Digital Market Act, per una Europa adatta all’era digitale

La stessa Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha auspicato una “Europa adatta all’era digitale”.

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

La governance del mondo digitale, per l’UE, è diventata una priorità. Il desiderio di rappresentare un punto di riferimento globale ha avuto inizio con il GDPR e sta proseguendo a ritmo serrato nella sua realizzazione con una serie di regolamentazioni, che riguardano l’ecosistema digitale, definendosi, così, una strategia articolata in atti legislativi tra di loro connessi.

La legislazione europea vuole evolversi seguendo il rapido e diffuso sviluppo dei servizi digitali, che caratterizzano la quotidianità dei cittadini e che determinano notevoli vantaggi aiutando il mercato dell’UE a diventare sempre più efficiente, offrendo, nuove opportunità di espansione e accesso a nuovi mercati.

La stessa Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha auspicato una “Europa adatta all’era digitale”.

Sono una chiara manifestazione di quanto appena premesso il Digital Services Act e il Digital Markets Act, che mirano a creare uno spazio digitale dove trovano protezione i diritti fondamentali degli utenti e dove si stabiliscono condizioni di parità per promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo che a livello globale.

Digital Market Act, cos’è

Mentre il Digital Services Act (DSA) “fisserà nuovi obblighi e responsabilità per gli intermediari digitali, e soprattutto per le piattaforme online, riguardo ai contenuti che essi ospitano, ovunque si trovino nell’UE. Legislazioni settoriali nazionali o europee potranno inserirsi in questo quadro orizzontale, in particolare per definire quali sono i contenuti illegali, come l’incitamento all’odio o alla violenza, il terrorismo, la pornografia infantile o la vendita di prodotti illegali o contraffatti, nonché eventuali rimedi specifici”, il Digital Markets Act (DMA) “si occuperà in modo più specifico dei comportamenti delle aziende che hanno assunto una rilevanza sistemica. Dimensioni maggiori significano responsabilità maggiori. I gatekeeper digitali dovranno rispettare una serie di obblighi ben definiti che mirano a evitare comportamenti sleali”.

Con riferimento al Digital Markets Act, nel corso di un trilogo di quasi 8 ore tra Parlamento, Consiglio e Commissione, il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo sul testo “definitivo” del DMA, che, comunque non ha ancora concluso il suo iter legislativo.

Il DMA, strumento normativo ex ante, non dovrebbe più subire modificazioni e quando approvato sarà direttamente applicabile in tutti i Paesi dell’Unione europea, tenendo conto che:

  • i maggiori servizi di messaggistica come Whatsapp, Facebook Messenger o iMessage dovranno aprirsi e interagire con piattaforme di messaggistica più piccole, su loro richiesta, garantendo misure di interoperabilità. Gli utenti di piccole o grandi piattaforme in questo modo saranno in grado di scambiare messaggi, inviare file o effettuare videochiamate tra le applicazioni di messaggistica, dando loro così più scelta;
  • sarà possibile avere e pagare app senza bisogno di passare dagli store Google e Apple;
  • per quanto riguarda l’obbligo di interoperabilità per i social network, si e’ convenuto che tali disposizioni di interoperabilità saranno valutate in futuro;
  • vigerà il divieto di preinstallare software sui dispositivi, affermando il diritto degli utenti di scegliere prodotti alternativi;
  • i gatekeeper non potranno promuovere i loro prodotti o servizi a svantaggio dei concorrenti. Non potranno, inoltre, riutilizzare i dati raccolti in un servizio per un servizio diverso, dare ai venditori l’accesso ai loro dati di prestazione marketing o pubblicitaria sulla piattaforma, obbligare gli sviluppatori ad utilizzare il sistema di pagamento proprietario;
  • gli sviluppatori di software potranno rendere disponibili i loro prodotti senza obbligatoriamente doverli vendere attraverso gli store dei gatekeeper;
  • gli sviluppatori di software dovranno poter accedere alle funzionalità supplementari negli smartphone;
  • la Commissione svolgerà indagini di mercato e avrà la possibilità di sanzionare comportamenti non conformi, includendo divieti e restrizioni di specifiche pratiche commerciali inserite in black list e rimedi da applicarsi case by case nei confronti delle Large Online Platform;
  • la Commissione può infliggere ai gatekeeper ammende fino al 10% del fatturato totale a livello mondiale nell’esercizio precedente e al 20% in caso di violazioni ripetute. In caso di infrazioni sistematiche, la Commissione può vietare loro di acquisire altre società per un certo periodo di tempo;
  • I gatekeeper saranno individuate sulla base di indicatori ben precisi.

Chi sono i gatekeeper, LoPs e SME

I “gatekeeper” sono gli “intermediari” tra chi accede ad Internet e chi offre contenuti nella rete.

Il DMA, già nella stesura iniziale del testo, teneva conto di elementi qualitativi e quantitativi e sulla base di questi definiva come gatekeeper tutte quelle aziende con un fatturato di almeno 6,5 miliardi di euro, o con una capitalizzazione di mercato di almeno 65 miliardi di euro. Oltre a questo, dovevano offrire i propri servizi, come motori di ricerca, social media, browser, app store, cloud, assistenti vocali, pubblicità online, ad almeno 45 milioni di utenti finali mensili e 10.000 utenti business annuali.

Il testo sul quale si è raggiunto l’accordo ha aumentato queste soglie: un turnover annuo nell’Area Economia Europea uguale o superiore a 7,5 miliardi di euro negli ultimi 3 anni, o una capitalizzazione di mercato ammontante ad almeno 75 miliardi nell’ultimo anno, con fornitura di servizi di piattaforma in almeno 3 Stati membri.

A titolo esemplificativo aziende come Apple, Google, Amazon, Microsoft e Meta sono definite Large Online Platform (LoPs) e la loro posizione di gatekeeper viene considerata presunta. Questo vuol dire che spetterà loro l’onere di dimostrare il contrario, attraverso una procedura la cui attivazione consentirà alla Commissione Europea di verificare la fondatezza della contestazione.

Accanto ai LoPs vi sono i Small and medium-sized businesses (SME), ovvero tutti i soggetti minori del mercato digitale, spesso dipendenti dai LoPs e a questi ultimi vincolati, anche in termini contrattualistici

Fra gli obiettivi del DMA rientra anche la tutela degli SME, ai quali sarà data la possibilità di accedere al mercato digitale a condizioni più vantaggiose e paritarie, aumentando le responsabilità e gli obblighi in capo ai LoPs.

 

Next step

Molti esperti temono una eccessiva complessità di quanto contenuto nel DMA e se, proprio per superare l’inefficacia tardiva degli interventi ex post dell’antitrust, si è optato per una regolamentazione ex ante, quest’ultima potrebbe presentare elementi di scarsa adattabilità e flessibilità rispetto al mercato di riferimento, in continuo mutamento.

Al termine dei negoziati, il relatore della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori del Parlamento, Andreas Schwab (PPE, DE), ha dichiarato:

“L’accordo inaugura una nuova era di regolamentazione tecnologica in tutto il mondo. Il Digital Markets Act pone fine al dominio sempre crescente delle aziende Big Tech. D’ora in poi, devono dimostrare che consentono anche una concorrenza leale su Internet. Le nuove regole contribuiranno a far rispettare questo principio di base. L’Europa garantisce così una maggiore concorrenza, più innovazione e più scelta per gli utenti. Come Parlamento europeo, abbiamo fatto in modo che il DMA produca risultati tangibili immediatamente: i consumatori avranno la scelta di utilizzare i servizi principali delle aziende Big Tech come browser, motori di ricerca o messaggistica, e tutto questo senza perdere il controllo sui propri dati. Soprattutto, la legge evita qualsiasi forma di sovraregolamentazione per le piccole imprese. Gli sviluppatori di app avranno opportunità completamente nuove, le piccole imprese avranno più accesso ai dati rilevanti per il business e il mercato della pubblicità online diventerà più giusto.”

In una dichiarazione, Apple ha affermato di essere “preoccupata” per “alcune disposizioni che creeranno inutili vulnerabilità di privacy e sicurezza per i nostri utenti, mentre altre ci vieteranno di addebitare la proprietà intellettuale in cui investiamo pesantemente”.

Dopo che il testo giuridico sarà stato messo a punto a livello tecnico e controllato da giuristi-linguisti, dovrà essere approvato sia dal Parlamento che dal Consiglio. Una volta completato questo processo, entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE e le norme si applicheranno sei mesi dopo.