Sostenibilità aziendale, diritti umani e ambiente al centro della due diligence

Le imprese europee, leader mondiali in termini di risultati di sostenibilità, si impegnano a rispettare i diritti umani e a ridurre il proprio impatto sul pianeta.

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Le imprese europee, leader mondiali in termini di risultati di sostenibilità, si impegnano a rispettare i diritti umani e a ridurre il proprio impatto sul pianeta. Tuttavia, è evidente che l’integrazione della sostenibilità, e in particolare della due diligence in materia di diritti umani e ambiente nei processi di governo societario, procede a rilento.

La due diligence nella catena del valore

Già a marzo 2021 il Parlamento europeo aveva invitato la Commissione a presentare una proposta legislativa sulla due diligence nella catena del valore. Analogamente, nelle sue conclusioni del 3 dicembre 2020, il Consiglio aveva esortato la Commissione a presentare una proposta relativa a un quadro giuridico dell’UE in materia di governo societario sostenibile, che comprenda obblighi intersettoriali in materia di due diligence delle imprese lungo le catene di approvvigionamento mondiali.

A febbraio 2023 la Commissione europea ha adottato la proposta di direttiva sulla due diligence delle imprese ai fini della sostenibilità, promuovendo un comportamento sostenibile e responsabile da parte delle imprese.

Le imprese, che svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione di economie e società sostenibili, dovranno individuare e, se necessario, evitare, far cessare o attenuare gli effetti negativi delle loro attività sui diritti umani, come il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori, e sull’ambiente, come l’inquinamento e la perdita di biodiversità, offrendo, da un lato, alle imprese certezza giuridica e parità di condizioni e, dall’altro, garantendo maggiore trasparenza a consumatori e investitori.

Alcuni Stati membri hanno già introdotto norme nazionali in materia di due diligence e alcune imprese hanno adottato misure di propria iniziativa. Serve, però, un miglioramento di portata più ampia e omogenea, difficile da realizzare con un’azione volontaria.

Questa proposta stabilisce una due diligence in materia di sostenibilità per le imprese, che avranno l’obbligo di affrontare l’impatto negativo sui diritti umani e sull’ambiente.

Dove verranno applicate le nuove norme sulla due diligence

Le nuove norme sulla due diligence si applicheranno alle imprese e ai seguenti settori:

  • Imprese dell’UE:
    • Gruppo 1: tutte le società a responsabilità limitata dell’UE di dimensioni e potere economico importanti (con oltre 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale che supera i 150 milioni di EUR);
    • Gruppo 2: altre società a responsabilità limitata che operano in determinati settori a impatto elevato, non raggiungono entrambe le soglie del gruppo 1, ma hanno più di 250 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale pari o superiore a 40 milioni di EUR. Per queste società, le norme inizieranno ad applicarsi due anni dopo rispetto al gruppo 1
  • Imprese di paesi terzi attive nell’UE con una soglia del fatturato generato nell’UE in linea con i gruppi 1 e 2.

Le piccole e medie imprese (PMI) non rientrano direttamente nel campo di applicazione della proposta.

Cosa devono fare le imprese

La proposta si applica alle operazioni delle società stesse, alle loro controllate e alle loro catene del valore (rapporti commerciali diretti e indiretti consolidati). Al fine di rispettare l’obbligo di due diligence, le imprese devono:

  • integrare la due diligence nelle politiche aziendali;
  • individuare gli effetti negativi reali o potenziali sui diritti umani e sull’ambiente;
  • prevenire o attenuare gli effetti potenziali;
  • porre fine o ridurre al minimo gli effetti reali;
  • istituire e mantenere una procedura di denuncia;
  • monitorare l’efficacia delle politiche e delle misure di due diligence;
  • e dar conto pubblicamente della due diligence.

Più concretamente, ciò significa tutelare i diritti umani previsti dalle convenzioni internazionali in modo più efficace.

Analogamente questa proposta contribuirà a evitare effetti negativi sull’ambiente in contrasto con le principali convenzioni ambientali. Le imprese che rientrano nell’ambito di applicazione della proposta dovranno adottare misure adeguate (“obbligatorietà dei mezzi”), tenendo conto della gravità e della probabilità dei diversi effetti, delle misure a disposizione in circostanze specifiche e della necessità di definire le priorità.

Controlli e sanzioni

Le autorità amministrative nazionali designate dagli Stati membri saranno responsabili del controllo di queste nuove norme e potranno imporre sanzioni in caso di inosservanza, mentre le vittime avranno la possibilità di intentare azioni legali per il risarcimento dei danni che avrebbero potuto essere evitati con adeguate misure di due diligence.

Le imprese del Gruppo 1, inoltre, devono disporre di un piano per garantire che la loro strategia commerciale sia compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 °C, in linea con l’Accordo di Parigi.

Il ruolo degli amministratori

Per garantire che la due diligence diventi parte del funzionamento complessivo delle imprese è necessario coinvolgere gli amministratori. Per questo motivo la proposta introduce anche l’obbligo per questi ultimi di istituire e controllare l’attuazione della due diligence e di integrarla nella strategia aziendale.

Nell’adempimento del loro obbligo di agire nel migliore interesse dell’impresa, gli amministratori devono tenere conto dei diritti umani, dei cambiamenti climatici e delle conseguenze ambientali delle loro decisioni. Se gli amministratori godono di una remunerazione variabile, saranno incentivati a contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici legando la loro remunerazione alla realizzazione del piano aziendale.

Misure di accompagnamento per le imprese

La proposta comprende anche misure di accompagnamento a sostegno di tutte le imprese, PMI incluse, che potrebbero essere indirettamente interessate. Tra queste vi sono lo sviluppo, individuale o congiunto, di siti web, piattaforme o portali dedicati e il potenziale sostegno finanziario alle PMI.

Per offrire sostegno alle imprese, la Commissione può adottare orientamenti, anche relativi alle clausole contrattuali tipo.

La Commissione può, inoltre, integrare il sostegno fornito dagli Stati membri con nuove misure che possono comprendere l’assistenza alle imprese in paesi terzi.

L’obiettivo della proposta è garantire che l’Unione, tanto il suo settore pubblico che quello privato, agisca sulla scena internazionale nel pieno rispetto dei suoi impegni in materia di protezione dei diritti umani e promozione dello sviluppo sostenibile, nonché nel rispetto delle norme commerciali internazionali.

Nell’ambito del pacchetto “Economia giusta e sostenibile”, la Commissione ha presentato anche una comunicazione sul lavoro dignitoso in tutto il mondo, in cui definisce le politiche interne ed esterne che l’UE introduce per realizzare l’obiettivo di un lavoro dignitoso in tutto il mondo, ponendolo al centro di una ripresa inclusiva, sostenibile e resiliente dalla pandemia.

La comunicazione sul lavoro dignitoso in tutto il mondo

Il 23 febbraio 2023 la Commissione, inoltre, ha presentato la “Comunicazione sul lavoro dignitoso in tutto il mondo”, nella quale ribadisce l’impegno dell’UE a favore di un lavoro dignitoso sia all’interno dei confini europei, che nel resto del mondo, ponendo al centro del suo impegno l’eliminazione del lavoro minorile e del lavoro forzato.

Secondo i dati più recenti il lavoro dignitoso non è ancora una realtà per molte persone nel mondo e resta ancora tanto da fare.

160 milioni di bambini, uno su dieci a livello mondiale, sono vittime del lavoro minorile e 25 milioni di persone si trovano in una situazione di lavoro forzato.

L’UE promuove il lavoro dignitoso in tutti i settori e ambiti strategici, in linea con un approccio globale rivolto ai lavoratori nei mercati nazionali, nei paesi terzi e lungo le catene di approvvigionamento globali.

Con questa comunicazione definisce le politiche interne ed esterne dell’UE per realizzare l’obiettivo del lavoro dignitoso in tutto il mondo, fulcro nodale di una ripresa inclusiva, sostenibile e resiliente dalla Pandemia.

L’UE ha già intrapreso azioni per promuovere il lavoro dignitoso su scala mondiale, contribuendo al miglioramento della vita delle persone in tutto il mondo.

Se il numero di minori vittime del lavoro minorile è diminuito significativamente a livello mondiale, passando da 245,5 milioni nel 2000 a 151,6 milioni nel 2016, il numero di minori costretti a lavorare è aumentato di oltre 8 milioni tra il 2016 e il 2020, invertendo la precedente tendenza positiva.

La pandemia mondiale di COVID-19 e le trasformazioni nel mondo del lavoro, indotte anche dai progressi tecnologici, dalla crisi climatica, dai cambiamenti demografici e dalla globalizzazione, possono avere ripercussioni sulle norme del lavoro e sulla protezione dei lavoratori.

Il concetto universale del lavoro dignitoso

L’UE rafforzerà le sue azioni basandosi sui quattro elementi del concetto universale del lavoro dignitoso sviluppato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e integrato negli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (ONU).

Tali elementi sono:

  1. la promozione dell’occupazione;
  2. le norme e i diritti sul lavoro, tra cui l’eliminazione del lavoro forzato e del lavoro minorile;
  3. la protezione sociale;
  4. il dialogo sociale e il tripartitismo. La parità di genere e la non discriminazione sono questioni trasversali in questi obiettivi.

La Commissione Affari legali del Parlamento europeo approva nuove regole

Tenuto conto di queste premesse, la Legal Affairs Committee, in seno al Parlamento europeo, ha, pochi giorni fa, approvato nuove regole per integrare i diritti umani e l’impatto ambientale nella governance delle imprese.

Con 19 voti, 3 contrari e 3 astensioni, i deputati della commissione giuridica hanno adottato la loro posizione sulla cosiddetta due diligence per la sostenibilità delle imprese.

Le imprese sarebbero obbligate a individuare, e se necessario a prevenire, porre fine o attenuare l’impatto negativo delle loro attività, compreso quello dei loro partner commerciali, sui diritti umani e l’ambiente. Ciò include il lavoro minorile, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità.

Un maggior numero di imprese è responsabile dell’impatto sui diritti umani e sull’ambiente

Secondo i deputati, inoltre, le imprese dovrebbero valutare i loro partner nella catena del valore quando effettuano la loro “due diligence”. Ciò dovrebbe includere non solo i fornitori, ma anche le attività legate alla vendita, alla distribuzione e al trasporto.

L’impatto negativo dovrebbe essere attenuato e rimediato adattando il modello aziendale dell’impresa, fornendo sostegno alle PMI o chiedendo garanzie contrattuali.

I deputati hanno esteso l’applicazione delle nuove norme, rispetto alla proposta della Commissione, alle società con sede nell’UE con più di 250 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 40 milioni di euro, così come le società madri oltre 500 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 150 milioni di euro.

Le regole si applicherebbero anche alle società non comunitarie con un fatturato superiore a 150 milioni di euro se almeno 40 milioni fossero generati nell’UE.

Vigilanza, sanzioni e orientamenti dettagliati

Le imprese non conformi dovrebbero essere responsabili dei danni e i governi dell’UE istituirebbero autorità di vigilanza con il potere di imporre sanzioni.

I deputati chiedono che le sanzioni siano pari almeno al 5% del fatturato netto mondiale e che le imprese dei paesi terzi non conformi siano escluse dagli appalti pubblici.

Per facilitare la conformità, gli Stati membri istituirebbero un helpdesk nazionale e la Commissione preparerebbe linee guida dettagliate.

Comunicazione e lotta ai cambiamenti climatici

Secondo il testo adottato, le aziende dovrebbero impegnarsi con le persone colpite dalle loro azioni, compresi i difensori dei diritti umani e gli attivisti ambientali, introdurre un meccanismo di reclamo e monitorare l’efficacia della loro politica di due diligence.

Per contribuire a combattere il cambiamento climatico, tutti i dirigenti d’impresa sarebbero obbligati ad attuare un piano di transizione compatibile con un limite di riscaldamento globale di 1,5 C.

Gli amministratori di società con oltre 1000 dipendenti saranno direttamente responsabili di questo passo, che a sua volta influenzerà le parti variabili della loro paga, come i bonus.

Una volta che il Parlamento avrà adottato il suo mandato in plenaria, potranno iniziare i negoziati con il Consiglio sul testo finale della legislazione. Secondo la proposta della commissione, i nuovi obblighi si applicherebbero dopo 3 o 4 anni a seconda delle dimensioni e del fatturato dell’azienda.