Il Governo ha approvato una prima bozza della Manovra finanziaria, che deve ora passare dall’esame del Parlamento. La legge cambierà molto, ma difficilmente saranno toccate le voci che generano parte del denaro che l’esecutivo vorrebbe utilizzare per altre riforme. Il contributo delle banche e i tagli lineari ai ministeri, ma anche due altre norme che impattano direttamente sui cittadini.
La Legge di Bilancio prevede infatti anche un riordino delle detrazioni fiscali, che ridurrà la spesa di 1 miliardo di euro, e un taglio alla perequazione delle pensioni dovuta all’inflazione. Misure che toglieranno ai cittadini parte del denaro che questi avrebbero potuto aspettarsi a partire dal 2025. Qual è l’identikit della persona che ci perderà di più?
Detrazioni e pensioni: le norme nella prima bozza del Governo
Il Governo ha deciso di riordinare le detrazioni fiscali. Si tratta di rimborsi parziali ad alcune spese che lo Stato fornisce ai contribuenti nella forma di uno sconto sull’Irpef, la tassa sul reddito, che devono versare ogni anno attraverso il proprio stipendio. Riguardano soprattutto le spese mediche oppure bonus estemporanei come quelli per le ristrutturazioni delle abitazioni, per l’acquisto di mobili o elettrodomestici.
Essendo uno sconto su un’imposta, il tetto alle detrazioni è rappresentato da quanta Irpef un contribuente versa ogni anno. Esiste già un tetto alle detrazioni, ma solo a quelle al 19%, come spese mediche e redditi più alti, fino all’azzeramento per chi guadagna più di 240mila euro all’anno.
Con la nuova legge di Bilancio il Governo di Giorgia Meloni introdurrà invece dei limiti, a seconda del reddito e del numero di figli a carico, a quante detrazioni si potranno ottenere. Più il reddito sarà alto, più il tetto sarà basso. Maggiore sarà il numero di figli o di familiari a carico però, più saranno alte le detrazioni possibili.
- redditi fino a 50mila euro: tetto alle detrazioni dell’8% del proprio reddito;
- redditi tra 50mila e 100mila euro: tetto alle detrazioni del 6% del proprio reddito;
- redditi oltre i 100mila euro: tetto alle detrazioni del 4% del proprio reddito, più progressivo assottigliamento dai 120mila in su, fino all’azzeramento a 240mila euro,
Qui entra in gioco il cosiddetto quoziente familiare, una formula che rimodula l’imponibile sul numero di figli in una famiglia. Per ottenerlo si sommano tutti i redditi di un nucleo e li si divide per il numero dei membri, ma non tutti i membri avranno lo stesso peso. Ogni genitore vale 1, i primi due figli invece 0,5. Il terzo figlio torna a contare 1 mentre i figli oltre il terzo e quelli disabili valgono 4. Questo principio, applicato alle detrazioni, porterà a raddoppiare in alcuni casi i potenziali sconti a cui ha diritto una famiglia con figli rispetto a un single.
Alla misura sulle detrazioni va ad aggiungersi la riduzione della perequazione delle pensioni. Pur meno severa di quella della Manovra per il 2024, prevede comunque un taglio al ricalcolo della pensione in base all’inflazione, che quest’anno sarebbe dell’1,6%.
- fino a 4 volte la pensione minima: rivalutazione del 100%;
- tra 4 e 5 volte la pensione minima: rivalutazione del 90%;
- tra 5 e 6 volte la pensione minima: rivalutazione del 75%;
- oltre 6 volte la pensione minima: rivalutazione del 50%.
L’identikit della persona che ci perde di più
Quindi, stando a queste norme, ad essere svantaggiati sono i single e le coppie senza figli che guadagnano più di 50mila euro, oltre che ai pensionati con assegni molto alti. La demografia però è più complessa di quanto appaia. Quelle che vengono comunemente chiamate famiglie, e che fanno pensare a due genitori con uno o più figli, sarebbero meglio identificate con il termine “nuclei”. La famiglia in demografia è qualsiasi numero di persone viva in un’abitazione indipendente. Anche se si tratta di una persona sola.
I cosiddetti single sono in realtà nuclei unipersonali. Non solo giovani che non hanno un compagno o una compagna, ma spesso pensionati rimasti vedovi. Allo stesso modo, le coppie non sono solo trentenni in carriera senza figli, ma anche coppie di anziani. Combinando queste informazioni si può capire chi sia la persona idealmente più svantaggiata da queste nuove norme.
Si tratta sicuramente di un pensionato che vive solo e che guadagna fino a 50mila euro, dato che oltre al taglio delle detrazioni, dovrebbe subire anche quello della perequazione rispetto a un dipendente. Seguirebbero probabilmente i dipendenti single e poi le coppie di pensionati, seguiti a loro volta dalle coppie di dipendenti. Altri fattori che peggiorerebbero la situazione sono tutti quelli che comportano detrazioni molto alte. Ad esempio:
- avere la necessità di ristrutturare la propria abitazione grazie a un bonus edilizio che non fosse il Superbonus 110%, che rimborserebbe il 50% o il 65% delle spese, spesso ingenti, proprio tramite detrazioni;
- avere un mutuo, dai cui interessi si possono detrarre le tasse fino al 19%;
- avere spese mediche molto alte, detraibili anch’esse per il 19%.