Partite Iva apri e chiudi: ecco le regioni più “furbette”

L'Agenzia delle Entrate ha reso noti i dati delle partite Iva apri e chiudi. Il fenomeno vede in testa il Lazio e la Lombardia

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

La guerra contro le partite Iva apri e chiudi ha portato i primi risultati. L’Agenzia delle Entrate ha chiuso 1.221 posizioni, applicando la norma contro le false partite Iva, che è stata introdotta attraverso la Legge di Bilancio 2023. A fornire questi dati è stata direttamente l’AdE attraverso un comunicato stampa diffuso lo scorso 18 agosto 2023, con dati aggiornati al 31 luglio 2023.

Le regioni maggiormente colpite dalla mannaia sono state la Lombardia ed il Lazio, nelle quali sono state chiuse rispettivamente 359 e 254 partite Iva: stiamo parlando del 50% dei provvedimenti che l’amministrazione tributaria ha preso d’ufficio.

Complessivamente a finire sotto la lente d’ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate ci sono altre 500 partite Iva, le quali presentavano una serie di anomalie sotto il profilo soggettivo. Complessivamente, attraverso queste posizioni Iva, sono state effettuate delle operazioni economiche per oltre 2 miliardi di euro.

Partite Iva apri e chiudi: i controlli

Tra le varie misure introdotte attraverso la Legge di Bilancio 2023 per contrastare l’evasione fiscale, il legislatore ha introdotto un intervento il cui scopo è quello di andare a stanare e bloccare il fenomeno delle partite Iva apri e chiudi.

Ma di cosa si tratta? Queste partite Iva sono generalmente collegate ad attività che ne chiedono l’apertura. Che poi ne chiedono la cessazione prima ancora di andare a versare le imposte previste e dovute per legge. Le attività, successivamente, riescono a far perdere completamente le proprie tracce. Si ripresentano in un secondo momento, chiedendo l’apertura di una nuova partita Iva. L’obiettivo è sempre lo stesso: effettuare nuove operazioni e chiudere nuovamente la posizione Iva senza pagare i dovuti tributi.

Il legislatore si è quindi mosso con l’obiettivo di andare a bloccare sul nascere questo particolare fenomeno. Con la Manovra 2023 è stato introdotto un intervento su tre diverse azioni, che, comunque vada, hanno escluso la responsabilità dei professionisti (in un primo momento, infatti, c’era l’intenzione di sanzionare anche i commercialisti che avevano aperto queste partite Iva; ipotesi successivamente abbandonata). Le azioni intraprese sono le seguenti:

  • l’Agenzia delle Entrate ha provveduto ad intensificare i controlli preventivi;
  • nel caso in cui un soggetto dovesse violare la legge è prevista una sanzione di 3.000 euro;
  • nel caso in cui un soggetto sia intenzionato a riaprire la partita Iva, deve stipulare una fideiussione di almeno 50.000 euro per tre anni. Nel caso in cui, in più, le violazioni fossero superiori ai 50.000 euro, dovrà anche aumentare il valore della fideiussione stessa.

I criteri e le modalità di controllo

Attraverso un provvedimento datato 17 maggio 2023, l’Agenzia delle Entrate ha stabilito in maniera precisa e dettagliata i criteri e le modalità per effettuare i vari controlli. Le valutazioni vengono effettuate basandosi principalmente sui seguenti criteri di rischio:

  • quelli che risultano essere riconducibili direttamente al titolare della ditta individuale, al lavoratore autonomo o all’eventuale rappresentante legale della società, dell’associazione o dell’ente, indipendentemente che abbia o meno una personalità giuridica;
  • quelli che, in qualche modo, sono strettamente connessi con la tipologia e le modalità attraverso le quali viene svolta l’attività. Soprattutto rispetto ad alcune anomalie economico e contabili che vengono effettuate nel corso della stessa, che possono essere utili per delle sistematiche condotte evasive;
  • quelli strettamente connessi con la posizione fiscale del soggetto titolare della partita Iva, soprattutto nel momento in cui emergano delle violazioni – gravi o sistematiche – delle varie norme tributarie.

I numeri delle partite Iva chiuse

L’Agenzia delle Entrate, attraverso il comunicato del 18 agosto 2023, ha provveduto a fornire i primi dati sulle partite Iva, che sono state chiuse d’ufficio. Complessivamente al 31 luglio 2023 ne sono state chiuse 1.221. La maggior parte di queste posizioni sono relative a richieste effettuate nelle regioni Lombardia e Lazio, che, complessivamente hanno raggiunto la metà delle chiusure.

Andando ad analizzare nel dettaglio le tre regioni, che risultano essere state maggiormente interessate dai provvedimenti dell’Agenzia delle Entrate, si scopre la seguente dislocazione territoriale:

  • nella regione Lombardia sono state registrate 359 chiusure, che rappresentano il 29% del totale;
  • nella regione Lazio sono state chiuse 254 partite Iva, ossia il 21% del totale;
  • nella regione Campania sono state chiuse 166 posizioni, che corrispondono al 14% del totale.

Andando a verificare nel dettaglio le operazioni di chiusura effettuate nelle varie regioni, il comunicato stampa emesso dall’Agenzia delle Entrate mette in luce che per la Toscana ed il Veneto sono stati adottati 105 provvedimenti di chiusura per ognuna di queste due regioni.

Andando a vedere, invece, quanto è accaduto nelle altre regioni, complessivamente le chiusure sono state 232. Ecco nel dettaglio i numeri regione per regione:

  • Lombardia: 359;
  • Lazio: 254;
  • Campania: 166;
  • Toscana: 105;
  • Veneto: 105;
  • Liguria: 38;
  • Sicilia: 35;
  • Emilia Romagna: 35;
  • Abruzzo: 28;
  • Friuli Venezia Giulia: 22;
  • Molise: 19;
  • Puglia: 19;
  • Piemonte: 18;
  • Marche: 4;
  • Calabria: 4;
  • Sardegna: 3;
  • Umbria: 3;
  • Provincia autonoma di Trento: 3;
  • Basilicata: 1.

Le altre iniziative

L’Agenzia delle Entrate, oltre alle chiusure delle partite Iva, ha stilato una lista contenente oltre 500 partite Iva, che sono state aperte nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2021 ed il 31 dicembre 2022. Per i soggetti che rientrano direttamente all’interno di questo elenco, l’amministrazione tributaria ha in corso alcuni approfondimenti. Queste partite Iva, infatti, presentano alcune anomalie sotto il profilo soggettivo. Le operazioni effettuate da queste partite Iva sono pari a 2 miliardi di euro.

La nuova lista è stata ottenuta grazie al lavoro effettuato e alle analisi compiute dalle varie strutture antifrode dell’amministrazione finanziaria. Per portare a termine questo compito è stato utilizzato un nuovo e specifico applicativo informatico, che si è basato direttamente sulle nuove norme introdotte dal legislatore. La nuova tecnologia, che l’Agenzia delle Entrate sta utilizzando, nel corso del 2022 è riuscita a raggiungere un vero e proprio record nel recupero dell’evasione fiscale: questo è il motivo per il quale il contrasto ai comportamenti fraudolenti può essere portato avanti con delle azioni sempre più specifiche e dettagliate.