Anche se nel nome ricordano la trasmissione andata in onda sulla Rai dal 1957 al 1977, le frodi carosello non hanno nulla a che fare con i programmi televisivi o con la pubblicità. Si tratta di comportamenti fraudolenti che permettono di evadere l’Iva. La truffa ai danni dello Stato avviene attraverso il passaggio di merce tra diverse società che hanno la residenza fiscale in Stati diversi.
Molto concretamente la frode si realizza a seguito di un’operazione fittizia o inesistente tra società all’interno dell’Unione europea, che sono state create a questo scopo. La truffa si conclude nel momento in cui viene chiesto il rimborso dell’Iva. Ovviamente non è mai stata realizzata l’operazione. Benché le frodi carosello sembrino legate al passato, in realtà sono molto diffuse ancora oggi.
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Le frodi carosello servono ad evadere l’Iva
Vere e proprie truffe fiscali, le frodi carosello si realizzano appoggiandosi a delle società ad hoc, che sono denominate cartiere. Queste aziende vengono interposte nei vari passaggi che caratterizzano le transazioni commerciali, frapponendosi tra il cedente e il cessionario. Ossia tra chi vende e chi acquista un servizio o un prodotto.
Generalmente, sono soggetti che appartengono a diversi Stati, che fanno parte dell’Unione europea, dei quali uno dei due ha la residenza fiscale in Italia. Le frodi carosello hanno uno scopo ben preciso: realizzare un guadagno attraverso la detrazione dell’Iva sugli acquisti. Ovviamente quando non se ne avrebbe diritto.
Come funziona la detrazione dell’Iva
A questo punto è necessario fare una precisazione. Nel momento in cui l’azienda effettua un acquisto intracomunitario di beni – in altre parole quando acquirente e venditore hanno la residenza fiscale in due differenti paesi dell’Ue – l’Iva deve essere applicata dal soggetto che fa l’acquisto. Spieghiamoci meglio. Un’azienda italiana acquista un pallone da un soggetto francese: il bene viene venduto senza l’applicazione dell’Iva.
L’azienda italiana, attraverso l’esterometro o un’autofattura, aggiunge il 22% dell’imposta sul pallone. L’operazione deve essere effettuata indipendentemente dal fatto che il pallone venga ceduto in un secondo momento: anche solo quando viene tenuto in magazzino. Debitore dell’imposta, quindi, è il soggetto che acquista il bene.
L’operazione che abbiamo appena visto ha un nome complesso: inversione contabile o reverse charge. Prevede l’obbligo di integrare la fattura del venditore con l’Iva da pagare. L’acquirente ha poi diritto a detrarre l’Iva dell’acquisto: in altre parole l’operazione diventa neutra ai fini dell’Iva, perché da un lato la deve aggiungere con un’autofattura, dall’altro la può detrarre.
Dove si inserisce la frode
Le frodi carosello si inseriscono in questo meccanismo: la truffa ai danni dello Stato consiste nell’effettuare delle operazioni triangolari tra i paesi membri della Comunità europea, inserendo una o più società che fanno da filtro.
L’obiettivo è quello di aggirare la normativa sul regime iva sugli acquisti intracomunitari, concludendo delle operazioni fittizie. Sono a tutti gli effetti delle operazioni fasulle, che permettono di detrarre dei crediti Iva inesistenti.
Frodi carosello, lo schema
Ma cerchiamo di capire nel dettaglio come vengono realizzate le frodi carosello. Mettiamo il caso che un acquirente italiano acquisti delle merci da un fornitore comunitario. In un secondo momento questi prodotti vengono ceduti ad un cliente finale italiano. Le frode carosello si realizzano come segue.
Prima operazione di cessione
Il fornitore, che ha sede in un Paese dell’Ue diverso dall’Italia, fattura a una società fittizia in regime di non imponibilità Iva. L’operazione è ammessa ai sensi dell’articolo 41 del Decreto Legge n. 313/93: essendo una cessione intracomunitaria di beni o servizi, per il quale è ammessa la cessione senza Iva
Seconda operazione di cessione
La società interposta – che viene denominata cartiera – acquista il bene e lo rivende immediatamente, applicando l’Iva prevista dalla legge. La frode scatta proprio in questo momento: la società italiana cedente non versa l’Iva esposta in fattura e soprattutto non provvede a presentare la dichiarazione annuale Iva. La società cartiera ha un unico scopo: fatturare delle operazioni inesistenti. Generalmente queste società vengono intestate a dei soggetti prestanome e nullatenenti.
Si richiede il rimborso Iva
A questo punto l’azienda italiana, che è a tutti gli effetti il reale acquirente della merce, porta in detrazione l’Iva sull’acquisto. Ricevendo la fattura d’acquisto dalla società cartiera, che ha sede in Italia, l’acquirente finale ha diritto a portare in detrazione l’imposta sul valore aggiunto.
Essendo a tutti gli effetti un’operazione inesistente, ha la possibilità di crearsi un credito Iva. Oltre a questo vantaggio vi è un altro aspetto importante da prendere in considerazione: l’acquisto viene effettuato a un prezzo molto conveniente.
Le varianti allo schema
Le frodi carosello, a ogni modo, possono presentare delle varianti rispetto a quanto abbiamo visto fino a questo momento. Può accadere, infatti, che il fornitore e l’acquirente siano entrambi italiani.
L’ipotesi che si può verificare è che una società fornitrice italiana ceda un bene a una società cartiera comunitaria e che, quest’ultima, venda a un’altra società cartiera italiana, che a sua volta cede il bene all’effettivo acquirente italiano.
Il rapporto diretto sarebbe, nella realtà dei fatti, tra il primo e l’ultimo soggetto. Ma le società interposte servono unicamente per evitare od ostacolare il versamento dell’Iva.
Società cartiera, quale ruolo ha
Ruolo importante, nelle frodi carosello, lo ricopre la società cartiera, che è a tutti gli effetti il primo anello della catena evasiva. A questa azienda, ai sensi dell’articolo 41 del Decreto Legge n. 331/93, viene fatturata la merce dal fornitore estero senza l’addebito dell’Iva e successivamente rivende la merce sottocosto al cessionario finale italiano.
La vendita viene effettuata applicando l’Iva e permettendo all’acquirente finale di procedere con l’indebita detrazione.