Il progetto della gigantesca smart city Neom, pensato dalla monarchia Saudita, ha perso uno dei suoi dirigenti più importanti. Il responsabile della costruzione dell’intera città, Nadhmi al-Nasr. Non sono chiari le ragioni di questo addio, dato che al-Nasr guidava il progetto dal 2018 e non si era deimesso nemmeno nei mesi scorsi, quando due importanti manager stranieri avevano abbandonato i loro ruoli in Neom.
Sembra sempre più difficile che l’Arabia saudita sia in grado di portare a compimento questo progetto nei tempi previsti e rispettando le dimensioni inizialmente previste. Questo potrebbe avere effetti anche su realtà italiane che hanno preso in carico alcuni dei lavori di sviluppo urbano e tecnologico di Neom.
Si dimette il direttore di Neom
Lo scorso 13 novembre si è dimesso il responsabile del progetto Neom, Nadhmi al-Nasr, il più importante dirigente dello sviluppo della smart city dell’Arabia Saudita, voluta dal principe e de facto leader del Paese Mohammed bin Salman. Al-Nasr è stato sostituito da Aiman al-Mudaifer, un manager del fondo sovrano saudita, l’ente che gestisce lo sconfinato capitale di investimenti saudita. Questo è però soltanto uno dei molti problemi che Neom sta affrontando a causa di varie difficoltà emerse durante gli inizi del progetto.
Anche se non è chiara la ragione per cui al-Nasr abbia abbandonato Neom, i mesi scorsi sono stati complessi a livello dirigenziale per il progetto saudita. Due importanti manager stranieri si sono infatti dimessi da due posizioni fondamentali per lo sviluppo della città. Wayne Borg, a capo del comparto media e soprattutto Antoni Vives, che si occupava di The Line, la parte più iconica di Neom. Si tratta di una città lineare di 170 chilometri che dovrebbe tagliare il deserto al confine con la Giordania, dove sorgerà la smart city.
Nadhmi al-Nasr, ormai ex responsabile di Neom, era già stato criticato in passato per alcuni atteggiamenti che aveva avuto durante la gestione delle fasi iniziali del progetto nei confronti delle voci più scettiche sulla fattibilità della smart city. Andrew Wirth, il primo responsabile del resort di montagna che è la parte meno ambiziosa di Neom, si è dimesso nel 2021 accusando proprio al-Nasr di lasciarsi spesso andare a “denigrazioni e sfuriate altezzose del tutto inappropriate”.
Che cosa sono Neom e The Line
Neom è un progetto di sviluppo urbano futuristico dell’Arabia Saudita che dovrebbe sorgere nella parte settentrionale della costa del Mar Rosso, entro il 2025. Annunciato per la prima volta nel 2017, è stato fortemente voluto da Mohammed bin Salman, principe ereditario saudita e di fatto leader del Paese. La parte principale del progetto avrebbe dovuto essere completata già nel 2020, ma secondo quanto riportato dall’Economist, ancora nel 2022 buona parte dell’area di costruzione era ancora un deserto.
Al centro di Neom c’è il suo progetto più ambizioso: The Line. L’idea è quella di una città lineare, larga 200 metri e lunga 170 chilometri, poco meno della distanza tra Roma e Napoli. Lo sviluppo urbano avrebbe dovuto essere molto compatto e privo di automobili, con qualsiasi servizio disponibile ai cittadini in soli 5 minuti dalla propria abitazione. La compattezza è centrale, dato che molte città saudite soffrono dello sprawling, l’ampliamento delle zone residenziali in aree a bassa densità di popolazione che permettono spostamenti solo in macchina. L’intera città, sulla quale avrebbero dovuto svilupparsi tra centri maggiori, avrebbe dovuto essere sostenibile dal punto di vista ambientale.
Anche se spesso Neom viene identificata con il solo progetto The Line, la città lineare è solo uno dei tre pilastri della smart-city saudita. Sulla costa della regione di Tobuk dovrebbe sorgere Oxagon, la città industriale di Neom. Dotata di un porto commerciale completamente automatico, questa città avrebbe dovuto assumere la forma di un ottagono regolare con metà delle proprie strutture costruite direttamente nel Mar Rosso.
Infine, sulla catena montuosa della regione di Tobuk dovrebbe sorgere Trojena, il più grande resort di montagna della penisola araba che dovrebbe diventare il più grande resort di sci all’aperto della regione. Tolti alcuni tratti futuristici e un enorme lago artificiale, questo progetto risulta essere quello più facilmente realizzabile di tutta Neom.
Le aziende italiane coinvolte nel progetto
Uno degli obiettivi centrali di Neom era attrarre investimenti e interessi esteri. Anche se per quanto riguarda i fondi da altri Paesi il progetto non sembra aver avuto il successo sperato, sono moltissime le aziende che hanno cominciato a prendere ordini e commesse per costruire parti di The Line, dell’Oxagon o di Trojena.
Tra queste c’è anche Webuild, società di costruzioni italiana che ha partecipato all’edificazione del nuovo ponte Morandi di Genova. La commessa è significativa: 5,5 miliardi di dollari in ordini da parte di Neom, circa il 10% degli investimenti totali fino a questo momento. Una situazione preoccupante date le difficoltà di Neom stessa, ma che in realtà, secondo un’analisi di Equita, è meno pericolosa del previsto: “Ad oggi l’esposizione di Webuild a The Line è limitata con l’ordine principale: vale 4,7 miliardi di dollari che riguarda lo sviluppo di Trojena dove considera si concentreranno gli investimenti nel breve dato che sarà l’area che ospiterà i giochi asiatici invernali 2029” riporta un’analisi.
Buona parte delle commesse di Webuild riguardano infatti il lago artificiale del progetto meno ambizioso di Neom, il resort di Trojena. Webuild costruirà infatti tre delle dighe necessarie al riempimento del bacino. Più esposta a The Line invece la situazione di Trevi Finanziaria Industriale, che ha ottenuto, tra fine 2023 e inizio 2024, tre lotti di assegnazione della palificazione delle fondamenta della città lineare. Si tratta comunque di alcuni tra i lavori preliminari di Neom e che quindi hanno più possibilità di essere effettivamente realizzati.
Importante anche il coinvolgimento, più recente, di Sace, società assicurativa controllata dal ministero dell’Economia. Sace ha fornito garanzie su 3 miliardi di dollari in prestiti contratti dall’Arabia Saudita con alcune banche internazionali per la costruzione di Neom. La garanzia è all’80%, e farebbe parte di un piano del Governo di Giorgia Meloni per ampliare le possibilità di inserimento all’interno del progetto della smart-city saudita di altre realtà italiane.