Autovelox distrutti tra Lombardia e Veneto: il fenomeno “Fleximan”

Sono una decina i rilevatori di velocità abbattuti con il "flex" o danneggiati nelle strade comunali e statali del Nord Italia a partire dalla scorsa estate

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

È cominciata con l’iniziativa di un vandalo seriale battezzato sui social “Fleximan”, quasi fosse un supereroe, ma adesso sarebbero diversi i soggetti che con mazze, petardi e “flex” a batteria stanno facendo piazza pulita di autovelox sulle strade del Nord Italia. Una decina i dispositivi fissi sulle Comunali o Statali danneggiati o segati in due tra Piemonte, Lombardia e Veneto, otto prima di Natale.

I raid

I raid si sono concentrati in Veneto, nella zona del Polesine, con un assalto anche all’autovelox sul Passo delle Giau, nel Bellunese, sopra Cortina, considerato tra i rilevatori di velocità più famigerati d’Italia grazie al mezzo milione di euro di multe messo a segno ogni anno.

È in questa regione che dall’estate scorsa si è registrato un crescendo di episodi di danneggiamento dei dispositivi a bordo strada, nove, spesso tra il tripudio dei cittadini. Come successo a Cadoneghe, nel Padovano, dove sulla Regionale 307 del Santo un potente petardo ha fatto fuori un autovelox osteggiato dai residenti che soltanto in un mese aveva collezionato 24mila sanzioni. Un altro impianto sulla stessa strada aveva continuato a funzionare nonostante fosse diventato bersaglio di colpi di arma da fuoco (qui abbiamo spiegato quando si può annullare una multa emessa con l’autovelox).

“Le azioni compiute da questo o questi soggetti – ha scritto sui social il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin – oltre ad essere riprovevoli a prescindere, stanno ingenerando una situazione a mio parere molto pericolosa. Fleximan sui social è diventato una sorta di ‘eroe’. Il giustiziere degli automobilisti. Basta leggere i commenti agli articoli per rendersene conto: ‘Non so chi tu sia ma meriti un monumento…disobbedienza civile…non fermarti’, ‘una medaglia a questa persona’, ‘C’è un supereroe in Veneto’. E avanti così. Centinaia di messaggi”.

“Il 5 agosto fu segato il primo velox, il bis lo abbiamo avuto la vigilia di Natale. Non ci aspettavamo una cosa simile, pericolosissima la deriva che sta prendendo la vicenda sui social” ha commentato la sindaca di Taglio del Po, Laila Marangoni.

L’ultimo autovelox distrutto è stato ritrovato sabato scorso sulla Statale Asolana, poco prima di Martignana, nel Cremonese, segato prima ancora di entrare in funzione. La stessa soluzione era già stata utilizzata alla vigilia di Natale in Piemonte quando era stato abbattuto un autovelox sulla Statale 231 nel territorio di Asti.

Le indagini

Le forze dell’ordine impegnate nelle indagini in Lombardia e in Veneto stanno passando al setaccio i video dei blitz registrati dalle telecamere di sorveglianza. “Non posso fare previsioni ma siamo al lavoro”, ha dichiarato al Corriere Edoardo Campora, comandante provinciale dei carabinieri a Rovigo

Il clima è davvero pericoloso e c’è una pesante escalation – ha affermato Luigi Altamura, comandante della Municipale di Verona e nel coordinamento delle polizie locali di Anci – perché si dimentica che, in Italia, la terza causa di incidenti gravi è la velocità. Noi cerchiamo di prevenire anche con gli autovelox”.

Di fronte a chi addita i rilevatori di velocità come strumento dei Comuni per battere cassa il comandante replica che “sbagliano perché sono installati con un decreto del prefetto che arriva solo se dimostriamo l’elevato tasso di incidentalità, in quel tratto, nel lustro precedente” (qui la stoccata del Governo ai Comuni sugli autovelox tramite le parole del ministro Salvini).

Per il cosiddetto “Fleximan” non si prospetta soltanto una sanzione amministrativa, come sostengono tanti fan sui social, “ma ci sono robusti argomenti per ritenere queste condotte punibili almeno con il reato di danneggiamento – ha spiegato Francesco Centonze, docente di diritto penale all’Università Cattolica –  che prevede sino a tre anni di carcere e non mi sorprenderebbe se le procure si orientassero in questa direzione. Inoltre, il condannato dovrà risarcire il danno causato”.