegali.

Capitanio ha dichiarato che il protocollo è pronto, ma non ha fornito dettagli specifici su quando sarà ufficialmente firmato e attivato. Non è da escludere che  possa entrare in funzione contemporaneamente al lancio della nuova versione della piattaforma anti-pirateria, Piracy Shield 2.0, prevista per la fine dell’anno. Questo nuovo strumento potrebbe rappresentare un ulteriore passo verso una lotta più efficace contro il pezzotto e le sue implicazioni nel mondo dello streaming illegale.

Con l’implementazione di queste nuove misure, la lotta contro la pirateria digitale potrebbe entrare in una nuova fase, con conseguenze significative per tutti coloro che utilizzano IPTV illegali per accedere ai contenuti protetti.

Chi rischia con la legge anti pezzotto

Le nuove normative hanno previsto multe fino a 5.000 euro per coloro che vengono trovati a utilizzare servizi di streaming pirata. Queste sanzioni possono essere applicate non solo ai fornitori di contenuti illegali ma anche agli utenti che accedono a tali servizi.

In base alla legge anti-pezzotto, l’uso di siti di streaming non autorizzati può portare a procedimenti legali.

Cosa rischia chi guarda streaming illegale?

Le leggi italiane prevedono multe fino a 5.000 euro per chi utilizza servizi di streaming pirata. Questa sanzione può essere applicata a chi accede ai contenuti protetti da copyright senza autorizzazione.

Inoltre, i siti di streaming pirata possono essere bloccati dalle autorità competenti e potrebbero esserci restrizioni aggiuntive sul traffico internet per gli utenti coinvolti, che potrebbero includere la sospensione del servizio da parte dei provider.

Chi diffonde i contenuti illegalmente, invece, non rischia solo una sanzione pecuniaria fino a 15mila euro, ma anche la detenzione, che da sei mesi può arrivare fino a tre anni di carcere.