L’Internet of things (IoT) o Interne delle cose è un concetto che si riferisce alla connessione di oggetti fisici a internet. Si tratta di quelli che abbiamo imparato a conoscere come dispositivi intelligenti, o smart device, una vasta gamma di articoli che tendiamo a non inserire nella stessa categoria. Si va dai termostati ai frigoriferi, dalle automobili fino ai macchinari industriali. Grazie ai sensori incorporati e alla capacità di navigare, sono in grado di monitorare l’ambiente circostante, raccogliere e scambiare informazioni e dati con la rete, agire in modo autonomo o semi-autonomo quando cambiano le condizioni o vengono attivati dei trigger.
Indice
Quando è nato l’Internet delle cose
L’idea di collegare dispositivi alla rete non è nuova, ma è negli ultimi decenni che il concetto di IoT ha preso forma grazie ai progressi tecnologici. Negli anni ’80 e ’90 i primi esperimenti riguardavano il collegamento di singoli dispositivi a reti limitate. Tuttavia, è solo con l’avvento delle tecnologie wireless, dei microcontrollori (Mcu) a basso costo e dell’arrivo della rete globale che l’Internet delle cose ha iniziato a svilupparsi su larga scala.
Nel 1999, Kevin Ashton ha coniato il termine Internet of things per descrivere questa nuova frontiera tecnologica. Oggi ci sono miliardi di dispositivi connessi in tutto il mondo.
Quali oggetti fanno parte dell’Internet of things
L’Internet delle cose include, a titolo di esempio:
- termostati intelligenti;
- lampadine smart;
- elettrodomestici connessi;
- dispositivi indossabili come smartwatch, smartband e fitness tracker;
- veicoli di nuova generazione;
- sensori e macchinari industriali;
- semafori intelligenti;
- sistemi di gestione dei rifiuti urbani.
Anche gli smartphone fanno parte dell’Internet of things. Sebbene siano spesso visti come dispositivi centrali piuttosto che periferici, gli smartphone giocano un ruolo cruciale nell’ecosistema IoT. Fungono da hub di controllo per gli altri smart device tramite app dedicate.
Gli smartphone stessi raccolgono dati attraverso i loro sensori integrati, come Gps, accelerometro e giroscopio, e possono essere dunque considerati a tutti gli effetti come oggetti fisici connessi a internet, benché le loro funzioni siano ormai molto avanzate e abbiano effettivamente superato la mera definizione dell’Iot.
Come funziona l’Internet delle cose
L’Internet of things funziona attraverso la combinazione di diversi componenti chiave:
- sensori che raccolgono dati ambientali, come temperatura, umidità, movimento e luce;
- attuatori che eseguono azioni in risposta ai dati ricevuti, premendo o attivando interruttori e valvole;
- modulo di connettività wifi, bluetooth, 4g o 5g, per trasmettere i dati raccolti a un server centrale o a un altro dispositivo;
- processore per elaborare i dati raccolti attraverso l’uso di algoritmi e software dedicati;
- interfaccia utente fisica e digitale con app mobili e dashboard.
Oggi molti dispositivi sono capaci di pensare grazie all’integrazione con modelli di intelligenza artificiale: non solo elaborano i dati raccolti, ma imparano da essi e modificano i propri comportamenti in base alle abitudini dell’utente e alle informazioni che ricevono.
Quali sono le tre connessioni “smart”
L’Internet of things si basa su tre principali tipologie di connessione che facilitano la comunicazione tra dispositivi e utenti:
- machine to machine (M2M), che coinvolge la comunicazione diretta tra dispositivi senza intervento umano, come nel caso dei sensori industriali che inviano dati a un server centrale per l’elaborazione e il monitoraggio in tempo reale;
- machine to person (M2P), che permette ai dispositivi di interagire con le persone, fornendo informazioni utili o consentendo il controllo remoto, come l’invio di notifiche da un sistema di sicurezza domestica a uno smartphone;
- person to person (P2P), che utilizza dispositivi IoT per facilitare la comunicazione diretta tra familiari, colleghi, tra cliente e fornitore, tra paziente e medico, come nel caso delle app di messaggistica che condividono la posizione in tempo reale o le condizioni di salute.
Cosa si può fare con l’Iot nella pratica
L’Internet delle cose ha una vasta gamma di applicazioni pratiche in diversi settori:
- domotica, grazie a dispositivi come termostati intelligenti, luci connesse e sistemi di sicurezza che migliorano il comfort e la sicurezza delle abitazioni;
- salute, con gli indossabili che monitorano parametri vitali, dal battito cardiaco ai livelli di ossigeno o glicemia;
- industria, grazie a sistemi di monitoraggio e manutenzione predittiva che ottimizzano le operazioni industriali e riducono i tempi di inattività;
- agricoltura, con sensori che monitorano l’umidità del suolo, le condizioni meteorologiche e la crescita delle colture per migliorare la produttività delle colture;
- smart city, con soluzioni per il monitoraggio del traffico, la gestione dei rifiuti e l’illuminazione pubblica che rendono le città più efficienti e vivibili, abbattendo i costi legati al controllo umano.
L’IoT ha avuto un impatto significativo dal punto di vista economico. Le aziende possono utilizzare dispositivi smart per migliorare l’efficienza operativa, ridurre i costi e aumentare la produttività. Le famiglie possono invece ottimizzare l’uso di energia, acqua e gas, gestire al meglio le risorse domestiche e le finanze e diventare più green.
Quali sono i rischi dell’Internet delle cose
Nonostante i numerosi vantaggi offerti dall’Internet delle cose, esistono anche alcune sfide significative che devono essere affrontate per garantire un’adozione sicura e sostenibile di questa tecnologia.
Una delle principali preoccupazioni riguarda la sicurezza. La connessione perenne aumenta il rischio di attacchi informatici, dato che ogni dispositivo è un potenziale punto di ingresso per hacker e truffatori. È necessario implementare misure di sicurezza avanzate per proteggere i dati da accessi non autorizzati.
Un’altra sfida importante è quella della privacy. dato che i device raccolgono continuamente dati sugli utenti e sulle loro abitudini. Questi potrebbero finire non solo in mano agli malintenzionati, ma anche in quelle delle aziende, che potrebbero usarli per scopi commerciali. Meglio sempre leggere le condizioni d’uso di ogni contratto e il libretto delle istruzioni di ogni dispositivo.
Per il futuro è possibile pensare che le Big Tech optino per soluzioni per abbattere la complessità tecnica, che rappresenta un grosso ostacolo alla diffusione dell’IoT. L’integrazione di molti dispositivi diversi, ciascuno con le proprie specifiche tecniche e con i propri protocolli di comunicazione, può essere difficile da gestire e appesantire gli hub e le linee internet domestiche.
La mancanza di standardizzazione può anche limitare l’interoperabilità tra dispositivi di diversi produttori, che limita l’efficacia complessiva dei sistemi IoT in casa. Fortunatamente i legislatori europei continuano a lavorare per garantire agli utenti che vengano adottati protocolli comuni da tutte le aziende produttrici di oggetti smart.