Come funziona Piracy Shield, che dovrebbe bloccare il “pezzotto”: frattura politica

Come funziona la piattaforma Piracy Shield, che ha causato una spaccatura politica dopo un brutto errore

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 27 Ottobre 2024 20:35

Durante la serata di sabato 19 ottobre il sistema automatico antipirateria creato dalla Lega di Serie A e utilizzato dall’Agcom ha accidentalmente bloccato per sei ore la piattaforma Google Drive, a causa di una segnalazione errata da parte di Dazn, proprietaria dei diritti televisivi esclusivi di buona parte delle partite del campionato italiano.

L’incidente, oltre ad aver portato alla diffida di Dazn da parte dell’Agcom stessa, ha causato una frattura politica sull’impiego di questa tecnologia, che diversi osservatori hanno ritenuto fin dal primo momento potenzialmente pericolosa per la rete internet italiana. Ma come funziona Piracy Shield esattamente?

Come funziona Piracy Shield, la piattaforma antipirateria dell’Agcom

Con la legge 93 del luglio 2023 il Governo di Giorgia Meloni istituiva i presupposti per il funzionamento della piattaforma automatica antipirateria per le trasmissioni delle partite di calcio in Italia, più comunemente nota come Piracy Shield. Questo software era stato sviluppato su commissione della Lega di Serie A, l’organo di autogoverno del massimo campionato italiano che riunisce tutti i presidenti dei club che vi partecipano. La Lega aveva poi donato Piracy Shield all’Agicom, l’agenzia per le telecomunicazioni.

Il funzionamento di Piracy Shield si basa sulle segnalazioni. Chi detiene i diritti della trasmissione anche soltanto di poche partite di Serie A, quindi la Lega stessa, Mediaset, Sky e Dazn, può inviare all’Agcom tramite la piattaforma una lista di indirizzi Ip o di domini Fqdn, caratteristiche che permettono di individuare il dispositivo che trasmette una partita in maniera illegale. A sua volta l’Agcom gira questa lista ai provider di internet, che hanno mezz’ora per bloccare il sito segnalato come illegale.

I problemi con questo sistema sono vari, ma quello principale è legato alle Cdn. Si tratta di servizi che distribuiscono i contenuti online su più dispositivi e più nodi sparsi in tutta Italia. Servono a evitare sovraccarichi di rete, ridurre la latenza e garantire ridondanza in caso di guasti. Gli Fqdn sono parte di questi nodi e bloccarne uno rischia di bloccare l’intera Cdn. Questo è quello che è successo a Google Drive sabato 19 ottobre.

La frattura politica dopo l’errore di Piracy Shield

Il sistema ha causato una spaccatura politica tra maggioranza e opposizione sull’opportunità di continuare a utilizzare Piracy Shield. Giulia Pastorella, deputata di Azione, ha fortemente criticato il Governo durante un’interrogazione parlamentare a riguardo.

“Il ministro Urso sostiene che i problemi della piattaforma saranno risolti soltanto quando tutti gli operatori contribuiranno a segnalare che i loro servizi sono sicuri. Di fatto siamo alla presunzione di colpevolezza per tutti i siti e i servizi che utilizzano il web. Se questa è la sola soluzione che il governo intende mettere in campo per risolvere i problemi, è evidente che la piattaforma, così com’è, va chiusa” ha dichiarato Pastorella.

Il Governo però non sembra avere intenzione di cambiare atteggiamento nei confronti della piattaforma antipirateria, come sottolineato dallo stesso ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso: “Gli eventuali disservizi che si sono verificati si potranno ridurre quanto più gli operatori iscritti alle piattaforme contribuiranno a inserire nella white list i servizi legittimi per evitare che vengano erroneamente colpiti.”