Lo scorso 20 settembre 2024 il concordato preventivo biennale è sbarcato nel cassetto fiscale dei contribuenti. L’Agenzia delle Entrate, infatti, ha messo a disposizione un breve prospetto personalizzato, al cui interno sono forniti i dettagli della misura e i potenziali benefici dell’adesione per il periodo 2024-2025.
Attraverso questo stratagemma l’Agenzia delle Entrate si è posta un obiettivo ben preciso: promuovere il concordato preventivo biennale che non riesce a decollare. E la cui adesione deve essere confermata entro e non oltre il 31 ottobre 2024.
Ma vediamo un po’ nel dettaglio cosa possono trovare nel cassetto fiscale i contribuenti.
Indice
Concordato preventivo biennale, cosa si trova nel cassetto fiscale
Attraverso un avviso pubblicato lo scorso 20 settembre 2024, l’Agenzia delle Entrate ha comunicato l’avvio di una vera e propria campagna promozionale il cui intento è quello di spingere il concordato preventivo biennale, partito in sordina e non ancora decollato.
Uno strumento per il quale, ad ogni modo, il legislatore non ha ancora messo la parola fine. La maggioranza, infatti, con un emendamento al DL Omnibus potrebbe trasformare il concordato preventivo biennale in una sorta di condono con tanto di scudo fiscale. Ad ogni modo nel cassetto fiscale si punta su quelli che sono a tutti gli effetti i benefici premiali della nuova misura.
In collaborazione con Sogei, l’Agenzia delle Entrate ha messo a punto un prospetto che mette in evidenza alcuni elementi dell’attività esercitata dal contribuente sulla base dei dati Isa e degli elementi di incoerenza che potrebbero essere stati riscontrati.
Concordato preventivo biennale, i vantaggi
L’Agenzia delle Entrate ha puntato il dito principalmente sui vantaggi del concordato preventivo biennale e su chi dovesse decidere di aderirvi. Nello specifico è possibile beneficiare delle seguenti agevolazioni:
- la possibilità di accedere ai benefici premiali che sono riconosciuti ai soggetti Iva. Stiamo pensando, per esempio, all’esonero dell’apposizione del visto di conformità per l’eventuale compensazione dei crediti;
- le imposte sui redditi ed Irap calcolate sulla base della proposta di concordato preventivo biennale redatta dall’Agenzia delle Entrate per il prossimo biennio (nello specifico per il periodo d’imposta 2024 e per il 2025);
- la possibilità di accedere ad un’imposta sostitutiva con aliquota che varia tra il 10% ed il 15% sulla parte dei reddito di lavoro autonomo o d’impresa che scaturisce dall’adesione al concordato preventivo e che eccede il reddito effettivo che è stato dichiarato per il periodo d’imposta 2023. Ricordiamo che l’imposta sostitutiva risulta essere graduale e si basa sul punteggio di affidabilità fiscale che è stato raggiunto dal contribuente nel periodo d’imposta 2023: più alto è il punteggio Isa registrato, minore è l’imposta.
I rischi per chi non aderisce al concordato preventivo biennale
L’Agenzia delle Entrate non punta i proprio riflettori solo sui vantaggi derivanti dall’adesione al concordato preventivo biennale. Ma anche sugli eventuali effetti di una sua mancata adesione.
L’AdE e la Guardia di finanza impiegheranno la maggiore capacità operativa a perseguire i soggetti che decideranno di non aderire al concordato preventivo biennale. O per quelli che
ne decadranno.
In un certo senso l’Agenzia delle Entrate va a contrapporre vantaggi e svantaggi di chi aderisce al meno al concordato preventivo e cerca di incentivare l’adesione. E soprattutto cerca di evitare che qualcosa come 2,7 milioni di partite Iva potenzialmente interessate allo strumento non vi aderiscono.
Concordato preventivo biennale: il tachimetro fiscale
In ultima istanza la scheda predisposta dall’Agenzia delle Entrate fa chiarezza sul grado di affidabilità del contribuente sulla base del punteggio Isa 2022. E mostra, contestualmente, quali siano i vantaggi dell’adesione al concordato preventivo biennale.
Il documento crea quello che può essere considerato il tachimetro fiscale dei titolari di partita Iva, che vengono suddivisi in tre fasce e in tre colori sulla base del grado di affidabilità fiscale:
- i soggetti con uno scarso livello di affidabilità fiscale sono in rosso ed hanno un punteggio Isa compreso tra 0 e 5,99;
- i soggetti con un medio livello di affidabilità fiscale sono in giallo ed hanno un punteggio Isa compreso tra 6 e 7,99;
- i soggetti con un elevato livello di affidabilità fiscale sono in verde ed hanno un punteggio Isa compreso tra 8 e 10;
Per il concordato preventivo biennale risulta essere rilevante il punteggio Isa: la flat tax per i titolari di partita Iva, infatti, sarà tanto più bassa quanto più alto è il livello di affidabilità di un determinato contribuente.
Concordato preventivo biennale: istituiti i codici tributo
Attraverso la risoluzione n. 18 del 19 settembre 2024 sono stati istituiti i codici tributo per versare le somme necessarie per aderire al concordato preventivo biennale. Ricordiamo che, per effettuare il versamento, è necessario utilizzare un Modello F24. Complessivamente i codici tributo sono quattro: i primi sei sono compresi tra 4068 e 4071 e devono essere utilizzati per i titolari di partita iva che applicano gli Isa. Gli ultimi due, invece, devono essere utilizzati – il 4072 e il 4073 – devono essere utilizzati per quanti aderiscono al regime forfettario.
Per le eventuali somme che dovessero devono essere versate da dei contribuenti Isa nel primo periodo di adesione al concordato preventivo biennale, l’articolo 20 del Dlgs ha stabilito che:
- nel caso in cui l’acconto delle imposte venga determinato sulla base delle imposte relative al periodo precedente è necessario versare una maggiorazione pari al 10% della differenza – nel caso in cui sia positiva – tra il reddito concordato e quello dichiarato;
- nel caso in cui l’acconto Irap sia stato determinato sulla base dell’imposta relativa al periodo precedente, è necessario effettuare una maggiorazione di importo che sia pari al 3% della differenza – nel caso in cui sia positiva – tra il valore della produzione netta concordata e quella dichiarata nel periodo precedente.
In sintesi
Il concordato preventivo biennale entra nel cassetto fiscale. Con l’intento di promuovere uno strumento che non sta raccogliendo il successo sperato, l’Agenzia delle Entrate sta spingendo al massimo la novità, in modo da farlo adottare dai contribuenti.