Il Consiglio di Stato, il secondo grado della giustizia amministrativa italiana, ha respinto l’appello di Paul Wurth Italia, l’azienda che si era aggiudicata l’appalto per la realizzazione di un impianto di acciaio green nell’area dell’ex acciaieria Ilva di Taranto. L’assegnazione era già stata annullata dal Tar di Lecce.
Il giudizio di primo grado è stato interamente confermato e di conseguenza la gara andrà ripetuta con tutti i partecipanti la cui offerta era stata superata da quella di Paul Wurth Italia, che è stata ritenuta irregolare per il tipo di bando che lo Stato aveva posto sui terreni dell’ex Ilva.
Il Consiglio di Stato blocca l’acciaio green all’Ilva
Con una sentenza pubblicata lo scorso 15 maggio, il Consiglio di Stato ha bloccato il progetto per convertire parte dei terreni dell’ex Ilva di Taranto in un’acciaieria che producesse preridoitto (direct reduced iron), un tipo di acciaio a basso impatto ambientale che può essere compatibile con le ultime normative in fatto di siderurgia green.
Ad aver presentato il progetto, che aveva vinto il bando dello Stato, era Paul Wurth Italia, una compagnia appartenente al gruppo Sms che si specializza proprio nella progettazione di questo tipo di impianti. In questo modo una porzione dell’area precedentemente occupata dalle infrastrutture dell’acciaieria più grande d’Italia sarebbe stata dedicata a un progetto a minor impatto ambientale.
Contro l’assegnazione hanno però fatto ricorso una società che aveva partecipato al bando, presentando però un’offerta considerata peggiore di quella di Paul Wurth Italia. Si tratta di Danieli e C. officine meccaniche, che ha ritenuto che quanto proposto dai vincitori dell’appalto, istituito da Dri D’Italia Spa, una società di Invitalia, fosse irregolare.
Perché il progetto è stato bloccato
La tesi di Danieli e C. officine meccaniche è stata pienamente accolta dai giudici amministrativi, sia per quanto riguarda il giudizio di primo grado, sia per quello di secondo, che ha nettamente respinto il ricorso presentato dalla stessa Invitalia, la società di investimento dello Stato italiano controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Secondo i giudici: “Paul Wurth ha sicuramente presentato un’offerta non conforme alle richieste della stazione appaltante perché non prevedeva la parte riguardante la realizzazione dell’impianto. La stessa legge a prevedere che l’intervento debba essere aggiudicato secondo le regole previste per l’aggiudicazione di contratti pubblici”.
La ragione è che il bando richiedeva una cosiddetta offerta “chiavi in mano”, quindi di tipo Epc. Nel progetto avrebbero dovuto esserci piani anche per la costruzione dell’impianto, che invece però non sarebbero stati presenti nell’offerta di Paul Wurth Italia, che prevedeva soltanto progettazione e fornitura.
In cosa consisteva il progetto di Paul Wurth Italia
Il progetto di Paul Wurth Italia, come detto, prevedeva la costruzione di un impianto per la produzione di preridotto. Si tratta di un modo alternativo di produrre ferro, è stato sviluppato per superare le difficoltà degli altiforni convenzionali. Il processo, utilizzando gas naturale, permette di produrre ferro in modo molto efficiente dal punto di vista energetico.
Inoltre, se il materiale viene immediatamente trasferito all’operazione di fusione tramite un forno ad arco elettrico, uno dei tipi di forni in cui si fonde l’acciaio, è possibile ottenere un ulteriore risparmio di energia. Si riduce infatti il costo di fusione del preridotto. Questo processo, inoltre, può anche sostituire l’utilizzo del gas con l’idrogeno, per essere ancora più sostenibile a livello di emissioni di gas serra.