A Natale occhio ai pagamenti: cosa succede se l’assegno è scoperto

Emettere un assegno scoperto può avere delle conseguenze particolarmente gravi, che possono partire da un protesto ed arrivare ad una denuncia

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Si emette un assegno scoperto quando sul conto corrente non sono presenti fondi a sufficienza per coprire l’importo che vi è indicato sopra. In altre parole viene rilasciato per un importo non disponibile. Nel momento in cui viene mandato all’incasso un assegno scoperto, non è possibile ritirare il denaro necessario per il pagamento.

Con la sola eccezione degli assegni circolari, è impossibile sapere in anticipo se un assegno risulta essere coperto o meno. Solo gli assegni circolari, infatti, sono in un certo senso garantiti dall’istituto di credito, che certifica l’esistenza sul conto corrente dei fondi necessari per coprirli. Quando si è di fronte ad un semplice assegno, la banca non è tenuta ad effettuare il pagamento nel momento in cui non è presente la liquidità necessaria per onorarlo.

Assegno scoperto: cosa succede quando lo si emette

Si emette un assegno scoperto quando sul conto corrente non sono presenti i fondi necessari per coprirlo. Il beneficiario dello stesso si accorge di questa particolare situazione solo e soltanto nel momento in cui si reca in banca per incassarlo. A garantire una minima sicurezza sono unicamente gli assegni circolari, che vengono emessi direttamente presso la sede fisica della banca: questi documenti sono garantiti dall’istituto di credito, che certifica la presenza dei fondi necessari per coprirli sul conto corrente.

Nel momento in cui viene emesso un assegno scoperto, la banca invita una comunicazione all’intestatario del conto corrente invitandolo a rendere disponibili i soldi necessari per coprire l’assegno. L’importo necessario per coprire l’ammanco è sottoposto ad una doppia maggiorazione: viene, infatti, applicata una penale e i relativi interessi. Nel caso in cui, entro il termine prefissato dalla banca, chi ha emesso il documento dovesse essere ancora inadempiente, la banca farà un secondo tentativo. Se anche questa volta l’istituto di credito non dovesse trovare soddisfazione, si procederà con il protesto. A questo punto l’ufficiale giudiziario o il notaio dichiara la mancata accettazione o il mancato pagamento dell’assegno.

Le conseguenze di un assegno scoperto

Emettere un assegno scoperto ha delle conseguenze immediate. Vediamo quali sono:

  • il protesto. Viene protestato l’assegno e il nome del traente viene iscritto direttamente nel registro dei protesti. Questa operazione ha delle conseguenze negative sulla reputazione creditizia del traente, che potrebbe non riuscire più ad ottenere dei prestiti, dei mutui e qualsiasi altra forma di credito;
  • il recupero dei crediti. La persona a favore della quale è stato emesso l’assegno potrebbe decidere di avviare una procedura di recupero dei crediti, in modo da entrare in possesso della somma che gli spetta;
  • gli interessi e le spese. Il soggetto che ha emesso l’assegno scoperto potrebbe ritrovarsi nella situazione di dover pagare gli interessi moratori e le eventuali spese che ha sostenuto il beneficiario per recuperare le somme che gli spettano;
  • una denuncia. Uno dei diritti che ha il beneficiario dell’assegno è quello di denunciare il traente perché ha emesso un assegno senza copertura;
  • l’inabilitazione. Uno dei rischi a cui si va incontro è quello di essere inseriti nei registri della Cai, la Centrale Allarmi Interbancaria: nel caso in cui questo dovesse avvenire il diretto interessato non avrebbe più la possibilità di emettere degli assegni per un certo periodo.

Regolarizzare la situazione

Chi ha emesso un assegno scoperto ha la possibilità di regolarizzare la propria posizione, effettuando un pagamento tardivo. L’operazione deve essere effettuata entro 60 giorni versando l’importo indicato direttamente sull’assegno a cui deve essere aggiunta una penale fissa pari al 10%, a cui si devono aggiungere le spese di un eventuale protesto e gli interessi. La deadline dei 60 giorni inizia a decorrere dalla data di scadenza della presentazione dell’assegno, che scatta:

  • dopo otto giorni nel caso in cui venga emesso su piazza, quindi nello stesso Comune dove ha sede la filiale presso la quale il traente ha il conto corrente;
  • dopo quindici giorni nel caso in cui sia emesso fuori piazza.

Il traente può provvedere ad effettuare il pagamento tardivo provvedendo a versare la somma direttamente sul proprio conto corrente o pagando direttamente il beneficiario con uno strumento diverso. A questo punto, però, è necessario redigere una scrittura liberatoria per il debitore.

Quando è necessario protestare un assegno

Un assegno scoperto deve essere sempre protestato? No, deve essere fatto solo e soltanto quando si vengono a verificare alcune condizioni. Ricordiamo, infatti, che il protesto è, a tutti gli effetti, un atto formale che deve essere redatto da un pubblico ufficiale, che può essere un notaio o un ufficiale giudiziario. Sarà proprio il pubblico ufficiale ad accertare che la somma di denaro non è stata pagata e provvederà ad avviare il procedimento attraverso il quale il nominativo del debitore verrà inserito all’interno del Registro Informatico dei Protesti.

Quando si riceve un assegno scoperto

Come si deve comportare la persona che riceve un assegno scoperto? Il primo passo è quello di procedere al protesto, rivolgendosi direttamente ad un ufficiale giudiziario o ad un notaio. Si ha tempo per chiedere il protesto otto giorni se l’assegno è stato emesso nello stesso Comune nel quale si vuole chiedere di incassarlo e quindici giorni se è diverso.

Chi ha in mano un assegno scoperto ha la possibilità di avviare una procedura giudiziaria, in modo da tentare di recuperare il denaro dovuto. Per effettuare questa operazione è necessario un atto di precetto, che consiste in una comunicazione scritta attraverso la quale si chiede al debitore di pagare la somma dovuta entro dieci giorni. Qualora il debitore non dovesse provvedere ad effettuare il pagamento, il creditore ha tempo fino a novanta giorni per poter avviare l’esecuzione forzata e procedere con il pignoramento dei beni del debitore.