Il Fisco non molla sul concordato, nel mirino chi dichiara meno dei dipendenti: 700mila lettere

Individuata una nuova fascia di contribuenti che ha fatto scattare l'allarme rosso del Fisco: molti redditi minimi dichiarati non convincono

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 5 Dicembre 2024 10:15

Si torna a parlare di concordato preventivo biennale, anche se, a dire il vero, la discussione in merito non si è mai interrotta. Da parte del Fisco è stato dato il via a un invio massivo di Pec, indirizzate a una specifica micro categoria di soggetti con partita Iva: chi dichiara un limite minimo di reddito.

Concordato, nuove lettere

Le partite Iva che dichiarano meno rispetto ai dipendenti (a parità di ambito) riceveranno comunicazioni da parte del Fisco. Si parla di 700mila soggetti, fermi al di sotto della soglia dei 15mila euro (soprattutto al di sotto del limite minimo di reddito per categoria).

Lo sguardo è rivolto in direzione di Sogei, che è la parte operativa in questo caso. Una nuova ondata di Pec ha ricevuto il via libera a partire dal 3-4 dicembre. Tutto al fine di poter individuare i “finti poveri”, offrendo loro una chance di dialogo (e saldo) prima di intervenire per diverse vie.

La quota dei soggetti è nettamente diminuita, considerando i 2 milioni di contribuenti interessati la scorsa settimana. Partite Iva che hanno scelto di non aderire entro il 31 ottobre al concordato preventivo biennale.

È però prevista una finestra temporale extra, che resterà aperta fino al 12 dicembre 2024. La selezione si fa sempre più mirata e la comunicazione particolarmente specifica. Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti tutti quei contribuenti con dichiarazioni caratterizzate da diversi elementi anomali. Il principale campanello d’allarme? Hanno dichiarato al Fisco dei redditi inferiori rispetto a quelli dei dipendenti dello stesso settore economico.

Si sta attuando l’incrocio dei dati come strategia di “scansione dei contribuenti”. Sotto questo aspetto, un confronto di gran rilievo vede da una parte il reddito minimo di settore di riferimento. Dall’altra, invece, troviamo gli Indici di affidabilità della categoria cui si appartiene.

Il piano del Fisco

Viene dunque da chiedersi cosa accadrà in seguito. Nel novero totale, sono stati individuati circa 900mila soggetti con redditi inferiori a 15mila euro. Di questi la stragrande maggioranza, circa 700mila, presenta partita Iva e sarà maggiormente attenzionata.

È ancora possibile integrare la propria dichiarazione dei redditi, con riferimento al periodo d’imposta 2023. La strategia messa in campo è quella di aumentare la pressione, considerando come ci sai tempo fino a giovedì 12 dicembre per gli anni d’imposta 2024 e 2025.

Il governo di Giorgia Meloni ha reso ben chiara l’urgenza di massimizzare gli incassi. La soglia dei 1,3 miliardi di euro nelle casse dello Stato non può bastare. Occorrono fondi al più presto per il taglio delle aliquote Irpef, stando a quanto promesso dalla maggioranza.

Dal punto di vista dei contribuenti individuati, cosa c’è da guadagnare? Si ricorda il ravvedimento speciale per i periodi d’imposta 2018-2022. Una vera e propria sanatoria, che garantisce una pagina bianca sulla quale discutere dei debiti con il Fisco. Chiusi i conti con il passato, aderendo al concordato e senza dover pagare sanzioni di alcun genere e interessi. Ciò che si chiede è un minimo di 1.000 euro per periodo d’imposta, in riferimento a Irpef e Ires.