Spagna, le spiagge della Galizia sono invase da milioni di pallini di plastica

Il disastro ecologico è iniziato l'8 dicembre, quando la nave Maersk Toconao ha perso 6 container che contenevano circa 100 tonnellate di pellet di plastica

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Le maree nere, disastri ecologici causati dal rilascio di grandi quantità di petrolio in mare, sono familiari al mondo. Tuttavia, le maree bianche, altrettanto preoccupanti, stanno diventando sempre più frequenti. Attualmente, una marea bianca sta colpendo le coste della Galizia, nel nord-ovest della Spagna.

A partire dalla metà di dicembre, milioni di piccole sfere di plastica bianca, chiamate pellet, hanno invaso le spiagge galiziane, generando allarme tra le organizzazioni ambientaliste che richiedono un intervento immediato da parte delle autorità.

Già dal 13 dicembre, decine di sacchi contenenti pellet, ciascuno di circa 15 chilogrammi, hanno iniziato a comparire nella regione delle Rias Baixas, principalmente nell’estuario di Muros e Noia. Nel corso delle ultime ore, queste sacche hanno raggiunto anche le spiagge più a nord e più a sud della zona. Molti di essi si sono aperti, disperdendo le piccole sfere sulla sabbia, sulle rocce e nell’acqua.

La Devastazione dei Pellet di Plastica

Come spiega Greenpeace, le prime segnalazioni di questo disastro sono giunte il 13 dicembre, quando “i primi sacchi hanno cominciato a invadere le rive del complesso delle Dune di Corrubedo, a Ribeira, e in altri punti dell’estuario di Muros-Noia”. Nei giorni successivi, sempre più consigli comunali e organizzazioni ecologiste hanno iniziato a richiamare l’attenzione sull’accaduto. Solo il 4 gennaio, è arrivata la conferma dell’entità di questo disastro ecologico, quando l’avvocato della Bedeko Europe ha stimato il contenuto del container: un migliaio di sacchi di pellet. Con 25 kg in ogni sacco, ci troviamo di fronte a una fuoriuscita totale di 25.000 kg di granuli di plastica, una quantità in grado di inquinare tutta la costa, dall’estuario di Vigo fino ad alcuni punti delle Asturie, con un impatto particolarmente rilevante sulle Rías Baixas e sulla Costa da Mortez.

Marea bianca in Galizia: le spiagge invase dai pellet di plastica

Detti “pellet” o “nurdles“, piccole sfere inferiori ai 5 millimetri ciascuna, costituiscono la materia prima dell’industria della plastica. Prodotte in quantità colossali, vengono confezionate e spedite in tutto il mondo, destinati a essere fusi e utilizzati per la creazione di una vasta gamma di oggetti d’uso quotidiano, dalle bottiglie di plastica alle automobili.

I pellet che si sono riversati sulle spiagge spagnole provengono da un container caduto in mare a dicembre al largo della costa del Portogallo. Il trasporto era gestito da una nave noleggiata dalla nota azienda danese di trasporti, Maersk, mentre i pellet erano originari dell’azienda polacca Bedeko Europe. Attualmente, in Spagna, le sfide significative legate alle operazioni di pulizia e rimozione stanno scatenando accese polemiche tra governo, amministrazione locale e organizzazioni ecologiste.

Marea di microplastiche invade le coste della Galizia

Le particelle di plastica, di dimensioni simili a quelle di una lenticchia, sono state trovate su circa 20 spiagge, in un raggio di 80 chilometri. “L’inquinamento da microplastiche è un grave problema ambientale”, ha dichiarato Madison Hourihan, insegnante di surf e inglese a Noia e membro dell’associazione ambientalista locale Noia Limpa. “Queste particelle possono essere ingerite da pesci e altri animali marini, e possono finire anche nella nostra catena alimentare”.

Secondo Hourihan, la plastica sta continuando a diffondersi, e si sta già iniziando a vedere anche sulla costa portoghese. “Se si guarda nella sabbia, in un metro quadrato si possono trovare fino a 500 pellet“, ha detto.

Allarme plastica sulle coste galiziane

La Guardia Civil e l’azienda responsabile sono intervenute dopo la segnalazione di Noia Limpa, che ha scoperto per prima i sacchetti di plastica che galleggiavano in mare. Si tratta di circa 60 sacchi interi, ma il problema più grave sono i pellet di plastica che si sono dispersi nella sabbia, rendendo difficile la loro raccolta. Le maree e le piogge hanno aggravato la situazione, mettendo a rischio l’ecosistema marino.

Ambientalisti e cittadini si mobilitano per ripulire le spiagge dalle microplastiche

Gli ambientalisti e i cittadini della Galizia si stanno mobilitando per ripulire le spiagge dalla marea di granelli di plastica che ha invaso le coste della regione.

L’associazione Noia Limpa, che ha lanciato l’allarme sull’inquinamento, aggiorna quotidianamente i dati sul monitoraggio della costa. I membri dell’associazione chiedono che il trasporto delle microplastiche sia regolamentato e che vengano creati dei protocolli in caso di fuoriuscita, come già esiste per le fuoriuscite di petrolio greggio.

L’ong Adega ha esortato per giorni il governo regionale e il Dipartimento costiero della Galizia, che dipende dal governo centrale, ad attivare urgentemente un piano di emergenza per l’inquinamento marino accidentale. Gli ambientalisti rimproverano infatti che, nonostante il primo allarme pubblico risalga alla metà di dicembre, “né la Xunta né il Governo stanno facendo nulla per controllare l’impatto di questa fuoriuscita, individuare i punti di contaminazione o procedere alla rimozione delle microplastiche”.

Galizia: innalzato il livello di allerta per l’inquinamento da microplastiche

Solo il 5 gennaio scorso, il governo della Galizia (la Xunta) ha attivato un protocollo di emergenza per l’inquinamento marino. Dopo giorni di controversie tra l’esecutivo regionale e quello centrale, entrambi accusandosi reciprocamente di inazione, il governo galiziano guidato dal popolare Alfonso Rueda ha annunciato martedì l’innalzamento dell’allerta al livello 2, consentendo l’intervento dell’esecutivo statale.

La decisione del presidente popolare è giunta poche ore dopo quella del governo delle Asturie, che  ha chiesto l’intervento dell’esecutivo centrale dopo aver individuato lo stesso materiale in alcune spiagge della regione. Anche la Cantabria si è unita alle richieste. Il governo dei Paesi Baschi ha attivato martedì un protocollo di emergenza nel caso in cui questo materiale dovesse avvicinarsi alle coste regionali.

Nonostante la pressione del governo centrale, Rueda aveva inizialmente respinto la possibilità di innalzare il livello di allerta, almeno fino a quando non avesse ricevuto ulteriori informazioni sulla dimensione e sulla gravità del problema. L’insistenza dell’esecutivo di Pedro Sánchez è stata interpretata dal governatore popolare come un tentativo di strumentalizzare questo problema ambientale per motivi elettorali. La Galizia, infatti, si prepara a votare il nuovo governo regionale fra poco più di un mese, il prossimo 18 febbraio.

Maree bianche: un problema difficile da risolvere

Il problema principale legato ai pellet, risiede nella loro difficoltà di completa rimozione una volta dispersi nell’ambiente, un evento che si verifica con notevole frequenza. Secondo la Plastic Soup Foundation, un’associazione impegnata nel monitorare la diffusione di questi microplastiche, solo nell’Unione Europea, ben 23 miliardi di pellet finiscono ogni anno nell’ambiente.

È raro, tuttavia, trovarne una quantità così ingente tutte insieme, specialmente sulla terraferma. L’ultimo caso risale al 2021 nello Sri Lanka, quando una nave mercantile, coinvolta in un incendio al largo della costa, riversò quasi 1.700 tonnellate di pellet nell’acqua, accompagnate da numerosi altri agenti inquinanti tossici. Questo evento causò uno dei peggiori disastri ambientali nella storia del paese.

Il caso delle maree bianche in Spagna è un nuovo esempio di quanto sia urgente trovare soluzioni per ridurre l’inquinamento da plastica e migliorare la gestione dei rifiuti.

Pellet di plastica: una minaccia per l’ambiente e la salute

Materia prima essenziale per la produzione di oggetti di plastica d’uso quotidiano, come giocattoli, utensili da cucina e bottiglie, i pellet costituiscono una grave minaccia per pesci, uccelli e tartarughe marine, che spesso li ingeriscono erroneamente pensando siano cibo. Queste microplastiche, contenenti additivi chimici dannosi, generano inquinamento diffuso negli ecosistemi.

Gli ambientalisti sottolineano che non è la prima volta che tali palline di plastica si arenano sulle spiagge, evidenziando che la perdita di questo materiale durante il trasporto, via mare o via terra, è un problema ricorrente a livello globale.

Le organizzazioni non governative chiedono una regolamentazione urgente su questo problema, poiché al momento le navi non sono obbligate a segnalare la perdita del carico e le aziende responsabili non sono tenute a sostenere i costi della bonifica, lasciando questa responsabilità ai cittadini o alle autorità locali.

Il Parlamento europeo ha previsto di esaminare una proposta per regolamentare il settore dei pellet di plastica a partire da aprile, ma al momento sembra che il trasporto marittimo non sia incluso nelle considerazioni.

I granuli di plastica, un problema sottovalutato

Nella sola Unione Europea si stima che ogni anno oltre 160 mila tonnellate di pellet di plastica vengano scaricate nell’ambiente, equivalenti in peso a circa 20 torri Eiffel. Un problema comune anche alle aree costiere su cui insistono impianti petrolchimici, come successo in Italia sulle coste di Brindisi nel luglio del 2022.

Ma quello dei granuli è solo una minima parte del problema: se consideriamo tutte le tipologie di plastica, la quantità che finisce negli oceani può raggiungere 12 milioni di tonnellate.

Anche se non conosciamo nel dettaglio le conseguenze di questo disastro, numerosi studi e ricerche mostrano gli impatti negativi di plastiche e microplastiche sulla salute umana e su quella degli ecosistemi durante tutto il ciclo di vita di questo materiale.

La Commissione Europea sottolinea che l’esposizione alle microplastiche negli studi di laboratorio è stata collegata a una serie di effetti negativi sugli organismi viventi, tra cui:

  • Infiammazione
  • Lesioni cellulari
  • Alterazioni del sistema endocrino
  • Problemi di riproduzione

È probabile che le microplastiche siano tossiche anche per l’uomo, ma sono necessarie ulteriori ricerche per confermarlo.

In conclusione, i granuli di plastica sono un problema sottovalutato che ha un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute umana. È necessario adottare misure per ridurre la produzione e lo smaltimento di questa forma di plastica.

Disastro ambientale in Galizia: è tempo di un trattato globale sulla plastica

Il disastro ambientale che sta colpendo la Galizia, è un chiaro segnale di quanto sia urgente intervenire per ridurre la produzione di plastica. Milioni di granuli di plastica sono stati sversati in mare e hanno raggiunto le spiagge, trasportati dalle correnti dell’Atlantico.

Questa marea di plastica avrà un impatto devastante sugli organismi marini, dai pesci agli uccelli. I granuli di plastica possono essere ingeriti dagli animali, causando soffocamento, lesioni intestinali o addirittura la morte. Possono anche accumularsi nel loro corpo, causando problemi di salute cronici.

Questo incidente sottolinea ancora una volta che non possiamo più permetterci di mettere a rischio la salute del mare e degli animali che lo popolano. È arrivato il momento di dotarsi di un trattato globale sulla plastica, legalmente vincolante con regole comuni in tutto il mondo, che riduca drasticamente la produzione.

Il WWF chiede interventi urgenti

Il WWF Spagna sta monitorando la situazione e attende di conoscere la composizione chimica dei materiali dispersi, che potrebbero avere effetti nocivi sull’ambiente e sulla fauna marina. Il problema della plastica, infatti, non riguarda solo gli animali che la ingeriscono, ma anche noi esseri umani, che ne assumiamo in media 5 grammi a settimana. Il WWF Spagna chiede alle autorità di intervenire con urgenza e di accertare le responsabilità di questo disastro ambientale, che è anche il frutto della combinazione tra due flagelli del nostro tempo: la produzione di plastica e il cambiamento climatico.

Inchiesta della procura spagnola sul disastro ecologico

L’8 gennaio è stata avviata un’indagine dall’unità specializzata in questioni ambientali della procura generale dello stato spagnola riguardo allo smaltimento di pellet. L’obiettivo è quello di valutare l’entità della dispersione e la sua provenienza, al fine di stabilire se ci possano essere conseguenze legali.

Le coste della Galizia sono state devastate già nel 2002 dalla marea nera causata dall’incidente della petroliera Prestige.

Incertezza sulla composizione della plastica sversata in Galizia

Nonostante sia passato quasi un mese dallo sversamento di pellet di plastica in Galizia, non si conosce ancora la composizione chimica dei materiali plastici, che potrebbero avere gravi effetti sulle catene alimentari marine. Bedeko Europe, l’azienda produttrice della plastica, non ha fornito le schede tecniche del prodotto e ha addossato la colpa alla Maersk, la compagnia di navigazione responsabile del trasporto. I pellet di plastica, inoltre, potrebbero degradarsi in microplastiche ancora più dannose, che assorbono altri inquinanti presenti nell’acqua.

La plastica dispersa in mare era destinata al settore alimentare: la Maersk si difende

La Maersk, la compagnia di navigazione responsabile del trasporto dei container che hanno perso migliaia di sacchi di pellet di plastica in mare, ha affermato che si trattava di una plastica di alta qualità, usata per produrre imballaggi per cibo e bottiglie d’acqua. La Maersk ha inoltre precisato che la nave coinvolta nell’incidente, era una nave charter e non faceva parte della sua flotta. La Toconao era in rotta da Algeciras a Rotterdam quando è stata colpita da una tempesta. Questo non è il primo caso di perdita di container da parte della Maersk: poco prima di Natale, la Maersk Mayview ha perso 46 container di vari prodotti vicino alle coste della Danimarca.