La siccità restituisce le impronte di dinosauri di 113 milioni di anni fa

Le impronte di dinosauri che si trovano sul fondo di un lago sono tornate alla luce dopo che il bacino d'acqua è stato prosciugato a causa della siccità

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

A causa di condizioni di siccità sempre più estreme, bacini e corsi d’acqua si stanno ritirando. Nelle ultime settimane i fondali riemersi hanno portato alla luce una miriade di oggetti e manufatti precedentemente nascosti. Dopo le navi da guerra naziste ricomparse sul fondo del Danubio prosciugato, e le statue buddiste portate alla luce dal ritirarsi delle acque dello Yangtze, è ora il turno di un nuovo ritrovamento che trova le sue radici in un passato assai più remoto.

Una grave siccità in Texas ha infatti rivelato tracce di dinosauri, vecchie di 113 milioni di anni, all’interno del Dinosaur Valley State Park. Le impronte, solitamente coperte dal fiume Paluxy, sono ora affiorate in superficie, per la prima volta dal 2000, come riporta BBC News. Il fiume si è completamente prosciugato nella maggior parte delle località, consentendo la scoperta di numerose impronte all’interno nel parco.

Remote e immense creature

Incredibili fotografie del ritrovamento raccontano una antichissima storia avente come protagoniste alcune mastodontiche creature di un passato lontanissimo. Si tratterebbe di uno dei ‘sentieri’ più lunghi mai ritrovati, secondo quanto dichiarato su Facebook da diversi volontari che stanno lavorando da giorni in questo cantiere straordinario.

Alcune di queste impronte provengono da una creatura chiamata Acrocanthosaurus, un carnivoro bipede, appartenente alla clade dei teropodi: un grande rettile dall’aspetto simile al Tyrannosaurus Rex, sebbene leggermente più piccolo, come riporta Stephanie Garcia, portavoce del parco. Si tratta di una creatura che, da adulta, sarebbe stata alta circa 4 metri e mezzo, dal peso di circa sette tonnellate.

Un’altra serie di tracce risulta invece appartenere a un rettile erbivoro, un grande quadrupede dal lungo collo chiamato Sauroposeidon, che si stima potesse arrivare a quasi 20 metri d’altezza per più di 40 tonnellate: il suo nome in greco significa “Dio Lucertola dei Terremoti”, di certo un appellativo adatto a una creatura dalla mole tanto imponente.

Un’occasione per i ricercatori

Sebbene le tracce dei dinosauri di per sé non siano particolarmente rare, sono di grande interesse per i ricercatori perché forniscono indizi su come vivevano gli animali. Secondo Garcia, le tracce sarebbero state impresse lungo un antico mare interno durante il periodo Cretaceo.

I ricercatori hanno pulito, mappato, misurato e fotografato le tracce per monitorare i cambiamenti nel tempo. Il parco sta anche valutando soluzioni che permetterebbero alle tracce di sopravvivere più a lungo se fossero nuovamente esposte. Sebbene la notizia di questo ritrovamento sia certamente di grande interesse scientifico, si tratta di un evento che testimonia quanto sia ineluttabile il cambiamento climatico e, come continua Garcia, non c’è nulla che il parco possa fare per fermare le forze degli agenti atmosferici e dell’erosione.

Cambiamento climatico

Cicli ripetuti di esposizione e insabbiamento possono usurarsi sui fossili che altrimenti sarebbero protetti da limo e sedimenti. L’allagamento dell’acqua in un’area asciutta può erodere la roccia e il litorale. I detriti sciolti potrebbero seppellire o danneggiare i campioni fragili. Altri fossili rischiano di essere spazzati via dalla corrente che avanza. Le tempeste intense pongono pericoli simili.

Come sottolineato da Vincent Santucci, paleontologo, queste minacce stanno accelerando con il peggioramento del cambiamento climatico, aggiungendo pressione su scienziati e operatori sul campo per proteggere questi reperti prima che vengano distrutti o spazzati via.

In effetti, viste le fluttuazioni importanti delle precipitazioni, è ragionevole aspettarsi che a lunghi periodi di siccità seguano inondazioni catastrofiche, capaci eventualmente di compromettere completamente un sito fossile.

Nuove scoperte a causa della siccità

Il caldo eccezionale che sta interessando il pianeta nel corso dell’anno in corso non accenna a diminuire e gli esperti sono sempre più preoccupati per le conseguenze che questo potrebbe avere sull’ecosistema. I danni alle coltivazioni sono già visibili in molti Paesi del mondo e si teme che possano peggiorare ulteriormente nel corso dei prossimi mesi. Gli scienziati stanno cercando di capire meglio questo fenomeno e come contrastarlo, ma la strada è ancora molto lunga.

Il prosciugamento dei letti dei fiumi e dei fondali finora inesplorati ha dato la possibilità agli studiosi di poter rintracciare e osservare da vicino inedite tracce di dinosauri e resti fossili che risalgono a centinaio di milioni di anni fa.

Come accaduto al Dinosaur Valley State Park, anche nel parco di Glen Rose sono state trovate le tracce di un gigantesco dinosauro Sauroposeidon. Altri reperti sono stati rinvenuti in Europa, come nel fiume Danubio, dove sono emerse decine di navi da guerra tedesche risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, nel bacino idrico di Valdecanas, in Spagna, è stato scoperto un cerchio rituale preistorico simile a quello di Stonehenge. Questi ritrovamenti dimostrano che la storia del mondo è molto più ricca e interessante di quanto si pensi.