Inceneritori o termovalorizzatori: questione di definizioni, ma non solo. A monte sembra esserci anche tanta confusione sul significato di questi termini e sulla differenza stessa tra ‘inceneritore’ e ‘termovalorizzatore’. Parole difficilmente interscambiabili, in realtà, visto che si tratta di sistemi di smaltimento abbastanza diversi.
Indice
Cos’è un inceneritore
Un inceneritore è un impianto adibito allo smaltimento dei rifiuti che funziona tramite distruzione dei materiali inerti. I rifiuti, in pratica, vengono bruciati o come suggerisce la parola stessa ‘inceneriti’. Questi impianti devono rispondere a precise normative che definiscono il tipo di rifiuti che possono essere conferiti negli inceneritore. Ad esempio, è vietato incenerire materiali che durante la combustione possono sprigionare esalazioni o scorie particolarmente tossiche per la salute umana. Inoltre, i fumi derivanti dalla combustione devono essere adeguatamente monitorati e filtrati secondo quanto stabilito dalla normativa vigente in materia.
Cos’è un termovalorizzatore
Un termovalorizzatore è un impianto industriale sofisticato e complesso che si occupa dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, non riciclabili attraverso i normali processi di raccolta differenziata. Rispetto agli inceneritori tradizionali, la differenza sostanziale del termovalorizzatore è nella sua capacità di trasformare i rifiuti in energia, in un processo noto come “valorizzazione”. L’importanza di questo approccio deriva dalla crescente consapevolezza ambientale e dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti. Anziché limitarsi a bruciare i rifiuti, il termovalorizzatore sfrutta il calore generato dalla combustione per produrre energia elettrica, un processo che consente di recuperare risorse utili dai rifiuti stessi. Questa energia può essere utilizzata per alimentare reti elettriche, riducendo la dipendenza da fonti energetiche non rinnovabili e contribuendo alla transizione verso un’economia più sostenibile.
Il funzionamento di un termovalorizzatore è altamente tecnologico e controllato. All’interno del forno, i rifiuti vengono bruciati a temperature estremamente elevate, superando gli 850 gradi Celsius. Questo elevato livello di calore permette la completa ossidazione dei rifiuti, minimizzando la formazione di sostanze inquinanti come le diossine. Il vapore prodotto durante la combustione viene quindi utilizzato per azionare un turbogeneratore, un dispositivo che converte il calore in energia elettrica. Prima di essere rilasciati nell’atmosfera, i gas di scarico passano attraverso sofisticati sistemi di filtraggio progettati per catturare e ridurre al minimo le emissioni nocive. Questo processo di depurazione assicura che le emissioni siano conformi agli standard ambientali e non costituiscano un rischio per la salute umana o l’ecosistema circostante. Anche se il processo di termovalorizzazione riduce significativamente l’impatto ambientale rispetto alle tradizionali discariche o agli inceneritori, è importante sottolineare che non è privo di criticità. Le emissioni gassose e le ceneri residue possono comunque contenere sostanze dannose per l’ambiente e la salute umana, se non trattate adeguatamente. Tuttavia, con l’avanzamento della tecnologia e l’implementazione di rigorosi standard di sicurezza ambientale, i termovalorizzatori rappresentano una soluzione promettente per lo smaltimento sostenibile dei rifiuti urbani.
Dove sono i termovalorizzatori in Italia
Attualmente, sono circa 37, un dato che varia a seconda che si includano nel computo anche gli impianti non attivi o quelli adibiti allo smaltimento di rifiuti pericolosi di derivazione chimica ed industriale.
Il numero maggiore di termovalorizzatori è al Nord, dove si contano 26 impianti. Al Centro sono presenti 5 termovalorizzatori. Al Sud, i termovalorizzatori attivi sono 6, ma solo l’impianto di Acerra (Napoli) è considerato efficiente per caratteristiche e dimensioni.
L’impatto economico che lo squilibrio tra Nord e Sud provoca sul Sistema-Paese è testimoniato da un fatto piuttosto eloquente: solo nel 2016 la regione Campania è stata costretta ad esportare 258 mila tonnellate di rifiuti urbani verso le regioni del Nord Italia. Altre 103 mila tonnellate sono state smistate all’estero per un costo medio di ben 200 euro a tonnellata.
Il dibattito sui termovalorizzatori e gli inceneritori è diventato un tema centrale nel panorama politico recente, sollevando controversie sul piano di smaltimento dei rifiuti nel contesto dell’emergenza ambientale. L’incertezza sui termini e sulle differenze tra i due impianti alimenta la discussione, mentre il piano governativo propone un aumento dei termovalorizzatori per affrontare le sfide legate ai rifiuti tossici.