Energia in Italia, meno importazione estera e più rinnovabili, il report del Mase

Ampia diffusione per le rinnovabili: dall'elettrico, con le fonti solare ed eolica, al termico, trainato dalle pompe di calore, ai trasporti con i biocarburanti

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 3 Ottobre 2024 16:19

L’Italia continua a fare passi avanti verso una minore dipendenza dagli approvvigionamenti energetici esteri, concentrandosi sempre di più sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, in un contesto di contrazione dei consumi energetici da parte delle famiglie italiane. Questo è il quadro emerso dalla Relazione Annuale sulla Situazione Energetica Nazionale 2024, realizzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase).

La relazione annuale sulla situazione energetica nazionale 2024: un Paese in transizione verso la sostenibilità

La Relazione annuale con dati aggiornati al 2023 è ora disponibile online sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Questo importante documento è stato presentato a Roma, presso la sede del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Durante l’evento, il ministro ha sottolineato che il rapporto è il risultato di una preziosa collaborazione tra istituzioni e le principali realtà del settore energetico. “Questo Rapporto – ha affermato Pichetto – offre un’immagine del nostro Paese che, nonostante le sfide internazionali, sta avanzando nella direzione auspicata dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), ovvero verso una maggiore sicurezza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili“.

Il rapporto, che si compone di 150 pagine, contiene anche due approfondimenti particolarmente rilevanti: “L’impatto della classe energetica sui prezzi delle case” e “Gli investimenti in tecnologie verdi e la domanda di lavoro”. Il documento è stato redatto da un gruppo di lavoro costituito da rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Segreteria Tecnica e Dipartimento Energia – Direzione Generale fonti energetiche e titoli abilitativi), del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, della Banca d’Italia, di Enea, Gse, Istat, Inapp, Eni, Snam e Terna. Questa collaborazione tra diversi enti e istituzioni sottolinea l’importanza del lavoro sinergico per affrontare le sfide energetiche e ambientali del Paese.

L’Italia riduce la dipendenza energetica dall’estero: i dati del 2023

Il Report evidenzia un nuovo passo verso una maggiore sicurezza energetica per l’Italia. Secondo i dati più recenti, il Paese ha notevolmente ridotto la propria dipendenza dalle importazioni energetiche. La quota di importazioni nette rispetto alla disponibilità energetica lorda è scesa dal 79,2% del 2022 al 74,6% dello scorso anno.

I settori che hanno contribuito maggiormente a questa riduzione sono quelli dei combustibili solidi (-2922 ktep, -38%), delle energie rinnovabili e bioliquidi (-621 ktep, -22%) e del gas naturale (-8.823 ktep, -15%). Seppur in misura minore, si è registrato anche un calo delle importazioni nette di petrolio e prodotti petroliferi (-1926 ktep, -2,5%). Tuttavia, questo decremento è stato parzialmente compensato da un aumento del 15% dell’import netto di energia elettrica. Ma cosa significano in sisntesi questi dati?

  • Maggiore autonomia energetica: l’Italia sta diventando meno vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi internazionali dei combustibili fossili e alle crisi geopolitiche;
  • Sviluppo delle fonti rinnovabili: la riduzione delle importazioni di energie rinnovabili e bioliquidi è un segnale positivo, che indica un progresso verso un mix energetico più sostenibile;
  • Diversificazione delle fonti di approvvigionamento: l’aumento dell’import netto di energia elettrica suggerisce una maggiore flessibilità nel reperimento dell’energia necessaria a soddisfare la domanda interna.

Boom delle rinnovabili in Italia: produzione nazionale in crescita e domanda di gas in calo

Il 2023 si conferma un anno di svolta per il settore energetico italiano. La produzione nazionale ha registrato un aumento di 1.461 ktep (+4,2% rispetto al 2022), un risultato principalmente attribuibile alla crescita esponenziale delle fonti rinnovabili.

“Le fonti rinnovabili di energia nel 2023 hanno trovato ampia diffusione in tutti i settori di utilizzo: dall’elettrico, con le fonti solare ed eolica in progressiva crescita, al termico trainato principalmente dalla diffusione delle pompe di calore, ai trasporti con biocarburanti e biometano; la quota dei consumi energetici complessivi coperta da rinnovabili è stimata al 19,8%, in aumento di circa 0,7 punti percentuali rispetto al 2022.”

A fronte di questo scenario positivo, si registra una significativa riduzione del 10,3% (-7 miliardi di metri cubi) della domanda del gas in Italia. Tale calo è giustificato da diversi fattori:

  • Stagnazione economica: la persistente stagnazione economica, che ha impattato su tutti i settori produttivi, ha inevitabilmente ridotto la domanda di energia;
  • Minor utilizzo per la produzione elettrica: il ricorso sempre più frequente alle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica ha limitato l’utilizzo del gas in questo settore;
  • Piano di contenimento dei consumi: le misure di contenimento dei consumi energetici, adottate a seguito della crisi energetica, hanno contribuito a ridurre la domanda di gas;
  • Condizioni climatiche miti: le temperature miti registrate nel corso del 2023 hanno ridotto la necessità di riscaldamento, con conseguente diminuzione della domanda di gas.

Quali sono le prospettive future?

I dati presentati offrono un quadro incoraggiante, ma è fondamentale continuare a lavorare per consolidare i risultati raggiunti e accelerare la transizione verso un sistema energetico sempre più pulito ed efficiente. Saranno necessari ulteriori investimenti nelle energie rinnovabili, nella rete elettrica e nell’efficienza energetica per raggiungere gli obiettivi climatici e garantire la sicurezza energetica del Paese a lungo termine.

I dati del 2023 mostrano un’Italia che sta compiendo progressi significativi verso una maggiore autonomia energetica. Tuttavia, è necessario mantenere alta l’attenzione su questo tema e proseguire con determinazione lungo il percorso della decarbonizzazione.

Proseguire il percorso verso gli obiettivi energetici

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha sottolineato l’importanza di mantenere un chiaro impegno verso il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati per il 2030 e il 2050. Questi traguardi, cruciali per il futuro del Paese, richiedono uno sforzo costante e collettivo. Pichetto ha evidenziato che gli obiettivi sono pregnanti perché la loro realizzazione avrà un impatto diretto sul benessere e sulla sorte dell’Italia.

Per mantenere il ritmo necessario al raggiungimento di tali obiettivi, sarà fondamentale garantire efficienza amministrativa. Il Paese ha ancora molta strada da percorrere, ma è essenziale compierla, poiché è nell’interesse nazionale. Ignorare o ritardare l’azione significherebbe andare contro il futuro dell’Italia stessa.

Un elemento chiave sarà la necessità di semplificare i processi burocratici per accelerare la transizione senza compromettere la trasparenza. Il ministro ha insistito sull’importanza di eliminare passaggi superflui che rallentano l’implementazione delle politiche energetiche, mantenendo però una rigorosa attenzione alla serietà e all’integrità delle procedure.

Riduzione dei prezzi dell’energia e calo dei consumi nel 2023

Nel 2023 si è registrata una significativa diminuzione dei prezzi dell’energia, particolarmente per le imprese. Rispetto al 2022, i costi dell’energia elettrica sono scesi del 25%, mentre quelli del gas naturale hanno subito una riduzione del 18%. Questo calo ha avuto effetti positivi non solo per le imprese, ma anche per le famiglie italiane, che hanno visto una riduzione dei costi energetici complessivi.

Le famiglie italiane nel 2023 hanno consumato 49.315 ktep di energia, un calo del 4,3% rispetto all’anno precedente, con una spesa complessiva di 101,6 miliardi di euro, in diminuzione del 4,2% rispetto al 2022. Di questo consumo energetico, il 55,8% è stato destinato agli usi domestici, mentre il 44,2% è stato impiegato per il trasporto privato.

Per quanto riguarda gli usi domestici, si è osservata una riduzione dell’8% rispetto al 2022. La domanda energetica per la casa è stata soddisfatta prevalentemente attraverso gas naturale, biomasse e elettricità. Dall’altro lato, il trasporto privato, che ha comportato una spesa di circa 47,5 miliardi di euro (+0,5% rispetto al 2022), ha fatto ampio uso di gasolio e benzina.

Nel complesso, la spesa energetica totale è diminuita del 4,2% tra il 2022 e il 2023, attestandosi a 101,6 miliardi di euro a prezzi correnti. Questa contrazione rappresenta un’importante evoluzione nella gestione dei consumi energetici, segnalando un progressivo adattamento del Paese verso una maggiore efficienza energetica e un uso più consapevole delle risorse.

Impatto del cambiamento climatico e della transizione energetica sui consumi energetici domestici

Il cambiamento climatico e la transizione energetica stanno influenzando in modo significativo il consumo medio annuo di energia nelle famiglie italiane. Gli incentivi statali mirati a migliorare l’efficienza energetica di molte abitazioni, insieme a inverni più miti, hanno contribuito a una riduzione della domanda di riscaldamento domestico. Di conseguenza, nel biennio 2021-2023, l’energia utilizzata dalle famiglie è diminuita del 7,3%. Questa riduzione riflette non solo l’impatto delle politiche di sostegno, ma anche la crescente sensibilità verso un uso più efficiente e sostenibile delle risorse energetiche.

Nonostante il calo del consumo energetico, la riduzione non ha comportato un beneficio diretto in termini di spesa energetica. Anzi, nello stesso periodo, i costi sostenuti dalle famiglie per l’energia sono aumentati del 28,1%. Questo divario tra consumi e costi pone l’accento su una questione fondamentale: la necessità di ridurre la dipendenza energetica dall’estero. Sebbene gli sforzi per migliorare l’efficienza energetica siano evidenti, l’aumento dei prezzi dell’energia sottolinea l’urgenza di una maggiore indipendenza energetica per l’Italia, soprattutto in un contesto di crescenti incertezze geopolitiche e fluttuazioni dei mercati globali dell’energia.

Questa situazione stimola una riflessione sulla necessità di politiche energetiche più incisive, che possano garantire non solo un consumo più efficiente, ma anche una stabilizzazione dei prezzi a lungo termine. L’autonomia energetica, supportata da una transizione accelerata verso le fonti rinnovabili, potrebbe rappresentare la chiave per bilanciare consumi e costi, garantendo così una maggiore sostenibilità economica e ambientale.

Accelerazione della transizione verde e impatti sul mercato del lavoro

La transizione verde è destinata a accelerare e a generare forti cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro, con evidenti segnali che indicano come questo processo stia già contribuendo ad aumentare la domanda di lavoro e a creare nuove figure professionali.

“In particolare, i dati ci dicono che l’adozione di tecnologie verdi nel periodo 2019-2021 si è accompagnata ad un incremento della domanda di lavoro del 1,3%“, ha dichiarato Andrea Ricci, dirigente di ricerca dell’Inapp. Questo significa che le imprese che hanno investito in tecnologie sostenibili hanno registrato una crescita della domanda di nuove figure professionali, legate alla progettazione, installazione e gestione di soluzioni energeticamente efficienti e a basso impatto ambientale.

Quali sono le figure professionali più richieste? La transizione verde sta creando una forte domanda di competenze specialistiche in diversi settori, tra cui:

  • Energie rinnovabili: tecnici per l’installazione e la manutenzione di impianti fotovoltaici, eolici e altre fonti rinnovabili;
  • Efficienza energetica: esperti in diagnosi energetica, auditor energetici, progettisti di edifici a basso consumo;
  • Mobilità sostenibile: ingegneri automobilistici specializzati in veicoli elettrici, esperti in infrastrutture per la ricarica;
  • Economia circolare: esperti in gestione dei rifiuti, progettazione di prodotti sostenibili, riciclo e recupero di materiali.

Nonostante le opportunità, la transizione verde pone anche delle sfide per il mercato del lavoro. È necessario un importante investimento nella formazione e nella riqualificazione dei lavoratori, per garantire che siano dotati delle competenze necessarie per cogliere le nuove opportunità. Inoltre, è fondamentale rafforzare la collaborazione tra istituzioni, imprese e mondo della formazione per sviluppare percorsi formativi ad hoc e favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

La transizione verde rappresenta una grande opportunità per creare nuovi posti di lavoro e rilanciare l’economia. Tuttavia, per cogliere appieno i benefici di questa trasformazione è necessario agire in modo coordinato e tempestivo, investendo nella formazione e nella creazione di politiche industriali sostenibili.

Adozione limitata delle tecnologie verdi nelle imprese italiane e impatti sul lavoro

Un’analisi condotta dall’Inapp su un ampio campione di 30.000 società di persone e di capitali ha rivelato che solo il 15% delle imprese con almeno un dipendente, nel periodo 2019-2021, ha adottato tecnologie per la transizione verde dei processi produttivi. Questo dato, pur rappresentando un primo segnale di cambiamento, evidenzia che la diffusione delle tecnologie sostenibili è ancora limitata all’interno del tessuto imprenditoriale italiano.

La percentuale del 15% corrisponde ad appena l’1,7% delle spese totali per investimenti, con un ammontare medio di circa 174 euro per dipendente. Questo livello di investimento, sebbene iniziale, suggerisce una lenta integrazione delle tecnologie verdi nei processi produttivi, legata a diversi fattori strutturali.

Le cifre variano significativamente in base alla dimensione dell’impresa, alla localizzazione geografica e al settore di attività. Le imprese più grandi, situate in aree geograficamente avanzate e attive in settori specifici, tendono a investire maggiormente nelle tecnologie verdi, mentre le imprese più piccole e localizzate in aree meno sviluppate mostrano una minore adozione di tali tecnologie. Tuttavia, emergono segnali interessanti riguardo le ricadute sul mercato del lavoro, soprattutto in termini di domanda di nuove competenze e di opportunità occupazionali legate alla sostenibilità.

Andrea Ricci ha concluso sottolineando che, sebbene la transizione verde sia ancora limitata all’interno del sistema imprenditoriale italiano, le prospettive future indicano potenziali benefici non solo per il mercato del lavoro, ma anche per la crescita economica. La transizione verde, se adeguatamente sostenuta, potrebbe rappresentare un motore per la trasformazione dell’economia, spingendo le imprese verso modelli più sostenibili e competitivi.