La fine di aprile coincide con la scadenza di numerosi pagamenti fiscali. Tra questi c’è anche la Tari, la tassa municipale sui rifiuti. Solitamente, a fine aprile c’è la scadenza per fissare le tariffe della Tari, ma se ci sono alcuni che sono già in procinto di saldare la prima rata, altri non hanno ancora ricevuto l’importo preciso. Proprio per questo potrebbe spuntare una proroga al 30 giugno, inserita come emendamento durante la conversione del decreto sui bonus edilizi.
Proroga in arrivo
Nella trasformazione del decreto concernente i bonus edilizi, potrebbe essere proposto un emendamento che estende il termine fino al 30 giugno per consentire agli enti locali di definire le tariffe della Tari, senza l’obbligo di confermare quelle provvisorie del 2023. Tale proroga è stata richiesta dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e mirerebbe ad allineare le tariffe della tassa ai costi attuali, considerando gli aumenti dei prezzi del servizio.
Se la proroga non venisse concessa, i Comuni che non rispettano la scadenza del 30 aprile saranno costretti a confermare provvisoriamente le tariffe del 2023 e provvedere all’approvazione delle nuove cifre successivamente. Questo causerebbe una discordanza con le disposizioni dell’Arera, poiché le tariffe provvisorie sarebbero valide solo per la Tari e non per la tariffa rifiuti corrispettiva.
Cos’è la Tari e come pagarla
La Tari, la tassa comunale per la gestione dei rifiuti in Italia, ha lo scopo di finanziare i costi legati alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti. Sebbene la maggior parte dei comuni abbia la prima scadenza il 16 giugno, alcuni prevedono anche una prima scadenza ad aprile. Le modalità di pagamento possono variare da comune a comune, con alcuni che consentono il pagamento in due rate e altri in quattro, anche se i contribuenti hanno sempre la possibilità di saldare la Tari in un’unica soluzione entro la prima scadenza.
Le regole possono variare, ma alcune sono comuni per tutti i comuni:
- La possibilità di effettuare il pagamento in rate;
- La facoltà di versare l’ultima rata dopo il 30 novembre o dopo la pubblicazione delle nuove tariffe (solitamente avvenuta entro ottobre) per l’anno in corso.
Ma come si calcola la Tari? Ai fini del calcolo della tassa rifiuti dovuta, anche nel 2024 entrano in gioco due diverse componenti: una quota fissa e una variabile e il fatto che l’importo complessivamente dovuto è determinato in relazione sia alle caratteristiche dell’immobile che a quelle del nucleo familiare.
Il presupposto per il pagamento della tassa sui rifiuti è il possesso o la detenzione, a qualsiasi titolo, di locali o aree scoperte che possono produrre rifiuti. Le regole sono stabilite dal comma 641 della Legge di Stabilità 2014, secondo cui il pagamento è dovuto da chiunque possieda o detenga locali o aree suscettibili di produrre rifiuti urbani, a prescindere dall’uso adibito. È l’utilizzatore dell’immobile a essere tenuto al pagamento, non il proprietario.
La Tari si basa quindi sulla potenzialità del locale o dell’area di produrre rifiuti, non sull’effettiva produzione. Pertanto, la tassa deve essere pagata anche per le case disabitate. La Corte di Cassazione ha stabilito che il mancato utilizzo dell’immobile non esonera dal pagamento della Tari. Tuttavia, il contribuente può evitare il pagamento dimostrando che il locale non è idoneo a produrre rifiuti, basandosi su due parametri: la mancanza di arredi e la mancanza di utenze attive (luce, acqua e gas).
Chi è esonerato dal pagarla e il bonus Tari
Sono esonerati dalla Tari i seguenti casi:
- Aree condominiali comuni non utilizzate in via esclusiva (come androni e scale).
- Aree dove non si producono rifiuti in modo autonomo, come cantine, terrazze e balconi.
- Aree pertinenziali scoperte o accessorie di locali già soggetti a tributo.
- Locali che, per situazioni particolari, non sono suscettibili di produrre rifiuti.
Inoltre, in alcuni comuni è disponibile il bonus Tari, che può essere richiesto dai beneficiari del bonus sociale introdotto dal decreto Fiscale 2020. Questo bonus è principalmente dedicato a luce, gas e acqua e mira ad aiutare i nuclei familiari in condizioni di disagio economico. I requisiti includono un nucleo familiare con reddito Isee non superiore a 9.530 euro e famiglie numerose con almeno quattro figli a carico, con Isee fino a 20mila euro.