Solare ed eolico sono riusciti per la prima volta a superare il carbone per produzione globale di elettricità. Il sorpasso, un traguardo storico, è avvenuto nel primo semestre del 2025 e a dirlo è il nuovo rapporto Global Electricity Mid-Year Insights 2025 di Ember Climate.
Le fonti rinnovabili, in particolare il solare e l’eolico, stanno quindi trainando la crescita dell’energia sostenibile. Da soli, questi due sistemi di energia rinnovabile sostengono l’88% dell’aumento della domanda mondiale di energia. È la prima volta che la crescita elettrica globale non è alimentata completamente o a maggioranza da combustibili fossili, ma da fonti pulite e a basso impatto ambientale.
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Le rinnovabili sorpassano il carbone
Tra gennaio e giugno 2025, la domanda mondiale di elettricità è aumentata di 369 TWh e la crescita è stata quasi completamente coperta da energia rinnovabile, in particolare solare ed eolico. Il fotovoltaico ha registrato un aumento di 306 TWh, mentre l’eolico è cresciuto di 97 TWh.
Con l’aumento della copertura tramite fonti rinnovabili, è calata la produzione da fonti fossili. Si tratta di un calo lieve, ma che segna un primo sorpasso dell’energia a minor impatto. Il calo è quantificabile in:
- per il carbone -0,6%;
- per il gas naturale -0,2%.
Un piccolo calo, ma anche un grande traguardo. Secondo l’analisi riportata nel rapporto di Ember, questi dati rappresentano i primi segnali di una svolta cruciale e mostrano come l’energia pulita riesca a tenere il passo con la crescita della domanda. Un dato non scontato, che in passato aveva generato dubbi proprio sulla sostenibilità della transizione ecologica.
Allo stesso tempo, secondo l’amministratrice delegata della Global Solar Council, Sonia Dunlop, è necessario che governi e imprese spingano il piede sull’acceleratore per investire su solare, eolico ma soprattutto su batterie di stoccaggio, per consolidare simili risultati.
Cina e India trainano la transizione
Non tutti i Paesi riescono a sostenere la propria domanda interna di energia attraverso le fonti sostenibili; altri, invece, mostrano qual è la strada da seguire. A determinare il sorpasso delle rinnovabili sul carbone a livello globale sono stati Cina e India, i due giganti dell’energia mondiale.
In Cina, per esempio, l’uso dei combustibili fossili è sceso del 2%, mentre la produzione da solare ed eolico è aumentata rispettivamente del 43% e del 16%. In India, invece, il calo di gas e carbone è stato ancora più netto (rispettivamente -34% e -3%), compensato da una crescita del +30% per l’energia pulita.
Vittima invece del cambio di amministrazione e delle politiche di pianificazione energetica, gli Stati Uniti hanno aumentato la produzione di energia da fonti fossili. Infatti, le rinnovabili non hanno tenuto il passo con la domanda proprio per via delle politiche interne che favoriscono carbone e nucleare, e hanno visto i dati sulla transizione ecologica fare diversi passi indietro.
Infine l’Unione Europea, che poteva fare meglio, soprattutto perché promette di diventare il primo continente a impatto zero entro il 2050, ha dovuto fare ricorso a combustibili fossili per compensare il calo di eolico e idroelettrico dovuto agli eventi estremi legati al cambiamento climatico, come la siccità prolungata.
Le prospettive per il 2030 sono negative
Purtroppo, nonostante il risultato storico, le previsioni di crescita per le rinnovabili sono state riviste al ribasso. L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha spiegato che entro il 2030 la capacità mondiale di energia pulita sarà sì aumentata, ma di 4.600 gigawatt e non di 5.500 gigawatt come stimato in precedenza.
Le cause principali sono due:
- la cancellazione degli incentivi alle rinnovabili negli Stati Uniti, voluta dal presidente Donald Trump;
- la riforma del mercato elettrico cinese, che è passato da tariffe fisse ad aste competitive.
Nonostante questo, la transizione energetica prosegue, anche se più lentamente. Secondo l’Aie, la capacità rinnovabile globale sarà più che raddoppiata entro il 2030 e sarà trainata per l’80% dal solare fotovoltaico. Torna quindi la necessità di investire in reti, stoccaggio e sicurezza delle filiere per evitare picchi energetici come nel caso preannunciato dall’eclissi solare totale più lunga del secolo o eventi estremi che danneggino le strutture, portando a scenari di assenza di energia e blackout.
Un altro rischio del mancato investimento è quello di dipendere completamente da un altro Paese. È il caso, per esempio, dell’Unione Europea, che compra più pannelli fotovoltaici di quanti ne produca internamente. È infatti dipendente da pannelli solari e turbine eoliche provenienti da Cina e India.