Recuperare l’enorme quantità di calore generata dai data center per riscaldare le abitazioni è una delle soluzioni più promettenti per decarbonizzare le città e accelerare la transizione green del settore residenziale. Un approccio che trasforma un costo energetico in una risorsa, coniugando lo sviluppo digitale con la pianificazione energetica in un’ottica di economia circolare.
Le conseguenze per l’ambiente
Secondo i calcoli dello studio condotto da A2A e TEHA, nello scenario più ottimistico, si potrebbero recuperare fino a 9,5 TWh di energia termica all’anno. La condizione è che i data center vengano costruiti in prossimità di reti di teleriscaldamento esistenti o di prossima realizzazione. Questa energia, altrimenti sprecata, sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno di riscaldamento di circa 800mila famiglie. Un beneficio che si concentrerebbe soprattutto sul territorio lombardo, con oltre 530mila abitazioni servite nella sola Città Metropolitana di Milano.
L’impatto ambientale sarebbe enorme: si eviterebbe l’immissione in atmosfera di fino a 2 milioni di tonnellate di CO2 equivalente ogni anno. Per rendere l’idea:
- la riduzione rappresenta circa il 5% delle attuali emissioni dirette dell’intero comparto residenziale italiano;
- equivale al risultato che si otterrebbe installando 2,3 milioni di pompe di calore, ovvero il 55% di tutto il parco installato in Italia oggi.
Una sinergia strategica che dimostra come l’innovazione digitale, se pianificata in modo intelligente, possa diventare un pilastro fondamentale per un futuro più sostenibile.
I casi studio
Un esempio concreto arriva dal Comune finlandese di Mäntsälä, dove il data center da 75 MW del Nebius Group è stato allacciato alla rete di teleriscaldamento locale. Questo progetto virtuoso fornisce calore sufficiente per 2.500 abitazioni, contribuendo anche ad abbassare le bollette dei residenti.
Sempre in Finlandia, a settembre l’acqua utilizzata per raffreddare il grande data center di Google sarà usa risorsa fondamentale per l’intera comunità di Hamina, cittadina da 19mila abitanti. L’acqua verrà convogliata verso un nuovo impianto di pompaggio termico, situato a pochi chilometri di distanza. Qui tre pompe da 2,5 megawatt innalzeranno la temperatura dell’acqua da 30 a 85 °C, rendendola idonea all’immissione nella rete di teleriscaldamento cittadino. L’acqua, una volta ceduto il suo calore al teleriscaldamento, e abbassatasi di temperatura, ritornerà a Google per raffreddare nuovamente il data center.
Su una scala ancor più ampia opera Microsoft. Nel 2023, la multinazionale ha acquisito un’area di 22 ettari nei pressi di Helsinki con l’obiettivo specifico di costruire un nuovo data center integrato con la rete di teleriscaldamento della città di Espoo. Una volta a regime, l’impianto sarà in grado di coprire fino al 40% del fabbisogno termico della zona, garantendo energia pulita per il riscaldamento di circa 100mila abitanti.
La situazione in Italia
Anche in Italia si iniziano a vedere i primi, concreti esempi di questa sinergia. Specie in Lombardia, vista la sua fortissima concentrazione di data center e richieste di allaccio, che rappresenta il terreno ideale per queste iniziative.
L’azienda A2A si sta muovendo come apripista su due fronti principali: Milano e Brescia. Nel capoluogo meneghino, il gruppo collabora con Retelit e DBA Group per un progetto innovativo in un contesto urbano denso e ad alto consumo energetico. Il calore generato da un data center in costruzione da 3,2 MW verrà recuperato e immesso nella rete di teleriscaldamento che serve il Municipio 6.
A Brescia, invece, A2A ha inaugurato nell’estate 2024 nella centrale Lamarmora un data center progettato dalla società francese Qarnot. La peculiarità di questo impianto è un sistema di raffreddamento a liquido all’avanguardia, che permette di recuperare energia termica ad alte temperature (fino a 65°C), ideale per essere immessa direttamente in rete. Complessivamente, il recupero termico dei due progetti soddisferà il fabbisogno di oltre 1.350 appartamenti, evitando l’emissione di 3.500 tonnellate di CO2.