Come rendere più appetibile ai titolari di partita Iva il concordato preventivo? Introducendo la flat tax. Questa è, in estrema sintesi, la soluzione trovata da Consiglio dei Ministri ed approvata lo scorso 26 luglio 2024.
Nel corso della stessa seduta è arrivata un’altra importante novità: è stata confermata la proroga al 31 ottobre 2024 delle presentazione della dichiarazione dei redditi per i titolari di partita Iva. La lente d’ingrandimento sulla scadenza è stata posta nel corso dell’esame definitivo dei correttivi relativi all’adempimento collaborativo, razionalizzazione e semplificazione degli adempimenti tributari e concordato preventivo biennale.
La flat tax sul reddito incrementale rispetto al 2023 verrà strutturata su tre diverse aliquote. E, soprattutto, costituisce uno degli ultimi tentativi messi in campo dal Governo per evitare che il concordato preventivo biennale diventi un vero e proprio flop.
Indice
Concordato preventivo, come funziona la flat tax
Il governo ha deciso di accogliere una delle molteplici proposte avanzate dai Commercialisti, che nel corso delle varie audizioni relative al concordato preventivo biennale avevano sollevato alcuni dubbi sulla misura. Nel tentativo di riuscire a dare maggiore slancio ad uno strumento che sembra non accontentare nessuno, è stata introdotta la flat tax incrementale. La novità è stata confermata il 26 luglio 2024 al termine del Consiglio dei Ministri.
La flat tax incrementale, in estrema sintesi, verrà strutturata su tre diverse aliquote, che saranno calibrate sull’affidabilità fiscale di ogni titolare di partita Iva:
- i contribuenti affidabili fiscalmente che hanno un punteggio Isa compreso tra 8 e 10, possono usufruire di un’aliquota al 10%;
- i soggetti che hanno una pagella tra 6 ed 8 possono beneficiare di un’aliquota del 12%;
- chi ha un voto inferiore a 6 ha diritto ad un’aliquota del 15%.
Quelle che abbiamo appena elencato sono, in estrema sintesi, le aliquote che andranno ad applicare tra la differenza del reddito maturato nel 2023 ed il maggior reddito che deriva dall’adesione al concordato preventivo biennale.
Imposte agevolate per i soggetti Iva
L’Agenzia delle Entrate, in questo modo, presenta un conto agevolato delle somme dovute. Viene, inoltre, applicata la flat tax incrementale in base al livello di affidabilità del singolo contribuente. Questa soluzione permetterà di evitare gli effetti meno vantaggiosi di una applicazione delle aliquote Irpef ordinarie.
È importante sottolineare che la novità riguarda i titolari di partita Iva soggetti Isa. Stiamo parlando dei contribuenti che rischiano di più nel momento in cui dovessero decidere di aderire al concordato preventivo. La misura viene applicata al biennio 202-2025 e quindi con una totale e completa assenza di dati attraverso i quali sia possibile fare un raffronto con il prossimo periodo d’imposta.
Cosa cambia per i forfettari
I contribuenti, che hanno aderito al regime forfettario, già oggi possono beneficiare di un’aliquota al 15% o al 5% nel caso in cui l’attività sia stata avviata da meno di cinque anni. Più difficile, in questo caso valutare la vera convenienza dell’adesione al concordato preventivo biennale. Misura che viene introdotta in via sperimentale solo per il 2024.
Ad ogni modo ci sarà tempo fino al 31 ottobre 2024 per decidere se aderire o meno: entro quella data i diretti interessati dovrebbero avere in mano un quadro più completo del loro reddito e quindi conoscere quale impatto possa avere quanto proposto dall’Agenzia delle Entrate.
Come funziona la flat tax incrementale
A questo punto è bene ricordare anche come funziona la flat tax incrementale – quella che non è collegata al concordato preventivo biennale – e in quale modo i contribuenti vi possono accedere. La misura è regolamentata dalla Legge n. 197/2022 ed è valida esclusivamente per il periodo d’imposta 2023.
Possono beneficiare di questo strumento unicamente le persone fisiche che esercitano l’attività imprenditoriale in forma individuale o un lavoro autonomo. Viene applicata al maggior reddito conseguito dal contribuente nel corso del periodo d’imposta 2023 rispetto al reddito più elevato conseguito in uno degli anni compresi tra il 2020 ed il 2022.
Il reddito massimo che può essere sottoposto alla flat tax incrementale è pari a 40.000 euro. A questo si applica un’aliquota pari al 15%. Eventuali redditi superiori a questo importo vanno a confluire direttamente nel reddito complessivo. E dovranno essere applicate le aliquote ordinarie dell’Irpef.
I contribuenti che hanno iniziato l’attività nel 2023 non possono accedere alla flat tax incrementale. Per poter usufruire della misura è necessario che sia stato conseguito un reddito per almeno un anno intero.
Flat tax incrementale, le precisazioni dell’AdE
Attraverso la circolare 18/ del 28 giugno 2023, l’Agenzia delle Entrate ha sottolineato che, per determinare l’imposta sostitutiva, non devono essere considerati:
- eventuali redditi delle società di persone che vengono attribuiti ai soci per trasparenza;
- eventuali redditi delle società di capitali che vengono attribuiti ai soci per trasparenza, dopo l’esercizio dell’opzione per la trasparenza fiscale;
- i redditi professionali che sono stati conseguiti in forma associata e che siano stati imputati ai singoli soci.
Eventuali perdite che siano state conseguite nel corso del triennio non hanno rilievo ai fini del calcolo del reddito soggetto alla flat tax incrementale. Ai fini pratici è come se nel corso degli anni precedenti il contribuente abbia conseguito un reddito pari a zero. Nel 2023, a questo punto il reddito soggetto a imposizione sostitutiva sarebbe tutto quello conseguito dal contribuente rimanendo all’interno del limite dei 40.000 euro.
L’imposta sostitutiva che viene applicata sulla porzione del reddito sottoposta a flat tax incrementale non rileva ai fini del calcolo degli acconti d’imposta per l’anno fiscale 2024.
In sintesi
Per incentivare l’adesione al concordato preventivo biennale, è stata introdotta la flat tax sull’incremento di fatturato che il contribuente ha eventualmente concordato con l’Agenzia delle Entrate. In questo caso l’aliquota massima applicabile è pari al 15%.
Questa ulteriore agevolazione ha lo scopo di incrementare l’adesione alla misura, che per il momento non sembrerebbe avere particolare appeal tra i titolari di partita Iva.