L’Unione europea si è posta l’obiettivo di ridurre del 55% le morti premature legate all’inquinamento atmosferico entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. Al momento, si stima che nell’Ue ogni anno muoiano circa 300.000 persone a causa del particolato fine, una delle sostanze inquinanti più pericolose e insidiose.
Nonostante la crescente consapevolezza del problema e gli sforzi compiuti per contrastarlo, la situazione in Europa è ancora oggi molto grave. Più del 98% della popolazione vive in zone dove la concentrazione di Pm2.5 supera i limiti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ovvero di 5 microgrammi ogni metro cubo di aria.
Le zone più inquinate si trovano nell’Europa centrale e in alcune metropoli, ma la pianura padana registra i valori più elevati. In questa regione, negli ultimi anni si è registrato un peggioramento significativo della qualità dell’aria.
Questi risultati sono stati ottenuti da una ricerca condotta da 7 redazioni dello European data journalism network (Edjnet), sotto la direzione di Deutsche Welle. L’analisi si è concentrata sui paesi dell’Unione europea, ma ha incluso anche dati relativi a Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Albania, Kosovo, Svizzera, Turchia, Liechtenstein, Norvegia, Islanda, Ucraina, Moldavia e Macedonia del nord.
Indice
Le principali cause dell’inquinamento atmosferico
Le principali cause dell’inquinamento atmosferico in Europa sono:
- Il traffico motorizzato: è la principale fonte di emissioni di particolato fine e di ossidi di azoto
- La combustione di combustibili fossili per la produzione di energia: è una fonte importante di emissioni di ossidi di azoto e di polveri sottili
- L’agricoltura: è una fonte importante di emissioni di ammoniaca, che può contribuire alla formazione di particolato fine
Inquinamento atmosferico: un problema sanitario e economico
L’inquinamento atmosferico, spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), rappresenta il principale fattore di rischio per la salute in Europa. Secondo le stime della Commissione Europea, il suo impatto finanziario si aggira attorno ai 330 miliardi di euro all’anno, un pesante fardello sul sistema sanitario.
Tra le diverse sostanze presenti nell’atmosfera, il particolato è indubbiamente una delle più pericolose. L’esposizione prolungata a questo agente inquinante provoca danni a vari apparati del corpo umano, tra cui il sistema circolatorio e respiratorio, oltre a innescare patologie del sistema centrale e riproduttivo. Tra le conseguenze più comuni vi sono tumori ai polmoni, ischemie, attacchi cardiaci e disturbi respiratori cronici come l’asma. La tossicità raggiunge livelli ancora più critici nel caso del Pm2.5, particolato con un diametro estremamente ridotto (2,5 micrometri), che consente a queste particelle di penetrare profondamente nel corpo umano.
Inquinamento atmosferico in Europa: una situazione ancora problematica
La ricerca condotta dalle 7 redazioni dello European data journalism network (Edjnet), ha rilevato che la situazione dell’inquinamento atmosferico in Europa è molto disomogenea.
In alcuni paesi, come Svezia, Danimarca e Finlandia, si respira aria con una concentrazione di Pm2.5 inferiore alla soglia di 10 µg/m³ in ogni zona. Nel complesso, sono appena 7,5 milioni le persone che respirano aria con una concentrazione di Pm2.5 inferiore ai 5 µg/m³.
Al contrario, in Ungheria e Slovacchia oltre il 99% del territorio presenta una concentrazione di particolato fine superiore ai limiti Oms.
La situazione dell’Italia è invece molto particolare e disomogenea. L’inquinamento dell’aria cambia molto tra le diverse zone della penisola, soprattutto per due ragioni:
- Diversità dell’industrializzazione: le aree industrializzate sono generalmente più inquinate
- Diversità della conformazione del territorio: le aree collinari e montuose sono generalmente meno inquinate delle aree pianeggianti
Entrambi questi fattori, unitamente a una densità demografica superiore alla media nazionale, influenzano notevolmente i dati dell’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana, che è considerata la zona più inquinata d’Europa. Qui, le emissioni inquinanti non solo sono eccessive, ma rimangono intrappolate nella vasta conca padana, creando un “effetto serra” che impedisce all’aria di circolare liberamente. Di conseguenza, il particolato fine e altre sostanze altamente nocive si accumulano costantemente nell’aria respirata dai residenti della regione.
In generale, in tutta Italia, quasi un quinto della popolazione (più di 10 milioni di persone) respira aria con una concentrazione di particolato fine superiore a 20 microgrammi.
Inquinamento atmosferico in Italia: una situazione preoccupante
Le province italiane sono le più inquinate d’Europa per la concentrazione di Pm2.5 nell’aria. Milano, Cremona e Monza sono le prime tre, con valori superiori a 21 microgrammi per metro cubo. Alcune zone della Polonia seguono a breve distanza.
Sono italiane anche molte delle province in cui la concentrazione di Pm2.5 è aumentata maggiormente tra il 2018 e il 2022. In particolare Vicenza, dove la concentrazione è aumentata di 2,3 microgrammi per metro cubo e Varese, dove è aumentata di 1,95.
Progressi limitati ma significativi
In generale, negli ultimi anni, la situazione della qualità dell’aria in Europa ha mostrato alcuni miglioramenti, sebbene siano stati modesti. Solo quattro Stati membri dell’Unione Europea hanno visto un aumento nella concentrazione di Pm2.5 nell’aria tra il 2018 e il 2022, ovvero l’Irlanda e il Portogallo, con incrementi minori in Spagna e Svezia. Nel frattempo, in Finlandia e in Italia, la situazione è rimasta stabile.
Nel resto dei 21 Stati membri dell’Ue, si è invece osservato un miglioramento. I risultati più notevoli sono stati registrati in Repubblica Ceca e in Polonia, come detto in precedenza. Tuttavia, solo poche regioni dell’Ue, soprattutto tra le più popolose, possono affermare di aver raggiunto un livello di inquinamento accettabile. Di conseguenza, la maggioranza della popolazione europea continua a essere esposta a concentrazioni di particolato fine ancora troppo elevate.