Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al testo unico per la semplificazione degli iter amministrativi degli impianti di energia green, dei sistemi di accumulo e delle opere collegate. Questo provvedimento, approvato in via preliminare, è il risultato di un lavoro congiunto tra tre ministeri: Ambiente, Pubblica amministrazione e Riforme. L’obiettivo principale di questo testo unico è quello di rispondere agli impegni stabiliti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
Fino ad oggi, il quadro normativo per lo sviluppo delle fonti green era estremamente frammentato e complesso. Il nuovo testo unico mira a semplificare questo scenario, riducendo i percorsi amministrativi a tre principali categorie: attività libera, procedura abilitativa semplificata (Pas) e autorizzazione unica. Questa semplificazione dovrebbe facilitare notevolmente il processo di autorizzazione e sviluppo degli impianti di energia rinnovabile.
Tuttavia, nonostante i passi avanti compiuti, alcune associazioni rappresentative del settore, come Elettricità Futura, hanno espresso perplessità durante la fase di elaborazione del provvedimento. Le critiche si concentrano principalmente sull’introduzione di nuovi paletti e requisiti autorizzativi in alcuni casi in cui, fino ad ora, non erano necessarie ulteriori autorizzazioni. Queste preoccupazioni riflettono la necessità di un equilibrio tra la semplificazione burocratica e la garanzia di standard elevati per lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili.
Il testo unico rappresenta un passo significativo verso la modernizzazione e la semplificazione del settore delle energie rinnovabili in Italia. Tuttavia, sarà fondamentale ascoltare e considerare le osservazioni degli operatori del settore per assicurare che il provvedimento possa effettivamente facilitare lo sviluppo delle fonti green senza introdurre nuovi ostacoli burocratici.
Indice
Il nuovo provvedimento semplifica gli iter amministrativi per gli impianti di energia green: ecco i dettagli
Il nuovo provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri introduce diverse novità significative per semplificare le procedure amministrative nel settore delle energie rinnovabili. Il primo binario introdotto è quello dell’attività libera, che si applica a una vasta gamma di impianti di energia rinnovabile. Questo binario è particolarmente rilevante per gli impianti solari con una potenza inferiore ai 10 megawatt. Tali impianti non devono comportare modifiche significative alla struttura su cui sono installati né occupare ulteriore suolo oltre a quello della copertura su cui sono realizzati. Inoltre, questo binario si applica anche alle modifiche di impianti esistenti, come il potenziamento o il rifacimento.
Per questa tipologia di interventi, non sono richiesti atti di assenso o dichiarazioni, a meno che non siano presenti vincoli paesaggistici. Questo rappresenta un notevole passo avanti nella semplificazione degli iter burocratici, permettendo agli operatori del settore di procedere con maggiore rapidità ed efficienza. Tuttavia, è proprio su questo punto che si sono concentrate le critiche degli operatori delle rinnovabili.
Gli operatori del settore hanno espresso preoccupazioni riguardo alla gestione dei vincoli paesaggistici. Secondo loro, l’introduzione di questi vincoli potrebbe rappresentare un ostacolo significativo, rallentando o addirittura bloccando progetti che altrimenti sarebbero stati realizzati senza intoppi. Queste critiche evidenziano la necessità di trovare un equilibrio tra la tutela del paesaggio e la promozione dello sviluppo delle energie rinnovabili.
Il nuovo provvedimento, quindi, pur rappresentando un passo importante verso la semplificazione amministrativa, richiede un’attenta considerazione delle esigenze e delle preoccupazioni degli operatori del settore.
Nuove regole per impianti e ristrutturazioni in aree protette e beni di valore estetico
Il nuovo provvedimento per la semplificazione degli iter amministrativi degli impianti di energia green introduce alcune eccezioni significative, che meritano un’attenta analisi. Una delle principali eccezioni riguarda i casi in cui il nuovo impianto o la rimodulazione di un progetto esistente si trova su beni oggetto di tutela o in aree naturali protette. In questi casi, si applica il regime della Procedura Abilitativa Semplificata (Pas). Questo regime richiede una serie di passaggi aggiuntivi che, sebbene semplificati rispetto alle procedure tradizionali, comportano comunque un certo grado di complessità.
Se, invece, l’installazione o il rifacimento riguarda beni come ville o parchi non tutelati ma di non comune bellezza, o complessi di cose che hanno un particolare valore estetico (inclusi centri e nuclei storici), scatta una trafila più lunga e complessa. In questi casi, è necessario l’intervento delle soprintendenze, che devono esprimere un parere vincolante. Se il parere è negativo, il processo viene bloccato, impedendo la realizzazione del progetto. Inoltre, la richiesta è soggetta all’approvazione dell’autorità di tutela del vincolo paesaggistico, il che può comportare un allungamento dei tempi per la possibilità di richiedere approfondimenti istruttori.
Queste eccezioni sono state introdotte per garantire la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico del paese, ma rappresentano anche un potenziale ostacolo per lo sviluppo degli impianti di energia rinnovabile. Gli operatori del settore hanno espresso preoccupazioni riguardo alla possibilità che queste procedure aggiuntive possano rallentare o addirittura bloccare progetti che altrimenti sarebbero stati realizzati senza intoppi.
È quindi fondamentale trovare un equilibrio tra la necessità di tutelare il patrimonio culturale e paesaggistico e la promozione dello sviluppo delle energie rinnovabili. Le autorità competenti dovranno lavorare in stretta collaborazione con gli operatori del settore per affrontare e risolvere queste criticità, garantendo che il provvedimento possa effettivamente facilitare lo sviluppo delle fonti green senza introdurre nuovi ostacoli burocratici. Solo attraverso un dialogo costruttivo e una pianificazione attenta sarà possibile conciliare le esigenze di tutela con quelle di sviluppo sostenibile.
Critiche e limitazioni del nuovo provvedimento per gli impianti di energia green
Il tempo di esame per l’approvazione della realizzazione dell’impianto, che può arrivare fino a 45 giorni, ha suscitato notevoli critiche da parte degli operatori del settore delle energie rinnovabili. Questo periodo di tempo è stato giudicato eccessivamente lungo, soprattutto per quanto riguarda gli impianti già installati. Elettricità Futura, una delle associazioni più rappresentative del settore, ha espresso la propria contrarietà a questa disposizione, sostenendo che essa introduce inutili costi e lungaggini burocratiche. Secondo l’associazione, la necessità di una nuova autorizzazione anche per i progetti già esistenti rappresenta un ostacolo significativo, rallentando ulteriormente il processo di sviluppo delle energie rinnovabili.
Questa critica è particolarmente rilevante in un contesto in cui la semplificazione degli iter amministrativi è stata uno degli obiettivi principali del nuovo provvedimento. L’introduzione di nuovi requisiti autorizzativi per impianti già operativi sembra andare in direzione opposta rispetto all’intento di snellire le procedure burocratiche. Gli operatori del settore temono che queste nuove disposizioni possano scoraggiare ulteriori investimenti e rallentare la transizione verso un sistema energetico più sostenibile.
Altre limitazioni riguardano la possibilità di applicare, anche per i progetti legati a impianti rinnovabili, il meccanismo del silenzio assenso. In presenza di uno o più vincoli, come quelli paesaggistici o culturali, occorre l’ok dell’autorità preposta alla tutela dello stesso. Questo significa che, anche se il progetto rispetta tutti i requisiti tecnici e ambientali, la mancata risposta da parte dell’autorità competente non implica automaticamente l’approvazione del progetto. Al contrario, è necessario ottenere un esplicito consenso, il che può comportare ulteriori ritardi e complicazioni.
Queste limitazioni aggiungono un ulteriore livello di complessità al processo di autorizzazione degli impianti di energia rinnovabile. Gli operatori del settore hanno espresso preoccupazioni riguardo alla possibilità che queste procedure aggiuntive possano rallentare o addirittura bloccare progetti che altrimenti sarebbero stati realizzati senza intoppi. La necessità di ottenere l’approvazione esplicita delle autorità competenti in presenza di vincoli può rappresentare un ostacolo significativo, soprattutto in aree dove la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale è particolarmente rigorosa.
Il secondo regime del nuovo provvedimento per gli impianti di energia green
Il secondo regime introdotto dal nuovo provvedimento riguarda progetti che non richiedono un procedimento di “permitting” e non sono assoggettati a valutazioni ambientali. Questo regime è stato progettato per semplificare ulteriormente il processo di autorizzazione per una vasta gamma di impianti di energia rinnovabile, riducendo al minimo le complicazioni burocratiche.
Il provvedimento prevede diverse casistiche a seconda delle specifiche circostanze di ciascun progetto. In particolare, la tempistica per il rilascio del titolo abilitativo varia in base alla presenza o meno di ostacoli e vincoli. Se la richiesta non presenta ostacoli e non è soggetta a vincoli comunali o di altre amministrazioni, il titolo abilitativo si intende rilasciato entro 30 giorni. Questo termine rappresenta un notevole miglioramento rispetto alle tempistiche tradizionali, permettendo agli operatori del settore di procedere con maggiore rapidità ed efficienza.
Tuttavia, se la richiesta è soggetta a vincoli comunali o di altre amministrazioni, il processo può diventare più complesso. In questi casi, il termine per il rilascio del titolo abilitativo sale a 45 giorni. Questo allungamento dei tempi è dovuto alla necessità di ottenere più atti di assenso, che richiedono un coordinamento tra diverse autorità competenti. La complessità del processo aumenta ulteriormente se è necessaria la convocazione della conferenza dei servizi, un organo che riunisce tutte le parti interessate per discutere e risolvere eventuali problemi legati al progetto. In questi casi, il termine per il rilascio del titolo abilitativo può estendersi fino a 75 giorni.
Queste diverse casistiche riflettono la necessità di bilanciare la semplificazione burocratica con la garanzia di un processo di autorizzazione rigoroso e trasparente. La convocazione della conferenza dei servizi, in particolare, è un meccanismo importante per assicurare che tutte le parti interessate abbiano la possibilità di esprimere le proprie preoccupazioni e contribuire alla risoluzione dei problemi. Tuttavia, questo meccanismo può anche rappresentare un ostacolo significativo, rallentando il processo di autorizzazione e aumentando i costi per gli operatori del settore.
Il percorso dell’autorizzazione unica: differenziazioni e tempi di attesa per impianti green
Il terzo e ultimo binario previsto dal nuovo provvedimento è quello dell’autorizzazione unica, un percorso che si distingue in base all’entità del progetto e all’ente a cui viene presentata la richiesta. Questo regime è progettato per gestire le autorizzazioni di progetti di energia rinnovabile che rientrano in categorie più complesse e di maggior impatto.
L’autorizzazione unica si articola in due percorsi principali:
- Richiesta alla Regione: questo percorso è applicabile a impianti di dimensioni intermedie. In particolare, riguarda gli impianti fotovoltaici con una potenza pari o superiore a 1 megawatt e fino a 300 megawatt. Include anche le installazioni eoliche con una potenza pari o superiore a 60 kW e fino a 300 megawatt. Questi progetti, sebbene significativi, sono gestiti a livello regionale, che si occupa di valutare e approvare le richieste secondo le specifiche normative e procedure locali
- Richiesta al Ministero dell’Ambiente: questo percorso è riservato a impianti di grande dimensione e progetti particolari, come quelli con potenza superiore ai 300 megawatt o le realizzazioni offshore. L’autorizzazione a questo livello prevede una valutazione più complessa, date le implicazioni ambientali e territoriali di questi progetti di grande scala
Per quanto riguarda i tempi di attesa, la durata del processo di autorizzazione unica può variare significativamente a seconda delle specifiche del progetto. Per i progetti che non richiedono valutazioni ambientali, il termine per il rilascio dell’autorizzazione è di circa 175 giorni. Tuttavia, per progetti più complessi, dove è necessario effettuare valutazioni ambientali approfondite o quando ci sono ulteriori complicazioni, il tempo di attesa può estendersi fino a 420 giorni.
Questa differenziazione nel processo di autorizzazione è destinata a garantire che progetti di diversa scala e complessità siano gestiti in modo appropriato, con un’attenzione particolare alle implicazioni ambientali e territoriali. Tuttavia, i lunghi tempi di attesa possono rappresentare una sfida per gli operatori del settore, che devono pianificare e gestire i propri progetti tenendo conto di questi tempi di autorizzazione estesi.
Un nuovo corso per le rinnovabili: i ministri celebrano il Testo Unico
Dopo il via libera del Consiglio dei Ministri, i titolari dei ministeri coinvolti nella redazione del nuovo provvedimento hanno espresso i loro commenti, sottolineando l’importanza e l’impatto della misura.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha descritto il provvedimento come una “cornice unitaria e armonica” essenziale per il futuro del settore delle rinnovabili in Italia. Fratin ha dichiarato che il testo rappresenta una riforma sistemica, in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Ha enfatizzato l’intento del provvedimento di semplificare il quadro normativo senza compromettere le tutele ambientali, offrendo così maggiore chiarezza e trasparenza per stimolare l’iniziativa privata.
La viceministra del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), Vannia Gava, ha sottolineato l’importanza della semplificazione dei processi autorizzatori. Con i tre regimi di autorizzazione previsti – attività libera, procedura abilitativa semplificata (Pas), e autorizzazione unica – il governo punta a ridurre le procedure e a velocizzare l’implementazione degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo. Gava ha inoltre evidenziato come il Parlamento, attraverso l’audizione degli operatori del settore, potrà apportare miglioramenti al testo per garantire un cambiamento reale e significativo.
Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha descritto il provvedimento come un passo importante verso la riduzione del peso burocratico per le imprese del settore delle energie rinnovabili. Zangrillo ha enfatizzato l’obiettivo di semplificare e standardizzare le procedure, con benefici in termini di tempo e costi anche per le amministrazioni coinvolte. Questo rappresenta un tassello significativo nell’ambito delle semplificazioni amministrative previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che punta a raggiungere 200 procedure semplificate entro quest’anno.
Infine, la Ministra per le Riforme Istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha elogiato il provvedimento come un passo cruciale verso la sostenibilità economica dell’Italia e il supporto alle imprese che investono in energie pulite. Casellati ha sottolineato che il nuovo sistema di incentivi per le realtà produttive rappresenta una parte della più ampia operazione di semplificazione normativa e sburocratizzazione intrapresa dal governo. Ha ribadito che l’economia verde deve essere vista come un’opportunità per le aziende e non come un peso, e ha esortato a considerare questa direzione come fondamentale per la protezione della salute e dell’ambiente.