“Il nemico vi ascolta, tacete!”, recitava un vecchio manifesto del periodo bellico. Per aggiornare quell’antico monito all’epoca moderna si potrebbe dire che ad ascoltarci oggi sono gli smartphone. Ma anche le smart TV e, potenzialmente, molti altri dispositivi dotati di microfono e connessione alla Rete.
Lo smartphone ascolta le conversazioni degli utenti?
La conferma arriva dalla società americana Cox Media Group (CMG) che promuoveva il servizio “Active Listening”, cioè la capacità di identificare “conversazioni rilevanti tramite smartphone, smart TV e altri dispositivi” utilizzando l’intelligenza artificiale per consentire alle aziende locali di targettizzare gli annunci. A trovare quella pagina e a sollevare il polverone è stata la rivista 404 Media. Dopo il clamore, la pagina sul sito CMG Local Solutions è stata chiusa. Ma ormai era troppo tardi dal momento che 404 Media aveva reso noto il servizio proposto: “È vero. I tuoi dispositivi ti stanno ascoltando”, diceva l’annuncio. Con Active Listening, CMG ora può utilizzare i dati vocali per indirizzare la tua pubblicità alle persone esatte che stai cercando”.
Il funzionamento del servizio (ammesso che si tratti di verità e non di millanteria volta ad accalappiare clienti e investitori) è stato spiegato in un articolo informativo pubblicato dalla società lo scorso 28 novembre. Anche quell’articolo è poi stato cancellato. Secondo quanto scritto, la tecnologia di ascolto attivo può riprendere le conversazioni di inconsapevoli utenti per fornire agli inserzionisti locali un elenco di consumatori interessati a una serie di prodotti e servizi.
La società sponsorizzava il servizio come “L’efficienza e i tempi della pubblicità portati a un nuovo livello”.
Il telefono ascolta quello che diciamo?
Dopo la scoperta di 404 Media, Cox Media Group ha precisato che le sue aziende “non ascoltano alcuna conversazione, ma hanno accesso ad un set di dati aggregati, anonimizzati e completamente crittografati di terze parti che possono essere utilizzati per il posizionamento di annunci pubblicitari”. In pratica, secondo la società, l’accesso di CMG Local Solutions ai dati pubblicitari basati sulla voce viene raccolto da piattaforme e dispositivi di terze parti “secondo i termini e le condizioni forniti da tali app e accettati dai loro utenti”.
Dunque Cox Media Group nega che lo smartphone, e gli altri device smart, possano ascoltare gli utenti indiscriminatamente, ma ammette che gli utenti vengano ascoltati quando utilizzano determinate app. Resta poi da definire la zona grigia: cosa accade quando una app non viene utilizzata ma rimane attiva in background, magari mentre il cellulare è poggiato sul comodino di un inconsapevole utente?
In un articolo, poi cancellato, CMG Local Solutions scriveva così: “La risposta breve è: sì. È legale che telefoni e dispositivi ti ascoltino. Quando il download o l’aggiornamento di una nuova app richiede ai consumatori un accordo sui termini di utilizzo di più pagine da qualche parte nelle clausole scritte in piccolo, l’ascolto attivo è spesso incluso”. Nell’articolo, CMG Local Solutions ha affermato di lavorare fianco a fianco con Amazon, Microsoft e Google come partner pubblicitari.
La risposta delle Big Tech
404 Media ha così interpellato le aziende tirate in ballo. Google ha dichiarato che a partire da Android 11 le app non possono accedere al microfono o alla fotocamera mentre sono in esecuzione in background. Amazon ha spiegato che Alexa non ascolta i suoi utenti “perché non condividiamo le registrazioni vocali con terze parti”. Apple sostiene che nessuna app può accedere al microfono o alla fotocamera. Microsoft al momento non ha risposto.