La nuova direttiva “green” europea che obbliga a ristrutturare casa

Con l'introduzione della direttiva, milioni di proprietari di immobili saranno costretti a ristrutturare casa per raggiungere almeno la classe energetica "E"

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

La Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia è un pacchetto di norme proposto dall’Unione Europea per incoraggiare la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. L’obiettivo è quello di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 del parco immobiliare dei 27 Stati membri. Il testo è stato presentato dalla Commissione Europea il 15 dicembre 2021 e sta attualmente attraversando il suo iter di approvazione. Nonostante la proposta iniziale dell’esecutivo Ue prevedeva target specifici di miglioramento delle classi energetiche per gli edifici pubblici e privati, alcuni governi, tra cui Italia e Polonia, hanno cercato di mitigare questi obiettivi. L’iter di approvazione è ancora in corso e sarà interessante vedere come si svilupperanno le cose e chi sarà chiamato a ristrutturare il proprio immobile.

Le origini della direttiva

Alla fine del 2021, alcune voci circolate sui media italiani hanno allarmato i proprietari di case private: si diceva che l’Europa stesse preparando una legge per vietare la vendita o la locazione di abitazioni con classe energetica G, la più bassa nella scala di prestazioni, a partire dal 2030. Data la diffusione di questo tipo di certificazione (un edificio su tre in Italia ha la classe G), ciò avrebbe comportato una grande corsa alle ristrutturazioni.

Tuttavia, tale divieto non è mai stato formalizzato da alcuna proposta legislativa. In realtà, la Commissione Europea ha stabilito solo alcuni obiettivi minimi da raggiungere negli Stati membri, tra cui quello di rinnovare almeno il 15% del patrimonio edilizio in classe G, portandolo almeno al grado F entro il primo gennaio 2027 per gli edifici non residenziali e entro il primo gennaio 2030 per quelli residenziali. Bruxelles non ha fornito indicazioni su come sanzionare gli Stati che non raggiungeranno gli obiettivi, ma ha lasciato a ciascuno di essi la libertà di trovare i migliori incentivi per stimolare le ristrutturazioni (ad esempio con le agevolazioni fiscali come il “superbonus” italiano).

L’obiettivo della Direttiva

La direttiva ha l’obiettivo di ridurre l’inquinamento generato dagli edifici, in quanto questi sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea e il 75% di essi è inefficiente dal punto di vista energetico. Secondo la Commissione Europea, ridurre queste emissioni è un passo fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La revisione della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici, fa parte del pacchetto “Fit to 55%” e mira ad adottare politiche più green per l’edilizia in Europa.

I prossimi passi

La proposta originaria per la riforma delle prestazioni energetiche degli edifici è attualmente al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che riunisce gli Stati membri. Il processo decisionale è lungo e complesso, e il testo potrebbe subire modifiche prima di essere adottato. Recentemente, il Consiglio ha apportato delle modifiche sostanziali alla proposta, in particolare eliminando l’obbligo di rinnovare almeno il 15% degli edifici residenziali in classe G entro il 2030. Ciò è stato fatto sotto la pressione di un gruppo di Paesi, noto come “coalizione della flessibilità” e guidato da Italia e Polonia, che hanno presentato la loro posizione in ottobre.

Cosa cambierebbe per l’Italia questa Direttiva

Tuttavia, questa transizione comporta costi significativi per l’Italia, che ha un parco immobiliare vecchio e una larga diffusione della proprietà immobiliare. In meno di dieci anni si chiede quindi ai proprietari di intervenire sulle loro case e ristrutturarle, senza però adeguate agevolazioni, il costo dell’operazione potrebbe essere elevato e ricadere in modo significativo sui cittadini.

Gli altri punti della Direttiva

La proposta del Consiglio dell’Unione Europea prevede due importanti obblighi riguardanti gli edifici: il primo è per gli edifici di nuova costruzione. A partire dal 2028, tutti gli edifici di proprietà degli enti pubblici dovranno essere a emissioni zero, un obbligo che si estenderà anche agli edifici privati nel 2030. Per gli edifici non residenziali, ogni Paese deve selezionare il 15% degli edifici con le prestazioni più basse per migliorarne l’efficienza energetica entro il 2030, e successivamente, un ulteriore 25% entro il 2034. Potrebbero essere esclusi dal computo alcuni tipi di edifici come quelli di culto, gli edifici storici, e alcune tipologie specifiche. Questa proposta è in linea con quella originaria della Commissione Europea, e potrebbe essere mantenuta nella versione definitiva.

Stop agli incentivi per nuove caldaie a gas

La proposta del Consiglio dell’Unione Europea prevede anche la fine degli incentivi per l’acquisto di nuove caldaie a gas a partire dal 2027, una normativa in linea con un’altra legislazione europea, che prevede l’introduzione di una tassa ambientale per le imprese che forniscono gas per uso domestico a partire dal 2029. Inoltre, sembra esserci un accordo sull’utilizzo dei pannelli solari. Secondo il testo concordato dai governi, entro fine 2026 dovranno essere installati su tutti gli edifici pubblici e non residenziali di nuova costruzione con una superficie utile coperta superiore a 250 metri quadrati. Entro fine 2027, lo stesso obbligo verrà esteso anche a tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti che saranno sottoposti a ristrutturazioni importanti o profonde con una superficie utile coperta superiore a 400 metri quadrati. Infine, a partire dal 2030, l’obbligo riguarderà anche tutti i nuovi edifici residenziali.