Meta Ai usa i dati degli utenti, negare il consenso è complicato: messaggi a rischio

Scarna campagna pubblicitaria e complessa procedura per negare il consenso: Meta si avvia ad attuare una pratica che potrebbe condurla nel mirino della Commissione europea

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

A maggio 2024 Meta ha dichiarato di voler investire in una propria intelligenza artificiale. Una corsa contro il tempo, considerando la mole della concorrenza, e infatti il primo grande step è previsto già per il 26 giugno.

Nel concreto ciò si traduce nell’utilizzo dei dati degli utenti per addestrare la propria IA. Nessuna massiccia campagna informativa a riguardo ma una notifica. Il tutto riconduce alla pagina dedicata alla politica sulla privacy dell’IA, che spiega il prossimo uso di post e foto con relative didascalie per la propria intelligenza artificiale.

Negare il consenso è possibile ma di certo non facile. La procedura è poco pubblicizzata e non sempre efficace. Di seguito spieghiamo tutto nel dettaglio.

Meta IA

Il progetto di Mark Zuckerberg è semplice: sfruttare a proprio vantaggio tutti i dati generati dall’utente sulle sue piattaforme. Allo stato attuale, in termini ufficiali, parlare di “tutti” è errato, dal momento che in questa fase è stato posto un limite.

Spazio a foto e didascalie, sulla base di un principio legale del GDPR, “legittimo interesse”. Ancora una volta ci si ritrova a vedere un colosso del tech muoversi in un’area poco trasparente della normativa, che non riesce a stare adeguatamente al passo con i tempi. Non è perfettamente chiaro quanto sia fondata questa operazione di Meta ma intanto dal 26 giugno sarà tutto operativo.

“Siamo pronti a espandere la nostra IA nelle esperienze Meta alla tua area geografica. L’IA di Meta è la raccolta di funzioni ed esperienze di IA generativa, come Meta Ai e Strumenti creativi IA, oltre a modelli che ne consentono il funzionamento. Ci affideremo alla base giuridica denominata interesse legittimo per l’uso delle tue informazioni al fine di sviluppare e migliorare l’IA di Meta. Ciò implica che godi del diritto di opposizione al trattamento delle tue informazioni per tali finalità”.

Come negare il consenso

Meta deve fornire un sistema valido per negare il consenso, che non si concretizzi di fatto con la sola alternativa della cancellazione del proprio profilo utente. Lo stabilisce il GDPR. Il problema si annida nei meandri del sistema studiato per consentire ai soggetti di escludersi da questo elenco.

Tutto più complesso di quanto dovrebbe, a evidenziare l’ovvia mancanza d’interesse della compagnia di Zuckerberg di veder sfumare dati chiave. Nessun tasto virtuale da cliccare per attivare o meno lo studio dei propri dati a tale scopo.

Occorre invece compilare un modulo, che prevede due campi di testo con alcune domande. Nello specifico viene chiesto all’utente di spiegare in che modo l’elaborazione dei dati via IA abbia un impatto negativo sull’utente.

Sembra quasi che Meta stia chiedendo all’utente di offrire un caso convincente per consentire la sua esclusione. Il modulo lascia intendere come quest’ultima non sia automatica. Si procederà con ogni probabilità caso per caso, secondo il giudizio di figure non meglio identificate e con parametri non spiegati.

Tutto lascia pensare che nessuno fermerà questa procedura entro il 26 giugno e che, con la solita estrema calma, la Commissione europea valuterà che i diritti degli utenti siano stati rispettati. Nel frattempo miliardi di dati saranno già stati immagazzinati e messi all’opera.

Messaggi a rischio

Allo stato attuale nel mirino di Meta ci sono foto e descrizioni, come detto. Si ha però tutta l’idea che questo sia soltanto il primo passo. Considerando come tale processo sia stato chiaramente poco pubblicizzato, viene da chiedersi quanta luce verrà gettata su un prevedibile secondo step.

Quest’ultimo potrebbe comprendere video e commenti, arrivando a sconfinare anche nei profili di utenti che, per sorte, abbiano visto accettata la propria richiesta di rifiuto del consenso. Ciò attraverso la scappatoia dei tag, che possono creare un ponte tra un profilo sotto analisi IA e uno “privato”.

A proposito di privato, ma i messaggi degli utenti? Naturale chiedersi cosa ne sarà di questi. Attualmente Mark Zuckerberg spiega come siano al sicuro ma il prossimo futuro potrebbe portarci verso altri orizzonti.