Consumo di suolo, allarme Ispra: “Spariscono 2,4 mq al secondo”

Secondo il rapporto "Il consumo di suolo in Italia 2023", pubblicato il 25 ottobre dal SNPA, in Italia il consumo del suolo avanza di 2,4 metri quadrati al secondo

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Il consumo di suolo, insieme ai cambiamenti climatici, rappresenta un fattore significativo nel contribuire al riscaldamento delle città, soprattutto durante i mesi estivi. Nel corso del 2022, il consumo di suolo in Italia ha subito un acceleramento notevole, raggiungendo una velocità di 2,4 metri quadrati al secondo. In un solo anno, l’area terrestre persa è stata di 77 km2, il 10% in più rispetto all’anno precedente.

Le città stanno vivendo un aumento costante della temperatura, e ciò è direttamente correlato all’incremento della densità delle coperture artificiali. Nei principali centri urbani italiani, in particolare, si registrano picchi di temperatura del suolo che possono variare tra 43 e 46 °C durante le giornate più calde. In media, la differenza di temperatura tra le aree urbane e il territorio circostante è di 4 °C durante l’estate, con punte di 6 °C a Firenze e addirittura oltre 8 °C a Milano.

Il suolo: una risorsa preziosa e fragile

Il suolo, in condizioni naturali, svolge un ruolo fondamentale nella fornitura dei servizi ecosistemici essenziali per il sostentamento dell’umanità. Questi servizi includono l’approvvigionamento di prodotti alimentari, biomassa e materie prime, la regolazione del clima, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, il controllo dell’erosione e dei nutrienti, la regolazione della qualità dell’acqua, nonché la protezione e la mitigazione dei fenomeni idrologici estremi. Inoltre, il suolo fornisce servizi come il supporto fisico, la decomposizione e la mineralizzazione della materia organica, la creazione di habitat per la biodiversità e la conservazione della stessa. Infine offre servizi culturali, come quelli legati al ricrearsi in un ambiente naturale, al paesaggio e al patrimonio naturale.

Nonostante la sua importanza, il suolo è spesso considerato con scarsa consapevolezza e poca attenzione nella valutazione degli effetti derivanti dalla sua perdita di funzionalità. Pratiche agricole, zootecniche e forestali non corrette, dinamiche insediative, cambiamenti nell’uso del suolo e gli impatti locali dei cambiamenti ambientali globali possono avviare processi di degradazione del suolo, spesso manifestandosi solo quando è troppo tardi per un recupero efficace o quando il costo del ripristino diventa proibitivo dal punto di vista economico. La fragilità del suolo richiede una maggiore consapevolezza e azioni per preservare questa risorsa vitale.

Il consumo di suolo: una minaccia per l’ambiente

Il consumo di suolo è un fenomeno che minaccia una risorsa ambientale di fondamentale importanza. Esso si verifica quando il territorio originariamente agricolo, naturale o seminaturale viene occupato da strutture artificiali, portando a un aumento della copertura artificiale di terreno. Questo fenomeno è strettamente legato alle dinamiche insediative e rappresenta un processo dominato dalla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, dall’espansione delle aree urbane, dalla densificazione o dalla trasformazione del terreno all’interno delle zone urbane e dall’espansione delle infrastrutture nel territorio.

Impatto sul clima e rischio idrogeologico

Il consumo di suolo non ha solo un impatto sulle temperature urbane, ma influisce anche sull’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico e sulla disponibilità di aree agricole.

In soli 12 mesi, oltre 900 ettari di territorio nazionale sono diventati impermeabili nelle aree con pericolosità idraulica media. Questo fenomeno ha provocato una costante diminuzione della disponibilità di aree agricole, con la perdita di altri 4.800 ettari in un anno, il che rappresenta il 68% del consumo totale di suolo in Italia.

Ad oggi, i costi nascosti dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici, ricalcolati in base ai nuovi dati, sono stimati in 9 miliardi di euro ogni anno.

Questi dati evidenziano come il consumo di suolo rappresenta un grave rischio per la sicurezza e l’economia del Paese. È necessario adottare misure per ridurre il consumo di suolo e proteggere il territorio italiano.

Uno sguardo approfondito sul consumo di suolo in Italia

Il Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato dall’Ispra con cadenza annuale dal 2014, quest’anno, per la sua decima edizione, diventa un prodotto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA). Il Rapporto pubblica le nuove stime sul suolo consumato per tutti i comuni italiani, ottenute grazie alla nuova cartografia che aggiorna e rivede l’intera serie storica sulla base delle nuove immagini satellitari ad alta risoluzione. Ad accompagnare il Rapporto anche il primo Atlante del consumo di suolo che riunisce le nuove mappe dettagliate del fenomeno a livello nazionale e locale.

Consumo di suolo: le aree più colpite in Italia

Il territorio italiano subisce una continua trasformazione a causa del consumo di suolo. Al 2022, il suolo coperto da cemento e asfalto supera i 21.500 km2, il 7,14% del territorio nazionale (7,25% se si escludono fiumi e laghi). I cambiamenti più significativi dell’ultimo anno si verificano in alcune zone del Paese: la pianura Padana, soprattutto nelle regioni di Lombardia e Veneto, e la via Emilia; la costa adriatica, con particolare riferimento ad alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese.

Un rischio per la sicurezza del territorio

La perdita di suolo e i conseguenti impatti sulla capacità di fornire servizi ecosistemici, tra cui l’assorbimento dell’acqua, rappresentano una sfida sempre più preoccupante. Nel 2022, il 13% del consumo di suolo totale, corrispondente a circa 900 ettari, ha avuto luogo in aree con pericolosità idraulica media, dove l’11% del territorio è ormai impermeabilizzato, un valore notevolmente superiore alla media nazionale.

Inoltre, oltre il 35% del consumo di suolo totale, pari a oltre 2.500 ettari, ha interessato aree con un elevato o altissimo rischio sismico.

Infine, il 7,5% del consumo di suolo totale, equivalente a quasi 530 ettari, si è verificato in aree a rischio frana.

I comuni italiani che consumano meno suolo

Nell’ambito del consumo di suolo, ci sono comuni che si distinguono per il loro impegno nella preservazione del territorio. Tra i comuni grandi con più di 50 mila abitanti, Ercolano in Campania ha registrato un aumento di appena 0,2 ettari nel 2022. Nei comuni medi, Montale in Toscana non ha visto alcuna variazione nel consumo di suolo, rimanendo stabile. San Martino Siccomario in Lombardia, tra i comuni con meno di 10.000 abitanti, ha addirittura registrato una diminuzione di 0,2 ettari.

Inoltre, tra i capoluoghi delle città metropolitane, Genova, Reggio Calabria e Firenze risaltano per aver preservato il suolo in modo efficiente.

Impatto della logistica e della grande distribuzione organizzata

Nel corso del 2022, in Italia, il settore della logistica e la grande distribuzione organizzata hanno rappresentato una delle principali fonti di consumo di suolo, raggiungendo il picco massimo dal 2006, con un notevole aumento di oltre 506 ettari. Questo ha provocato un impatto significativo su varie regioni del Paese. In particolare, il Nord-Est è emerso come la zona maggiormente interessata da questo aumento, con una superficie di oltre 1.670 ettari, che costituiscono il 5,8% del consumo complessivo di suolo in questa regione. Il Nord-Ovest ha seguito con 1.540 ettari, pari al 6,1%, mentre il Centro ha registrato 940 ettari, corrispondenti al 4,7% del totale.

Consumo di suolo in Italia: le cause principali

Nel panorama del consumo di suolo in Italia, le grandi infrastrutture rappresentano l’8,4% del totale, mentre gli edifici costruiti sui terreni agricoli o naturali negli ultimi 12 mesi coprono quasi 1.000 ettari, equivalente al 14% delle nuove superfici artificiali. Inoltre, sono stati utilizzati 950 ettari, pari al 13,4% in più, per realizzare piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive hanno consumato 380 ettari di suolo in un solo anno, corrispondenti al 5,4% del totale. Da notare anche che per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici sono stati necessari quasi 500 ettari di terreno, di cui 243 rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo.

Consumo di suolo in Italia: allarme Legambiente

Il rapporto annuale dell’Ispra ha messo in evidenza una crescente preoccupazione riguardo al consumo di suolo in Italia. Negli anni successivi alla pandemia, si è verificato un aumento nell’espansione del cemento in un Paese con una popolazione in calo. La maggior parte dei suoli persi è stata sottratta dalle superfici agricole, causando una perdita di servizi ecosistemici, tra cui la produzione agricola.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha sottolineato l’urgenza di approvare una legge contro il consumo di suolo in Italia, una proposta che è rimasta in stallo nel Parlamento per anni. “Si attendono risposte concrete dal Governo Meloni – ha commentato Ciafani – Nel frattempo, l’unico segnale di speranza risiede nella ripresa del dibattito europeo sulla direttiva sul suolo, in discussione nelle prossime settimane presso il Parlamento dell’Unione Europea. L’auspicio è che la proposta della Commissione Europea sia rafforzata e approvata entro la scadenza del mandato”.

Ciafani ha anche chiesto agli europarlamentari e ai ministri italiani a Bruxelles di lavorare in modo trasversale per dotare l’Europa di una legge sul suolo che unisca gli sforzi dei Paesi europei nella protezione di questa risorsa. Successivamente, spetterà agli stati membri sviluppare i propri quadri legislativi per una governance efficace dei loro territori. L’Italia, in particolare, è uno dei Paesi europei in cui il suolo è maggiormente minacciato, non solo dall’eccessiva urbanizzazione, ma anche dai rischi di erosione e desertificazione legati alla crisi climatica.

Il cemento avanza, la popolazione diminuisce: il paradosso italiano

Damiano Di Simine, coordinatore della presidenza del comitato scientifico nazionale di Legambiente, sottolinea un inquietante trend: negli ultimi cinque anni, la popolazione italiana è diminuita di quasi 1,5 milioni di persone, equivalente alla popolazione delle Marche. Di contro, nello stesso periodo, il suolo urbanizzato in Italia è cresciuto di 32.000 ettari, corrispondenti a quanto sarebbe necessario per costruire l’equivalente di quattro città di Milano, sebbene queste rimangano disabitate.

La crescente espansione urbanistica è particolarmente preoccupante nella regione nord-ovest della Penisola, in particolare nell’area della Pianura tra Novara e Verona, attraversando i territori lombardi delle province della BreBeMi (Brescia, Bergamo e Milano). Questa tendenza si estende anche verso la via Emilia (Lodi e Piacenza) e il Porto di Genova (Pavia). Si sta assistendo a una crescente proliferazione di piastre logistiche in territori che hanno una vocazione agricola e sono spesso costituiti da piccoli comuni, senza che venga considerato il destino delle vaste aree industriali dismesse e spesso inquinate, che sono state abbandonate dall’industria nei decenni passati.

La situazione si traduce in uno spreco di suolo senza sfruttare adeguatamente migliaia di ettari di terreni industriali dismessi, spesso contaminati. Questo passaggio da un’opportunità economica a un inefficiente spreco di risorse territoriali rappresenta una sfida significativa. Le Regioni hanno una grande responsabilità nell’indirizzare un adeguato processo di pianificazione territoriale per lo sviluppo sostenibile del Paese.

Misure di mitigazione e prevenzione del consumo di suolo

Per affrontare il problema del consumo di suolo è necessario adottare misure di mitigazione e prevenzione. Tra queste misure, si possono citare:

  • Ridurre la necessità di nuove aree urbanizzate: questo può essere fatto attraverso politiche di sviluppo sostenibile, che promuovono la densità abitativa e l’uso efficiente delle risorse
  • Riqualificare le aree urbanizzate dismesse: questo può essere fatto attraverso il recupero di edifici e infrastrutture abbandonati, o attraverso la conversione di aree industriali in aree verdi
  • Proteggere i terreni agricoli e naturali: questo può essere fatto attraverso la pianificazione territoriale e la creazione di aree protette

Il consumo di suolo è un problema complesso, che richiede un impegno da parte di tutti. È importante sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tematica e promuovere politiche che contribuiscano a tutelare questa preziosa risorsa.