Il dibattito sugli affitti brevi continua a intensificarsi. Dopo Firenze, anche Milano interviene con norme più rigide per contenere un fenomeno che negli ultimi anni ha trasformato quartieri, comportamenti e dinamiche del mercato immobiliare. Nel mirino finiscono soprattutto le keybox, le cassette porta-chiavi utilizzate per il check-in autonomo, diventate simbolo visibile della diffusione delle locazioni turistiche. Sempre più amministrazioni locali stanno infatti valutando interventi mirati per governare un settore percepito come poco controllato e spesso in conflitto con il diritto all’abitare, l’ordine urbano e la sicurezza.
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Milano vieta le keybox: cosa cambia da gennaio 2026
Il Consiglio comunale di Milano ha approvato una delibera che vieta l’installazione delle cassette porta-chiavi su qualsiasi elemento posto su suolo pubblico: arredo urbano, segnaletica stradale, recinzioni, cancellate, pali della luce e altre strutture analoghe.
Dal 2026 non sarà più possibile utilizzare questi dispositivi. Chi non si adegua rischia una sanzione tra 100 e 400 euro, oltre alle spese di rimozione. I proprietari hanno 30 giorni di tempo per eliminare le keybox già installate.
L’amministrazione sottolinea che il provvedimento nasce da due esigenze:
- decoro urbano, perché le cassette proliferano davanti a condomìni, negozi, musei o fermate dei mezzi pubblici;
- sicurezza, perché alcune indagini hanno evidenziato che in alcuni casi venivano usate anche per attività di spaccio.
Secondo il primo firmatario della delibera, il consigliere Michele Albiani, si tratta di dispositivi “anonimi e non tracciabili”, il cui uso su spazi pubblici crea un beneficio privato senza autorizzazione.
Firenze, Roma e le altre: un clima di crescente ostilità verso gli affitti brevi
Milano non è sola. L’astio che si respira intorno agli affitti brevi è ormai evidente in molte città d’arte e centri turistici. Firenze è stata tra le prime a introdurre regole molto restrittive, con sanzioni che possono arrivare fino a 10.000 euro per ogni immobile non conforme. Anche Roma ha avviato operazioni di rimozione delle keybox nelle aree più esposte al fenomeno. Il regolamento fiorentino è un esempio delle misure che molte amministrazioni stanno valutando. Tra le principali novità introdotte nel 2025:
- superficie minima di 28 mq per avviare una locazione turistica;
- registro comunale obbligatorio e autorizzazione valida cinque anni;
- divieto di keybox e altri sistemi che eludono l’identificazione degli ospiti;
- requisiti minimi delle stanze, con 9 mq per un posto letto e 14 mq per due;
- revoca immediata dei permessi in caso di lavoro irregolare;
- multe da 1.000 a 10.000 euro;
- blocchi nelle aree Unesco, con possibilità di estensione ad altre zone monitorate.
Un impianto complesso che punta a contenere l’impatto degli affitti brevi sul mercato abitativo, sulla vivibilità dei quartieri e sull’equilibrio socio-economico delle città storiche.
Perché si rafforza il fronte anti affitti brevi
Alla base di questa nuova stagione regolatoria c’è un clima diffuso di preoccupazione. Molte amministrazioni denunciano:
- aumento dei canoni di locazione a lungo termine, resi meno accessibili ai residenti;
- sparizione di abitazioni tradizionali convertite in alloggi turistici;
- complessità nella gestione dei flussi di visitatori, soprattutto nei centri storici;
- disordine urbano legato ai check-in autonomi e agli accessori installati sui muri delle città;
- difficoltà di controllo fiscale e amministrativo.
Il risultato è un crescente attrito tra residenti, gestori di alloggi turistici e istituzioni. Da un lato c’è la richiesta di regolamentare un settore percepito come poco trasparente. Dall’altro ci sono migliaia di piccoli proprietari che vedono negli affitti brevi un’integrazione importante al reddito familiare.
L’intervento sulle keybox è quindi solo una parte di un quadro più ampio, che nei prossimi mesi potrebbe portare altre città a introdurre regole simili a quelle già attive a Firenze e Milano.