Tari, tassa sui rifiuti più cara: le città colpite dagli aumenti

Come cambierà la Tari in alcune città italiane: previsti nuovi rincari, com'è consuetudine ormai dal 2019

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

L’aumento della tassa dei rifiuti in Italia può ormai definirsi una costante. Anche nel 2024 infatti, a conferma di un trend relativo all’ultimo quinquennio, ci sarà un rincaro in numerose città, da Nord a Sud. Un’ulteriore stretta sulle finanze dei cittadini, al centro di una situazione a dir poco contraddittoria: la tassa è più elevata laddove il servizio è meno efficiente.

Tari in aumento

Alla base del rincaro della Tari, ovvero la tassa sulla spazzatura, ci sono tre elementi principali. Da un lato abbiamo l’inflazione, che grava sulle tasche degli italiani sotto molteplici aspetti. Basti pensare ad esempio alla normale spesa al supermercato. Dall’altro spazio al peso che, in generale, hanno le guerre in atto su tutti i costi del vivere quotidiano. Un tema che si intreccia fortemente all’aumento delle tariffe dell’energia.

Un processo in atto da svariati anni, come sottolinea la Uil. Un aumento del 7% negli ultimi cinque anni. Il 2023 è stato un anno tremendo sotto questo aspetto, con questa tassa che ha pesato in media per 320 euro a famiglia, stando a un’analisi di Cittadinanzattiva. Cifra che segna un ulteriore aumento del 2% rispetto alla media dell’anno precedente.

Il 2024 sarà un anno da record, al netto degli elementi citati. Sotto questo aspetto Arera mette tutti in guardia, indicando aumenti massimali potenziali del 13,7%. Le cifre e le statistiche esatte giungeranno tra non molto, considerando come i Comuni abbiano fino al 30 giugno per deliberare sulla Tari 2024. Il governo ha infatti concesso una proroga attraverso un emendamento del Superbonus.

Tari al rialzo: le città più colpite

Come detto, la problematica connessa agli aumenti della Tari non è qualcosa di limitato a una fetta specifica d’Italia. Al netto di ovvie variazioni, i rincari rappresentano una morsa per tutto il Paese, da Nord a Sud.

Roma subirà un aumento di quasi 3%, che viene invece superato da Firenze e Padova, seppur di poco. Le due città si attestano infatti sul 3,2%. Ben differente la situazione ad Ancona e Perugia, invece, con i cittadini che subiranno il peso di un +7% circa.

Verona vanta invece una media al rialzo del 5,6%. Com’è invece la situazione al Sud? Palermo ha di recente approvato un +6% d’aumento in media. Napoli è invece al di fuori di queste tabelle, e di molto. I suoi aumenti sono infatti allarmanti. Non si hanno ancora ipotesi valide per il 2024 ma, considerando la batosta del 2023, la situazione non sarà di certo rosea. Lo scorso anno infatti la Tari ha subito un incremento del 13% per le utenze domestiche e di più del 20% per le attività commerciali.

In questo scenario disastrato, tra servizi deludenti e spese in aumento, Milano si pone come faro da seguire. La città è infatti in netta controtendenza, con la Tari che risulta in diminuzione ormai da anni, almeno per quanto concerne le famiglie.

Cos’è la Tarip

La gestione dei rifiuti resta dunque un punto debole. Una problematica tanto per le amministrazioni quanto per i cittadini, al netto degli investimenti connessi al Pnrr. Per tentare di raggiungere un punto di svolta, si parla oggi di Tarip, che è però ancora poco diffusa.

Risulta composta da una quota fissa e da una variabile. La prima è calcolata sulla base della superficie dell’immobile. La seconda, invece, mira a premiare i comportamenti virtuosi di chi differenzia correttamente e riduce al minimo i rifiuti non riciclabili.