Elezioni Europee 2024, i Verdi perdono 19 seggi: cosa ne sarà del Green Deal

Tra forte astensione e crescita dei nazionalismi, regge la maggioranza che ha dato vita al Green Deal, compito dei leader europei è dare continuità alla transizione

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Gli esiti delle elezioni europee hanno rappresentato una sconfitta per le forze verdi in campo. Nonostante ciò, la tenuta del Ppe e di Ursula Von der Leyen, che ha lanciato il Green Deal come una priorità per la riduzione delle emissioni climalteranti, lascia intendere una possibile riconferma alla guida della Commissione Europea e il proseguo della strada tracciata per il “patto verde”. Tuttavia, a causa delle critiche provenienti dalla destra nei confronti del Green Deal, è probabile che il piano venga rivisto.

Elezioni europee e il Green Deal

Le elezioni europee del 2019 hanno rappresentato un’eccezione per i Verdi, poiché si sono tenute in un contesto storico in cui i temi climatici erano al centro dell’agenda politica internazionale. Tuttavia, questa situazione non si sta ripresentando attualmente. Le priorità degli elettori nel 2024 riguardano principalmente l’aumento dei costi della vita, l’inflazione, la guerra in Ucraina e l’escalation in Medio Oriente.

Nonostante la sconfitta dei Verdi, la tenuta del Ppe e di Ursula Von der Leyen, che ha posto il Green Deal come una priorità per la riduzione delle emissioni climalteranti, lascia intendere una possibile riconferma alla guida della Commissione Europea e il proseguo della strada tracciata per il “patto verde”.

Il calo del sostegno ai Verdi nelle elezioni europee e le conseguenze per il Green Deal

L’ultima tornata elettorale ha evidenziato un netto calo di sostegno per i partiti verdi in diversi Paesi europei, segnando un momento difficile per le politiche ambientaliste. In particolare, in Germania si è visto un significativo trasferimento di voti verso l’ultradestra di Afd, mentre in Francia si è registrata una pesante sconfitta per Emmanuel Macron. Anche in Austria le destre hanno trionfato, delineando un trend simile in molte altre nazioni del Vecchio Continente.

La coalizione Verde nel Parlamento Ue alle elezioni europee 2024 ha subito una delle perdite più consistenti dopo il gruppo Renew, con un decremento di almeno 19 seggi, passando da 71 a 52 (7,22%) e scivolando dalla quarta alla sesta posizione nella classifica dei gruppi più grandi. Questo risultato rappresenta un duro colpo per l’ambiente politico europeo, alimentando preoccupazioni riguardo al futuro del Green Deal e ai piani per la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra. Questi ultimi includono diverse misure cruciali, come la Politica agricola comune (Pac), la Nature Restoration Law, le regolamentazioni sull’automotive e l’edilizia sostenibile, che sono state ampiamente contestate dalle destre europee.

Con l’avanzata di partiti che criticano apertamente quello che considerano “eco-follie“, citando l’espressione utilizzata da Fratelli D’Italia, è plausibile che si cerchino scappatoie o strategie per mettere in discussione i progressi faticosamente raggiunti negli ultimi cinque anni. La situazione attuale solleva quindi interrogativi sul mantenimento degli impegni ambientali nell’Unione Europea, in un contesto politico che sembra sempre più incline a sfide e revisioni.

Sfide per il Green Deal, tra implementazione e nuove politiche

Francesca Bellisai, consigliera per le politiche dell’Ue del think tank ambientale Ecco, esprime cautele sull’avvenire del Green Deal europeo, sottolineando che, nonostante non sia facilmente smantellabile, potrebbe verificarsi un rallentamento nell’attuazione di alcuni suoi obiettivi cruciali. Parallelamente, Bas Eickhout, leader del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, condivide una visione simile, ritenendo improbabile un regresso sulle politiche climatiche già stabilite, ma anticipa difficoltà nell’introdurre nuove iniziative ambientali.

In un contesto in cui i movimenti politici di destra guadagnano terreno, cresce la preoccupazione tra gli ambientalisti europei che le ambizioni climatiche possano subire un indebolimento. Questo timore si fa particolarmente pressante nell’anno segnalato dal servizio Copernicus come quello con 12 mesi consecutivi di temperature record, un chiaro campanello d’allarme sulla necessità di azioni climatiche decise e immediate.

Luci e ombre per i Verdi alle elezioni europee

Nonostante i significativi cali di consenso in aree tradizionalmente green come la Germania, dove il sostegno ai partiti ambientalisti si è ridotto drasticamente rispetto a cinque anni fa, emergono segnali incoraggianti per le forze ambientaliste europee. In Danimarca, ad esempio, il gruppo Greensefa ha visto un incremento di un seggio, mentre in Svezia i verdi hanno conquistato tre seggi. Anche nei Paesi Bassi, nonostante la prevalente ondata di destra, i risultati ottenuti dai verdi sono stati positivi.

L’Italia mostra anch’essa segnali promettenti per il movimento verde, con partiti come Alleanza Verdi Sinistra che hanno ottenuto un considerevole 6,7% dei voti, assicurandosi seggi in parlamento con figure anche meno direttamente collegate al movimento ambientalista, come Ilaria Salis o Mimmo Lucano. Rilevante è il dato che quasi la metà degli studenti fuori sede (40,35%) ha dato il proprio sostegno ad Avd. A livello locale, è degno di nota il successo dei Verdi a Bolzano, in Alto Adige, dove la candidata Brigitte Foppa ha guidato il partito al secondo posto, subito dopo Fdl.

Questi risultati, se da un lato non compensano completamente le perdite in altre nazioni europee, dall’altro forniscono una base di speranza per il futuro del movimento verde, indicando aree in cui il messaggio ambientalista continua a trovare terreno fertile e a generare supporto significativo.

Timori per le ambizioni climatiche

Come detto, i partiti Verdi hanno perso seggi nelle elezioni europee, secondo i risultati provvisori, sollevando preoccupazioni sul fatto che il continente possa essere sull’orlo di indebolire le sue ambizioni climatiche.

In Germania, roccaforte storica dei Verdi, la quota di voto del partito si è quasi dimezzata rispetto alle ultime elezioni del 2019. I sondaggi elettorali suggerivano però un calo di 8,5 punti percentuali, passando dal 20,5% al 12%. In Francia, l’estrema destra ha doppiato Emmanuel Macron, tanto che sono state chieste elezioni anticipate.

Come abbiamo appena visto, alcune vittorie minori sono state ottenute altrove. In Danimarca i Verdi hanno ottenuto un seggio in più, mentre in Svezia dovrebbero averne mantenuti tre.

I Verdi perdono voti nelle elezioni europee, ma potrebbero ancora avere un ruolo chiave

I Verdi avevano ottenuto risultati straordinari alle ultime elezioni del 2019, quando le proteste studentesche guidate da Greta Thunberg avevano imposto il cambiamento climatico nell’agenda politica. Tuttavia, questa volta, la fazione ha perso voti poiché guerre e problemi economici distolgono l’attenzione degli elettori dalle preoccupazioni ambientali.

Nonostante ciò, potrebbero ancora svolgere un ruolo chiave nella scelta del prossimo presidente della Commissione Europea, a seconda del livello di supporto per i partiti centristi.

In Germania, dove i Verdi sono parte di un governo di coalizione, le perdite sono state accolte con delusione dal partito e dagli attivisti climatici. Tradizionalmente sostenuti dai giovani elettori, alcuni di essi sembrano ora essersi spostati verso l’estrema destra dell’Alternative für Deutschland (AfD) o verso nuovi partiti, secondo i dati dei sondaggi del pubblico ZDF.

I Verdi tedeschi e il peso delle crisi: un campanello d’allarme per l’Europa

Il recente calo di consensi dei Verdi tedeschi alle elezioni è un campanello d’allarme che risuona in tutta Europa. Dietro a questo ridimensionamento politico si nasconde il malcontento dell’elettorato verso le politiche attuate dal governo di coalizione tra Spd e Verdi, ritenute responsabili del rallentamento economico e dell’aumento dei prezzi.

Le difficoltà economiche post-pandemia e la guerra in Ucraina, con il conseguente stop dei rapporti con la Russia, pesano certamente sul quadro generale. Tuttavia, molti cittadini tedeschi accusano anche le politiche di transizione energetica verde di aver contribuito al problema, alimentando la paura di un impatto negativo sull’occupazione.

La chiusura delle centrali a carbone, la conversione industriale e l’aumento dei prezzi energetici sono solo alcuni dei fattori che hanno generato questo malcontento. L’eco di questa delusione potrebbe propagarsi anche ad altri partiti Verdi europei, ponendo un serio interrogativo sul futuro del movimento ambientalista.

I Verdi in calo, un futuro incerto per le politiche ambientali in Europa

La riduzione del sostegno elettorale in Germania si traduce in un calo di seggi per i Verdi anche all’Europarlamento. Per mettere in prospettiva la situazione: dalla quota di 74 eurodeputati eletti nel 2019, si prevede una diminuzione a 53 nella prossima legislatura. Un calo significativo che rappresenta una bocciatura non solo del partito, ma anche della linea politica green e delle misure per la transizione ecologica.

Tuttavia, l’agenda politica europea degli ultimi anni ha posto una grande enfasi sulla questione ambientale e sulla transizione ecologica. Pur non facendo parte della maggioranza che ha portato Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione, i Verdi hanno avuto un’influenza considerevole grazie al loro numeroso gruppo parlamentare europeo e alla presenza nel governo tedesco a partire dal 2021.

La domanda sorge spontanea: quali saranno le conseguenze per le politiche ambientali? L’impressione è che, nonostante tutto, l’Europa non farà marcia indietro su molte questioni chiave. Ambiente e transizione energetica ed economica continueranno a essere temi centrali, ma saranno promossi da altri partiti politici, che probabilmente terranno conto anche delle preoccupazioni legate alla perdita di posti di lavoro e agli oneri sociali derivanti dalle politiche ambientali. La lezione che emerge dai risultati elettorali dei Verdi in Germania e in Europa è chiara: attualmente, l’elettorato percepisce un’assenza di compromesso tra le esigenze ambientali e la tutela dell’occupazione.

Rinascita verde in Italia

In Italia, a differenza di altre nazioni europee, la lista ecologista simboleggiata dal sole ha visto un’ascesa nel consenso popolare. I Verdi, in sinergia elettorale con la Sinistra guidata da Nicola Fratojanni, hanno raccolto quasi il 7% dei voti, superando le previsioni e migliorando i risultati delle elezioni legislative del 2022 di almeno due punti percentuali. Angelo Bonelli, leader dei Verdi italiani, celebra questo trionfo che potrebbe tradursi in un ruolo più influente per il partito all’interno del Parlamento Europeo a Strasburgo.

Il peso del voto degli studenti italiani fuorisede

Il buon risultato ottenuto dall’alleanza Verdi-Sinistra in Italia è anche merito del voto degli studenti fuoriesce. Infatti, quasi 24 mila studenti italiani fuorisede hanno ottenuto per la prima volta il permesso di votare senza dover rientrare nel proprio comune di residenza. Nonostante questo passo avanti per ridurre l’astensionismo, questo numero rappresenta solo il 4% circa dei circa 591.000 studenti fuorisede presenti in Italia. Nel fine settimana, l’80,8% di coloro che hanno potuto beneficiare di questo permesso elettorale, ossia oltre 19.000 studenti fuorisede, ha effettivamente votato.

Tra questi studenti, la lista più votata è stata l’Alleanza Verdi-Sinistra, con il 40,35%, seguita dalla lista del Partito Democratico (25,47%) e da Azione (10,21%). A seguire, il Movimento 5 Stelle (7,84%), la lista “Stati Uniti d’Europa” (7,64%), Fratelli d’Italia (3,37%), Forza Italia (2,33%) e Pace Terra Dignità (1,73%). La Lega ha ottenuto 93 voti, fermandosi allo 0,53%.

Green Deal: un futuro incerto ma necessario, secondo il Wwf

Nonostante i risultati delle elezioni europee non garantiscano una maggioranza schiacciante a favore del Green Deal, il Wwf ritiene che la sua attuazione resti possibile e auspicabile. L’organizzazione sottolinea come il cambiamento climatico stia già causando gravi conseguenze sulla stabilità sociale, economica e finanziaria degli europei, rendendo urgente la transizione verso un modello sostenibile.

Il Wwf evidenzia come l’investimento nella sostenibilità ambientale stimoli l’economia e crei posti di lavoro. In Europa, oltre 5,1 milioni di persone lavorano nel settore green, con un numero in crescita. Gli investimenti nell’energia pulita hanno contribuito a quasi un terzo della crescita del PIL dell’Unione Europea nel 2023. Ignorare questi dati e difendere gli interessi delle industrie inquinanti, secondo il Wwf, è sconcertante.

In Italia, l’astensionismo ha rappresentato un importante segnale di disillusione da parte dei cittadini. Tuttavia, il voto degli under 30, che, come abbiamo visto, si è orientato in larga parte verso le forze politiche più attente a clima e ambiente, dimostra chiaramente quali sono le aspettative delle nuove generazioni per il futuro dell’Europa.

La transizione ecologica e il futuro dell’Europa, la visione del Wwf Italia

Il Presidente del Wwf Italia, Luciano Di Tizio, ha dichiarato: “Come Wwf, abbiamo seguito queste elezioni con particolare attenzione, creando l’Osservatorio ‘Natura chiama Europa’ che ha prodotto analisi e dossier, confrontandosi con le forze politiche e tante altre componenti della società civile. Il voto di ieri non ci ha sorpreso: l’Europa si ritrova impaurita davanti alle enormi sfide che dovrà affrontare nei prossimi anni, a partire dalla transizione ecologica”.

I cittadini europei chiedono maggiore sicurezza e un futuro più prospero: obiettivi che potranno essere raggiunti solo se si confermerà la scelta di una giusta transizione ecologica che non penalizzi le fasce delle popolazioni che già oggi sono in sofferenza per motivi che nulla hanno a che fare con il percorso tracciato dal Green Deal.

Il nuovo Parlamento europeo e la nuova Commissione non potranno ignorare questa enorme sfida, anche per le future generazioni. Ma saranno soprattutto i Capi di Stato e di Governo a indicare la rotta. “Vedremo – conclude Di Tizio –  quali scelte vorrà adottare il Governo italiano che finora si è quasi sempre opposto all’avanzamento delle politiche ambientali in Italia e in Europa. Questa scelta, se non vi sarà un cambio di rotta, avrà effetti disastrosi sulla protezione dell’ambiente, ma anche sulla salute e sulla sicurezza di tutti i cittadini”.