Lego punta sulla sostenibilità, il 50% dei mattoncini da materiali rinnovabili entro il 2026

Nonostante le sfide e gli alti costi, l'azienda danese sta investendo per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e migliorare la sostenibilità ambientale

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Lego, il celebre produttore di giocattoli, ha annunciato un ambizioso piano per rendere i suoi iconici mattoncini più ecologici, segnando un passo significativo verso la sostenibilità ambientale. Il colosso danese ha dichiarato che entro il 2026 punta a utilizzare plastica derivata da materiali rinnovabili e riciclati per produrre almeno la metà dei suoi prodotti, riducendo così in modo drastico la sua dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, questo percorso verso una produzione più sostenibile si presenta come una sfida non priva di difficoltà.

Nonostante l’abbandono, solo pochi mesi fa, della strategia volta allo sviluppo di un mattoncino biodegradabile, Lego guarda con rinnovato ottimismo all’obiettivo di eliminare completamente, entro il 2032, ogni componente di origine fossile dal proprio processo produttivo. Questo traguardo, pur ambizioso, comporterà inevitabilmente costi aggiuntivi per l’azienda. Il Ceo di Lego, Niels Christiansen, ha ribadito l’impegno della compagnia verso questa transizione durante la presentazione del bilancio semestrale, che ha visto un sorprendente balzo del 26% degli utili operativi, in netta controtendenza rispetto ai principali concorrenti come Mattel e Hasbro.

Questo risultato finanziario positivo rafforza la fiducia di Lego nella possibilità di conciliare sostenibilità e successo economico, dimostrando che l’azienda non solo è disposta a investire nel futuro, ma è anche capace di innovare nel rispetto dell’ambiente senza sacrificare la redditività. L’obiettivo finale è chiaro: trasformare il modello produttivo per fare in modo che ogni mattoncino Lego diventi sinonimo non solo di creatività, ma anche di rispetto per il pianeta.

Lego e la sfida della sostenibilità: la ricerca di materiali ecologici continua

Lo scorso anno, Lego ha continuato a perseguire un progetto ambizioso volto a rendere i suoi prodotti più sostenibili. L’azienda danese ha dedicato enormi risorse alla ricerca di un’alternativa alla sua plastica principale, l’Abs (acrilonitrile butadiene stirene), un materiale che richiede un chilogrammo di petrolio per produrne uno di plastica. Questo rende la sua produzione fortemente dipendente dai combustibili fossili, un aspetto che Lego si è impegnata a superare con soluzioni più ecologiche.

Tra le opzioni esplorate, Lego aveva inizialmente considerato l’uso di plastica riciclata derivata da bottiglie, sperando che questa scelta potesse rappresentare una svolta nella riduzione dell’impatto ambientale. Tuttavia, dopo un’attenta valutazione, l’azienda ha scoperto che l’adozione di questo nuovo materiale avrebbe paradossalmente portato a maggiori emissioni. La causa principale risiedeva nella necessità di riattrezzare completamente le sue fabbriche per adattarle al nuovo processo produttivo, un’operazione che avrebbe richiesto un consumo energetico significativo.

Nonostante questo contrattempo, Lego non si è lasciata scoraggiare e ha deciso di continuare a investire sia nella sostenibilità che nel potenziamento delle sue capacità produttive. L’azienda ha testato oltre 600 materiali alternativi all’Abs, dimostrando un impegno costante nel trovare soluzioni più ecologiche. Parallelamente, Lego ha avviato l’espansione dei suoi impianti con nuovi stabilimenti negli Stati Uniti e in Vietnam, un passo che riflette la volontà di rafforzare la sua produzione globale in vista di una transizione verso la plastica rinnovabile e riciclata.

L’obiettivo a lungo termine di Lego è chiaro: eliminare completamente l’uso di plastica fossile entro il 2032, sostituendola con materiali più sostenibili. Tuttavia, questo cambiamento non sarà privo di costi significativi. L’azienda è consapevole che la transizione richiederà ingenti investimenti e un ripensamento dei processi produttivi, ma rimane determinata a perseguire questa strada, convinta che il futuro del gioco possa essere non solo divertente, ma anche rispettoso dell’ambiente.

Perché questa scelta?

La decisione di Lego di abbandonare gradualmente la plastica tradizionale è motivata da diverse ragioni:

  • Impatto ambientale: la produzione di plastica derivata dai combustibili fossili contribuisce all’inquinamento e al cambiamento climatico
  • Pressione dei consumatori: sempre più consumatori sono attenti alla sostenibilità dei prodotti che acquistano e preferiscono aziende che adottano pratiche responsabili
  • Regolamentazione: le normative ambientali si stanno facendo sempre più stringenti, spingendo le aziende a trovare soluzioni alternative

Le sfide da affrontare

Nonostante le buone intenzioni, Lego dovrà affrontare diverse sfide per raggiungere il suo obiettivo:

  • Sviluppo di nuovi materiali: è necessario trovare materiali alternativi alla plastica tradizionale che siano in grado di garantire le stesse caratteristiche di resistenza e durata dei mattoncini Lego
  • Aumento dei costi: la produzione di mattoncini con materiali sostenibili potrebbe comportare costi più elevati, che potrebbero riflettersi sul prezzo finale dei prodotti
  • Scalabilità: la produzione su larga scala di mattoncini ecologici richiede investimenti significativi e una riorganizzazione delle catene di approvvigionamento

Il caro prezzo della sostenibilità: Lego investe nel futuro

La decisione di Lego di abbandonare gradualmente la plastica tradizionale a favore di materiali rinnovabili e riciclati comporta un costo significativo. L’azienda danese ha stimato che le nuove resine certificate necessarie per produrre i mattoncini avranno un costo fino al 70% superiore rispetto alla plastica tradizionale.

Nonostante l’impatto sui costi, Lego ritiene che questo investimento sia fondamentale per garantire un futuro più sostenibile. L’azienda spera che la crescente domanda di materiali rinnovabili da parte di grandi aziende come Lego possa incentivare i produttori ad aumentare la produzione, portando così a una riduzione dei prezzi.

Attualmente, molti fornitori stanno già esplorando alternative ai combustibili fossili, utilizzando materiali come olio da cucina e grassi di scarto dell’industria alimentare. Tuttavia, questi materiali sono ancora poco diffusi e i costi di produzione sono notevolmente più elevati, a volte fino a due o tre volte superiori rispetto alla plastica tradizionale.

Nonostante le sfide economiche, Lego è determinata a proseguire lungo questa strada. L’azienda crede che l’impegno per la sostenibilità sia un investimento a lungo termine che porterà benefici sia all’ambiente che al brand. Inoltre, la crescente sensibilità dei consumatori verso i temi ambientali rappresenta un ulteriore incentivo a investire in soluzioni più sostenibili.

Lego e la sfida della sostenibilità: test, fallimenti e una nuova direzione strategica

Lego, celebre per la vendita di miliardi di mattoncini di plastica ogni anno, ha intrapreso un percorso ambizioso per rivoluzionare i propri materiali, cercando di sostituire i mattoncini a base di petrolio entro il 2030. Nel recente passato, l’azienda ha testato oltre 600 materiali diversi per sviluppare una soluzione sostenibile che potesse garantire la stessa qualità e resistenza dei mattoncini attuali. Tuttavia, questi sforzi hanno avuto successo limitato, portando Lego a prendere una decisione significativa lo scorso settembre: abbandonare questa strategia.

La scelta è stata motivata dal rischio concreto che l’adozione di nuovi materiali potesse paradossalmente aumentare le emissioni nel processo produttivo, contravvenendo all’obiettivo di riduzione dell’impatto ambientale. Di fronte a questo scenario, Lego ha deciso di rivedere la propria strategia, spostando l’attenzione verso il controllo della sostenibilità dell’intera filiera degli acquisti. Questa decisione si inserisce in un contesto in cui il mercato vede ancora il 90% della plastica prodotta con materiale vergine, rendendo la transizione verso soluzioni più sostenibili particolarmente complessa.

Anche altri colossi del settore, come Hasbro e Mattel, stanno adottando strategie di riposizionamento, cercando di ridurre la loro dipendenza dalla plastica tradizionale. Tuttavia, questa nuova direzione comporta inevitabilmente un prezzo da pagare per Lego, che si trova ad affrontare sfide significative per mantenere il proprio impegno verso la sostenibilità senza compromettere la qualità dei suoi prodotti.

L’impegno di Lego per la sostenibilità: investimenti e riciclo senza aumentare i prezzi

Niels Christiansen, amministratore delegato di Lego, ha recentemente dichiarato a Reuters che l’azienda è disposta a pagare di più per materie prime sostenibili senza ripercussioni sui prezzi finali per i consumatori. Un impegno concreto verso un futuro più verde che si traduce in investimenti significativi e iniziative innovative.

Lego ha infatti triplicato i suoi investimenti in sostenibilità, destinando ben 3 miliardi di corone danesi all’anno (circa 340 milioni di sterline) entro il 2025 per lo sviluppo di nuovi materiali e processi produttivi più rispettosi dell’ambiente.

Inoltre, l’azienda ha ampliato il suo programma di riciclo “Replay” nel Regno Unito, offrendo ai consumatori la possibilità di donare gratuitamente i vecchi mattoncini Lego. Un’iniziativa che non solo promuove l’economia circolare, ma consente di recuperare preziosi materiali per la produzione di nuovi prodotti.

Un approccio win-win

La decisione di Lego di assorbire gli aumenti dei costi legati all’utilizzo di materie prime sostenibili dimostra un forte impegno verso la responsabilità sociale d’impresa. Questo approccio “win-win” permette all’azienda di soddisfare le aspettative dei consumatori sempre più attenti ai temi ambientali, senza penalizzare il proprio business.

L’impegno di Lego rappresenta un esempio concreto di come un’azienda possa coniugare profitto e sostenibilità. La decisione di investire in modo significativo nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni ecologiche, unita all’impegno a non aumentare i prezzi per i consumatori, pone Lego come un punto di riferimento nel settore dei giocattoli.

Lego: da quasi fallimento a leader mondiale e sostenibile

L’azienda danese di mattoncini colorati, Lego, sta vivendo un momento di grande successo e trasformazione. Nonostante un passato segnato da difficoltà finanziarie, negli ultimi anni Lego ha registrato una crescita esponenziale, diventando il leader mondiale nel settore dei giocattoli sia in termini di fatturato che di redditività.

Nel primo semestre del 2023, le vendite sono aumentate del 13%, raggiungendo i 31 miliardi di corone danesi. Questi risultati eccezionali hanno permesso all’azienda di investire in modo significativo nella sostenibilità, puntando a eliminare gradualmente la plastica tradizionale dai suoi prodotti e a utilizzare materiali rinnovabili.

Una partnership vincente

Oltre a investire nella sostenibilità, Lego sta ampliando i propri orizzonti attraverso partnership strategiche. La collaborazione con giganti del gaming come Epic Games (creatori di Fortnite) e con brand sportivi come Nike apre nuove prospettive di crescita e permette all’azienda di raggiungere un pubblico sempre più ampio.

Un successo costruito mattoncino dopo mattoncino

La storia di Lego è un esempio di come una piccola azienda di famiglia possa diventare un colosso globale. Partendo da una crisi profonda, Lego è riuscita a reinventarsi, adattandosi ai cambiamenti del mercato e investendo in innovazione e sostenibilità.

L’impatto dei mattoncini lego sull’ambiente

La plastica utilizzata per produrre i famosi mattoncini Lego è nota per la sua eccezionale resistenza, tanto che quando questi mattoncini finiscono dispersi nell’ambiente, in particolare in mare, possono rimanere intatti per secoli. Questa inquietante realtà è emersa grazie a uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Plymouth (Gran Bretagna), i quali hanno analizzato le proprietà fisico-chimiche di circa cinquanta mattoncini Lego raccolti sulle spiagge del Sud-Ovest dell’Inghilterra.

I ricercatori hanno misurato, pesato e sottoposto ai raggi X questi mattoncini per determinarne l’età e confrontarli con pezzi uguali ma ancora nuovi. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Environmental Pollution, sono sorprendenti: i mattoncini Lego dispersi nell’ambiente marino possono inquinare l’ambiente per un periodo minimo di 100 anni, ma la loro durata potrebbe estendersi fino a 1.300 anni.

Andrew Turner, che ha coordinato lo studio, ha sottolineato che i pezzi esaminati erano levigati e scoloriti, alcuni dei quali presentavano fratture e frammentazioni. Queste condizioni suggeriscono che i mattoncini non solo persistono per secoli, ma possono anche generare microplastiche, contribuendo ulteriormente all’inquinamento marino. Questo studio mette in evidenza l’urgenza di affrontare la questione dell’inquinamento plastico e spinge a riflettere sulla necessità di soluzioni sostenibili per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti di plastica a lungo termine.

Dal 1963, la maggior parte dei mattoncini Lego è prodotta utilizzando acrilonitrile butadiene stirene (Abs), una plastica comune impiegata in vari settori, come la produzione di telefoni, computer e interni automobilistici. Questo materiale conferisce ai mattoncini una serie di vantaggi, tra cui elevata resistenza, ottima aderenza, brillantezza e stabilità cromatica, caratteristiche che hanno contribuito al successo globale del prodotto.

Tuttavia, nonostante questi vantaggi, l’Abs presenta un doppio problema ambientale. In primo luogo, è un materiale non biodegradabile, il che significa che una volta disperso nell’ambiente, non si degrada naturalmente, ma persiste per lunghi periodi di tempo. In secondo luogo, l’Abs è ricavato dal petrolio, una risorsa fossile, il cui utilizzo contribuisce significativamente alle emissioni di CO2. Ogni anno, le fabbriche Lego producono circa 50 miliardi di mattoncini, generando un impatto ambientale significativo con l’emissione di un milione di tonnellate di CO2.

La sfida di Lego verso materiali sostenibili

Attualmente, solo una piccola percentuale dei componenti Lego, precisamente l’1-2%, è prodotta utilizzando materiali di origine vegetale. Questa transizione verso alternative sostenibili si è rivelata notevolmente più complessa del previsto. Come riportato dal Wall Street Journal, Lego ha intrapreso diverse sperimentazioni per trovare una soluzione adeguata alla plastica derivata dal petrolio, ma con risultati misti.

Una delle prime prove dell’azienda è stata l’utilizzo di materie prime a base di mais. Tuttavia, i mattoncini prodotti con questo materiale risultavano troppo morbidi, compromettendo la loro funzionalità e durabilità. Successivamente, Lego ha testato i mattoncini realizzati con grano, ma questi non riuscivano ad assorbire il colore in modo uniforme e presentavano una superficie opaca, riducendo l’attrattiva visiva e la qualità del prodotto finale.

Altri materiali alternativi si sono dimostrati problematici per vari motivi: alcuni erano troppo fragili e non resistevano all’uso quotidiano, altri erano difficili da separare durante il processo di produzione, mentre alcuni non garantivano un’adeguata presa tra i mattoncini. Anche la plastica riciclata è stata considerata come possibile alternativa, ma Lego affronta la difficoltà di ottenere grandi volumi di materie prime che rispettino standard di qualità uniformi, una sfida che dimostra la complessità del passaggio dalla plastica tradizionale.

Questi tentativi mettono in luce le difficoltà significative nell’abbandonare completamente la plastica tradizionale e i combustibili fossili con cui viene prodotta. La strada verso una produzione più sostenibile è ancora lunga e complessa, e il progresso verso un futuro più ecologico richiederà ulteriori innovazioni e soluzioni efficaci.