È possibile aprire un conto corrente all’estero? Ma, soprattutto, è un’operazione legale? Rispondiamo immediatamente a queste due domande: sì, è possibile aprire e intrattenere un rapporto bancario all’estero. E sì, è un’operazione perfettamente legale.
Nessuno può impedire ad un qualsiasi contribuente l’apertura di un conto corrente all’estero. Ogni soggetto ha piena libertà nel gestire i propri risparmi e depositarli dove meglio crede. Il denaro, che ogni singolo risparmiatore possiede, è un bene mobile e come tale può essere utilizzato come meglio crede.
La legge non limita l’utilizzo del proprio denaro. Ma è necessario che vengano rispettate le leggi vigenti nello Stato di residenza fiscale e in quello nel quale i soldi sono stati depositati.
Il nocciolo della questione, sostanzialmente, è questo: è possibile aprire un conto corrente all’estero, ma si deve rispettare la normativa fiscale. Non farlo può diventare un’operazione rischiosa: si può andare incontro a delle sanzioni per riciclaggio. Quello a cui è necessario prestare attenzione, inoltre, è la normativa sul monitoraggio fiscale e sull’evasione fiscale. Quindi: via libera all’apertura di un conto corrente all’estero, ma rispettando la legge in ogni suo punto e in ogni sua sfumatura.
Indice
Aprire un conto corrente all’estero
Sono diverse le motivazioni che possono portare un risparmiatore ad aprire un conto corrente all’estero. E non nascondono necessariamente la volontà di occultare dei proventi da attività illegittime o in nero. Aprire un conto corrente all’estero è perfettamente legale, purché il patrimonio conferito in questo rapporto bancario provenga da una fonte di reddito lecita e dichiarata.
Il contribuente, inoltre, deve rispettare la normativa sul monitoraggio fiscale delle attività patrimoniali e finanziarie all’estero direttamente nella dichiarazione dei redditi. Nel momento in cui vengono rispettati tutti questi requisiti, l’operazione può essere ritenuta perfettamente legale. Tra l’altro è stata direttamente la Comunità Europea a confermare la piena legittimità di un conto corrente all’estero, dichiarando che:
tutti i cittadini di uno Stato appartenente alla Comunità hanno il diritto di aprire un conto corrente bancario in qualsiasi altro Stato membro, ed anche in istituti finanziari di Paesi non appartenenti all’UE.
Trasferire delle somme di denaro all’estero
Il contribuente, che apre un conto corrente all’estero, deve prestare molta attenzione ad un’operazione delicata: trasferire il denaro nel nuovo rapporto bancario. Oltre ad essere perfettamente legale aprire un conto corrente all’estero, è possibile trasferirvi dentro qualsivoglia importo. È necessario, ovviamente, che le somme trasferite abbiano una provenienza lecita all’origine e siano versate:
- attraverso un canale bancario, senza alcun limite per il denaro trasferibile. La classica operazione da effettuare, in questo caso, è il bonifico internazionale;
- in contanti. In questo caso è necessario rispettare i limiti previsti di esportazione di valuta da un Paese all’altro.
È importante ricordare che qualsiasi operazione legata al trasferimento di somme di denaro verso l’estero, passa sotto la lente d’ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo degli uffici tributari è quello di reprimere qualsiasi ipotesi di evasione fiscale. Ma anche di terrorismo e criminalità organizzata.
Nel caso in cui il denaro venga trasferito attraverso un canale bancario, gli istituti bancari potrebbero far partire delle segnalazioni per l’antiriciclaggio, oltre ad inserire i dati all’interno della banca dati dell’Amministrazione finanziaria per operazioni sopra la soglia. Nel momento in cui il contribuente viene inserito in questa particolare banca dati, corre il rischio di essere sottoposto a dei controlli fiscali per appurare la provenienza del denaro trasferito all’estero.
Il monitoraggio fiscale
Quando si decide di aprire un conto corrente all’estero è necessario farlo in totale e completa sicurezza. Cosa significa questo? Che molto semplicemente è necessario dichiarare all’Agenzia delle Entrate il rapporto bancario detenuto oltre confine: in questo modo si è titolari legalmente di un conto corrente all’estero.
Il contribuente è quindi tenuto a compilare il Quadro RW del Modello Redditi Persone Fisiche: questo particolare quadro è stato previsto dalla normativa per effettuare il monitoraggio fiscale delle attività che vengono detenute all’estero da parte dei contribuenti residenti in Italia.
Cos’è l’IVAFE
Oltre agli obblighi legati al monitoraggio fiscale, indicare in dichiarazione dei redditi un conto corrente all’estero è utile per provvedere al pagamento dell’IVAFE, l’imposta patrimoniale che colpisce direttamente quanti detengono delle attività finanziarie all’estero.
I soggetti titolari di un conto corrente all’estero devono pagare, annualmente, un’IVAFE pari a 34,20 euro.
Ricordiamo, comunque, che la Legge n. 186/2014 ha previsto esplicitamente che l’obbligo del monitoraggio fiscale non sussista per le attività finanziarie ed i conti correnti detenuti all’estero, il cui valore massimo, nel periodo d’imposta, non abbia superato i 15.000 euro. Nel caso in cui la consistenza media del conto corrente sia superiore a 5.000 euro, è necessario comunque compilare il quadro RW. La compilazione di questo quadro potrebbe determinare due diverse situazioni:
- una giacenza media annua superiore a 5.000 euro, ma inferiore a 15.000 euro come valore. Il quadro RW deve essere compilato esclusivamente ai fini IVAFE;
- giacenza media inferiore a 5.000 euro, ma come valore massimo a superato i 15.000 euro. Il quadro RW dovrà essere compilato esclusivamente per il monitoraggio fiscale.
I controlli fiscali
Aprire un conto corrente all’estero nella speranza di sfuggire ai controlli fiscali è una sorta di leggenda metropolitana. I contribuenti hanno la possibilità di detenere i propri risparmi in qualsiasi parte del mondo: questa è una loro libertà. Ma questi depositi all’estero devono essere sempre dichiarati allo Stato dove si ha la residenza fiscale.
L’apertura un qualsiasi rapporto bancario oltre confine da un residente in Italia, obbliga in automatico a compilare il quadro RW. Nel caso in cui questa operazione non dovesse essere effettuata, si corre il rischio di andare incontro ad alcune sanzioni amministrative e a notevoli problematiche che possono aprire la porta a dei risvolti penali.