Un mese di luglio senza plastica: ecco come e perché

Eliminare completamente la plastica dalla nostra quotidianità è impossibile ma, scelte consapevoli possono limitarne il consumo in modo da rispettare l’ambiente

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La plastica ha pervaso tutti gli aspetti della vita nel XX e XXI secolo, tanto che questi secoli sono stati soprannominati l’era della plastica. Proprio in questo momento è molto probabile che diversi tipi di plastica siano a portata di mano: componenti del vostro computer o dello smartphone, fibre plastiche nei vestiti, contenitori di caffè, o per il cibo, oppure addirittura microplastiche nel sangue o nel sistema respiratorio.

È per questo che da anni è stato lanciato “Plastic Free July”, ovvero un mese di luglio senza plastica.

Che cos’è Plastic Free July

Secondo l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA), solo nel 2018 sono stati generati 35,7 milioni di tonnellate di plastica e questo numero non fa che aumentare ogni anno. Ecco perché Plastic Free July è così importante.

Plastic Free July vuole essere uno sforzo collettivo della durata di un mese per consumare poca plastica o, ancora meglio, nessuna. In un solo mese può essere sconvolgente scoprire quanta plastica è diventata parte integrante della nostra routine quotidiana. Soprattutto perché si trova in posti che non ci si aspetterebbe mai.

Sebbene vi siano fonti ovvie di plastica, come le bottiglie d’acqua monouso e le confezioni di cibo, la plastica si insinua nelle nostre vite anche in altri modi. È presente in cerotti, gomme da masticare, smalti per unghie e altro ancora, quindi non è facile eliminarla completamente dalla propria vita.

La buona notizia è che, diventando più consapevoli della presenza della plastica, si imparerà ad evitarla e/o a ridurla anche negli altri mesi dell’anno.

L’ascesa della plastica

La parola plastica è un termine generico che indica i materiali che possono essere formati e modellati sotto pressione e calore. Le plastiche moderne sono costituite da materiali chiamati polimeri. Si tratta di grandi molecole costituite da una catena di molecole più piccole, chiamate monomeri. Pensiamo alla plastica come a un materiale moderno, ma le plastiche naturali come l’ambra, la gomma, le corna degli animali, i gusci delle tartarughe e la gommalacca esistono fin dall’antichità.

Quando a metà del XIX alcuni materiali di origine animale hanno iniziato a scarseggiare, gli scienziati hanno affrontato il problema brevettando materie plastiche semisintetiche. Nel 1862, l’inventore Alexander Parkes, nato a Birmingham, brevettò la Parkesina, un sostituto economico e colorato dell’avorio e dei gusci delle tartarughe.

Nel XX secolo, la rivoluzione della plastica era già in atto. Nel 1907 il chimico belga Leo Baekeland brevettò la prima plastica completamente sintetica. La chiamò Bakelite e conteneva due sostanze chimiche: formaldeide e fenolo. La bachelite fu l’inizio di un boom di consumi che offriva prodotti altamente desiderabili ma accessibili a tutti. Il polietilene fu scoperto per caso nel 1933, dando vita a un nuovo materiale robusto, flessibile e resistente al calore. Utilizzato per la prima volta per isolare i cablaggi radar durante la Seconda Guerra Mondiale, si è fatto poi rapidamente largo anche nel consumo di massa.

Il problema della plastica

Un tempo considerata un materiale meraviglioso, oggi sappiamo che le proprietà chimiche che rendono utile la plastica hanno portato anche a un grave problema ambientale. In poche parole siamo sommersi dalla plastica ed è difficile da smaltire. La plastica impiega da centinaia a migliaia di anni per biodegradarsi.

La moderna industria della plastica trae la sua materia prima dall’industria dei combustibili fossili e contribuisce ai livelli globali di C02. Inoltre, la plastica si decompone in microparticelle che inquinano gli ecosistemi, gli oceani, l’aria e il corpo umano. I rifiuti di plastica sono talmente fuori controllo che sono state trovate tracce di microplastiche in ogni angolo della Terra e, per la prima volta, quest’anno sono state trovate anche nel sangue umano e nei polmoni.

I comportamenti per iniziare il cambiamento

Riuscire a eliminare completamente la plastica dalla nostra quotidianità è un’impresa pressoché impossibile. Esistono però decine di modi semplici per ridurre la quantità di plastica dalla nostra vita. Meno è meglio e ogni azione conta. Ecco quindi un elenco delle azioni che è possibile intraprendere:

  1. Usare contenitori di vetro o ceramica. Per ridurre la plastica in cucina, si consiglia di prediligere il vetro, non solo meno inquinante ma anche il materiale più sano per il contatto con gli alimenti. Il vetro, infatti, si può lavare e deodorare facilmente, permettendone così un riutilizzo prolungato nel tempo senza il rischio di deterioramento.
  2. Ridurre al minimo gli imballaggi e privilegiare l’acquisto di prodotti sfusi. La frutta e la verdura acquistata dalla grande distribuzione, spesso viene confezionata in vaschette di plastica oppure sacchetti, anch’essi di plastica.
  3. Il dilemma della conservazione. Un altro aspetto cruciale della cucina è la conservazione degli alimenti, che spesso implica l’utilizzo eccessivo di pellicola di plastica. Un’alternativa più sostenibile è la pellicola in cera d’api, una vera e propria svolta verso la conservazione plastic-free. I fogli in cera d’api sono utili non solo per conservare il cibo in frigo, ma anche per portare il cibo a scuola o in ufficio. Sono generalmente realizzati in cotone biologico trattato con cera d’api, olio di jojoba e resine naturali.
  4. No alle stoviglie monouso, a meno che non siano in bambù. Una festa di compleanno o una cena con molti invitati può comportare uno spreco di plastica monouso. Per evitarlo, è consigliabile usare i piatti, bicchieri e posate che si utilizzano tutti i giorni o, in alternativa, proporre soluzioni in bambù o in materiale compostabile. Inoltre, si può ridurre la plastica in cucina evitando gli attrezzi che la contengono, come i taglieri in plastica, spatole e cucchiai. Scegliere materiali di qualità, come il legno o l’acciaio, contribuisce a limitare il proprio impatto sull’ambiente.
  5. Evitare l’acqua in bottiglia di plastica. Bere acqua del rubinetto o confezionata in vetro ha un impatto positivo sull’ambiente. Con l’acqua del rubinetto, per esempio, si possono realizzare deliziose versioni di acqua aromatizzata alla frutta o acqua frizzante fatta in casa senza accumulare plastica inutile.
  6. Utilizzare varianti solide dei detergenti. Le saponette, essendo prive di acqua, hanno imballaggi ridotti rispetto ai detergenti liquidi e spesso sono confezionate con materiali riciclati o riciclabili come la carta. Il sapone solido è perfetto per detergere le mani o al posto del bagnoschiuma o altri detergenti liquidi e il suo utilizzo consente di risparmiare plastica monouso. Oltre alle saponette esistono molti altri cosmetici solidi, come shampoo, balsamo e creme viso e corpo.
  7. Spazzolino da denti sostenibile. Uno spazzolino da denti impiega più di 400 anni a decomporsi e non può essere riciclato perché composto da differenti tipi di plastiche. Lo spazzolino da denti va sostituito ogni tre mesi circa, creando molta plastica che finisce nell’ambiente inquinandolo. Al giorno d’oggi è possibile lavarsi i denti in modo sostenibile con soluzioni green che rispettano l‘ambiente, come la variante in bambù, un materiale molto resistente, ecologico e naturalmente antibatterico.
  8. Assorbenti e tamponi ecologici. Anche assorbenti e tamponi contengono parti in plastica e non possono essere riciclati. Per ridurre la plastica si possono scegliere assorbenti e tamponi ecologici, prodotti in cotone, bambù o altri materiali traspiranti. In alternativa, per un ciclo plastic free, si può valutare l’acquisto della coppetta mestruale, ecologica, durevole e molto più economica rispetto agli assorbenti usa e getta, in quanto il piccolo investimento iniziale viene ammortizzato per la durata della coppetta che è di circa dieci anni.