Lavoro dipendente: quando è compatibile con la partita Iva

A differenza di quanto si possa pensare il lavoro dipendente è compatibile con la partita Iva. Ecco i casi in cui possono coesistere

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

L’attività libero professionale, esercitata con la partita Iva, è compatibile con lo svolgimento di un lavoro come dipendente? Sì, la risposta è affermativa. I contribuenti hanno la possibilità di esercitare contemporaneamente le due diverse attività, ma è necessario verificare che il contratto di lavoro sottoscritto non precluda questa attività. O non contenga delle clausole di non concorrenza. È bene precisare, inoltre, che l’attività autonoma esercitata con la partita Iva non può essere esercitata nelle ore nelle quali si svolge il lavoro dipendente.

In altre parole un lavoratore dipendente ed abbia intenzione di avviare un’attività in proprio ha la possibilità di farlo, senza necessariamente dover dare le dimissioni. L’importante è fare ogni passo correttamente e prestare la massima attenzione a tutti i risvolti fiscali e contabili delle varie operazioni che si stanno effettuando.

Lavoro dipendente ed autonomo: sono compatibili?

Non è possibile dare una risposta univoca a questa domanda: la situazione lavorativa di ogni individuo è personale ed è diversa da quella dei suoi colleghi. Quindi non ci può essere una risposta valida per tutti. Prima che un lavoratore dipendente decida di aprire una partita Iva deve prendere in considerazione tre variabili diverse:

  • la possibilità concreta di avviare una qualsiasi attività economica con una partita Iva;
  • la sussistenza di eventuali obblighi contrattuali sottoscritti con il datore di lavoro;
  • essere un dipendente pubblico od uno del privato.

Ma cerchiamo di andare ad analizzare con precisione queste variabili e verificare cosa comportino.

È realmente necessario aprire una partita Iva

La prima domanda che è necessario porsi è se l’attività richieda realmente l’apertura di una partita Iva. In alcuni casi, infatti, questa operazione potrebbe non essere necessaria: le casistiche sono davvero poche, ma è necessario tenerne conto.

Potrebbe non essere necessario aprire la partita Iva per le prestazioni professionali non abituali: si tratta di quei lavori in cui la componente intellettuale prevale sull’organizzazione del lavoro e sui mezzi. È il caso, ad esempio, di una consulenza fornita ad un amico per dargli una mano ad utilizzare un software. In questo caso possono essere utilizzate le prestazioni di lavoro autonomo occasionale.

Un’altra situazione di questo tipo è quella relativa al percepimento di royalties per lo sfruttamento economico del diritto d’autore. È il caso, ad esempio, di quanti collaborano saltuariamente con dei giornali o quando percepiscono i diritti per lo sfruttamento economico di marchi, brevetti, opere dell’ingegno o artistiche.

Obblighi di comunicazione verso il datore di lavoro

I lavoratori dipendenti del settore privato non hanno alcuna limitazione di legge all’apertura di una partita Iva. Nella maggior parte dei casi, quindi, il lavoro dipendente e quello autonomo possono coesistere senza problemi particolari.

È, comunque, necessario prestare la massima attenzione al cosiddetto patto di non concorrenza e di fedeltà all’azienda. Il lavoratore, generalmente, non può svolgere un’attività in concorrenza con quella del proprio datore di lavoro, né in proprio né per conto terzi. Questo obbligo continua a sussistere fino a quando il soggetto è dipendente dell’azienda. In alcuni casi questo divieto può essere successivo anche alla cessazione del rapporto di lavoro, anche quando dovesse esserci un licenziamento.

Tra l’altro il lavoratore deve stare attento a non divulgare a terzi le informazioni ricevute durante il suo lavoro: vige, infatti, nei confronti del proprio datore di lavoro un obbligo di riservatezza delle informazioni. Questo aspetto, generalmente, viene inserito in quasi tutti i contratti di lavoro e serve per tutelare l’azienda da possibili scambi di informazioni con i concorrenti.

Pubblico impiego ed apertura della partita Iva

Quello che abbiamo visto fino a questo momento coinvolge i dipendenti del settore privato. Ma cosa cambia per quelli del pubblico? In questo caso l’attività da dipendente e quella libero professionale con una partita Iva possono coesistere con maggiori difficoltà.

I lavoratori della Pubblica Amministrazione, infatti, sono vincolati dall’obbligo dell’esclusività. Questo costituisce a tutti gli effetti un ulteriore vincolo rispetto a quelli che abbiamo appena visto per il settore privato.

Quanti sono assunti nel settore pubblico, infatti, sono tenuti a svolgere il proprio lavoro in maniera esclusiva per l’amministrazione di cui fanno parte. Proprio a causa di questo obbligo chi opera nel pubblico impiego non può avere un’attività autonoma. In linea di principio, quindi, in questo caso non possono coesistere il lavoro dipendente pubblico con la partita Iva.

Dipendenti pubblici: le eccezioni

Abbiamo visto che nella maggior parte dei casi il lavoro dipendente nel settore pubblico e la partita Iva non possono coesistere. Alcune volte, invece, possono essere effettuate delle esclusioni al patto di esclusività. La prima eccezione, in questo senso, riguarda l’orario di lavoro che viene svolto presso la Pubblica amministrazione: il dipendente pubblico in part time, che presta servizio per un massimo di 18 ore di servizio – ossia la metà di quelle stabilite per legge come orario pieno – ha la possibilità di aprire la partita Iva. Questo è determinato dal fatto che l’applicazione dell’orario parziale fa cadere il divieto totale della sua apertura.

Nel momento in cui il lavoratore dovesse passare al tempo pieno, dovrà chiudere la partita Iva, perché si rientra nei casi che abbiamo visto in precedenza.

Altro caso è quello che coinvolge gli insegnanti. Anche quando il docente fosse impiegato a tempo pieno, ha la possibilità di aprire una partita Iva. Lo può fare, però, solo per svolgere una libera professione regolamentata – avvocato o commercialista solo per fare degli esempi – e solo se questa risulti essere in armonia con le materie che vengono insegnate a scuola. Un insegnante di economia potrà fare il commercialista, o uno di matematica l’ingegnere, nel caso in cui sia abilitato.

Le regole che devono seguire i dipendenti pubblici

Il dipendente pubblico, nel momento in cui decide di aprire la partita iva, deve rispettare tre regole fondamentali:

  • l’attività libero professionale che svolge non deve essere in conflitto d’interessi con la funzione pubblica che svolge come dipendente dello Stato;
  • l’attività svolta con partita Iva non deve creare problemi allo svolgimento del lavoro come dipendente;
  • l’attività libero professionale deve essere svolta al di fuori dell’orario di servizio e compatibilmente con lo stesso.