Stop motori benzina-diesel, l’Unione Europea fa marcia indietro

No allo stop ai motori termici, sì alla transizione verde ma senza il dogma dell’elettrico. La Commissione trasporti (Tran) del Parlamento europeo chiede di cambiare il piano Fit-for-55.

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Paolo Viganò

Giornalista di attualità politico-economica

Classe 1974, giornalista professionista dal 2003, si occupa prevalentemente di politica, geopolitica e attualità economica, con diverse divagazioni in ambito sportivo e musicale.

E’ bastato cambiare i numeri di una dicitura, dal 100% al 90%, per dare ancora un futuro ai motori a combustione in Europa. Il testo del parere approvato in Commissione trasporti (Tran) del Parlamento europeo prevede che dal 2035 i veicoli di nuova immatricolazione riducano le emissioni del 90%, e non del 100% come proposto inizialmente dalla Commissione Ue. Si lascia dunque spazio al motore a combustione con carburanti alternativi e si afferma il principio di neutralità tecnologica.

Crisi energetica

Gli obiettivi di elettrificazione della mobilità elettrica erano già giudicati troppo stringenti da diversi costruttori europei, specie in relazione alle tempistiche. Trovando peraltro qualche sponda politica nei diversi Paesi dell’Unione, Italia compresa. Poi la salita dei prezzi e la crisi dei chip hanno creato ulteriori difficoltà al mondo dell’automotive, cui la guerra in Ucraina rischia ora di dare il colpo di grazia. La transizione ecologica, giocoforza, subisce un rallentamento per la crisi energetica in corso (in Italia e in altri paesi europei sono addirittura ripartite alcune centrali a carbone), svincolarsi dall’energia russa vuol dire in prima battuta differenziare, ed era evidentemente necessaria anche la revisione del piano Fit-for-55, il pacchetto studiato per ridurre le emissioni di CO2.

Neutralità tecnologica

La proposta portata in Commissione ha ricevuto 27 voti favorevoli, 14 contrari e 7 astenuti, il voto non è vincolante ma è indubbiamente un segnale che va nella direzione della neutralità tecnologica sostenuta da più parti. In seguito a questo cambio di rotta, non più verso lo zero totale di emissioni, le Case automobilistiche potrebbero continuare a investire forza lavoro, progetti e denaro nella realizzazione di auto a motore termico e ibride, anche dopo il 2035. E gli sforzi da fare, soprattutto in un momento così complicato per l’automotive, sarebbero pressoché dimezzati.

Tra i firmatari della proposta di modifica figura Massimiliano Salini, relatore Ppe del regolamento sugli standard di CO2 per auto nuove e veicoli leggeri, che ha commentato così: “Con il voto di oggi e la richiesta di modificare il pacchetto Fit-for-55, dal Parlamento Ue arriva un sussulto di realismo, un segnale importantissimo a tutela di imprese e posti di lavoro della filiera automotive: sì ad una transizione verde ambiziosa, ma l’elettrico non è l’unica via alla decarbonizzazione”.

Cosa succederà dopo il 2035

Se tutto procede quindi come l’UE ha richiesto ora, anche dopo la metà del prossimo decennio continueremo a vedere Case automobilistiche concentrate su un approccio multi-tecnologico, al contrario di quello che abbiamo creduto sino ad oggi. Sono stati – molto probabilmente – le pressioni, i disagi e le paure di molti brand del settore, insieme ai governi europei, a spingere l’Unione Europea a rivedere gli obiettivi e i provvedimenti già presi da tempo. Per questo motivo, oltre all’elettrico, continueranno a essere considerate anche altre tecnologie come i biocarburanti, l’idrogeno, i carburanti sintetici, le motorizzazioni ibride.