In un periodo storico in cui le famiglie italiane sono costrette ad affrontare una situazione economica davvero molto complicata (a partire dalle bollette sempre più salate per le utenze di luce e gas, arrivando fino al rincaro dei prezzi che sembra non volersi fermare a causa dell’inflazione galoppante), la scelta di acquistare una casa di proprietà è diventata un passo che davvero in pochi si possono permettere. Se a questo aggiungiamo l’aumento generalizzato dei canoni di affitto per bilocali e monolocali in tutto il Paese, si fa presto a capire quanto sia difficile per un giovane contribuente orientarsi nella giungla delle diverse soluzioni abitative.
Anche il governo guidato da Giorgia Meloni, fin dal suo insediamento nell’ottobre del 2022, ha dovuto fare i conti con questa complicata questione: gli allarmi lanciati dalle associazioni di categoria – in primis da parte di Federconsumatori, che da tempo denuncia una situazione divenuta ormai insostenibile per i cittadini – sono finiti sul tavolo di Palazzo Chigi già nei primi giorni della nuova legislatura, spingendo l’esecutivo ad occuparsi della vicenda nonostante le molte emergenze all’ordine del giorno fin dalla prima settimana di gennaio 2023 (a partite da quella sul caro carburante, fino alla scarsità idrica che sta mettendo in ginocchio diverse aree della Penisola).
Indice
Bonus prima casa, tutte le soluzioni possibili per riceverlo e la questione dei metodi di pagamento
Eppure, a livello di valutazione generale, non mancano le agevolazioni destinate proprio a quei contribuenti che decidono di comperare una nuova abitazione in cui trasferirsi. Ai molteplici bonus formulati prima dal governo di Giuseppe Conte e poi da quello di Mario Draghi vanno aggiunti gli sgravi previsti ormai da diversi anni per coloro che scelgono di intestarsi una nuova residenza, facendola diventare a tutti gli effetti una prima casa.
Tra chi opta per un pagamento unico e immediato fin dalla fase di stesura dell’atto davanti al notaio, e chi invece deve ricorrere ad un prestito bancario per un pagamento dilazionato della spesa concordata, le modalità tramite cui acquistare una prima casa sono molteplici e in tutti i casi è presente una voce del nostro sistemo economico e fiscale che permette di ricevere gli aiuti prestabiliti e non ritrovarsi con una mole di debiti da sostenere.
Di recente, molti cittadini hanno scritto alla redazione di Qui Finanza chiedendo di fare chiarezza su tutte le possibili soluzioni da adottare nel caso in cui si decida di intavolare la compravendita di un immobile. Per questo abbiamo pensato di inserire in questo articolo l’elenco completo delle agevolazioni ad oggi attive a livello generale su tutto il territorio nazionale, in modo che ogni lettore possa orientarsi al meglio e capire quale sia la soluzione più appropriata per le proprie esigenze economiche (e per risparmiare).
Bonus prima casa, a quale categoria deve appartenere l’abitazione per poterne beneficiare
Innanzitutto, prima di vedere quali sono le tasse e le imposte su cui si risparmia quando si acquista un’abitazione che diventa prima casa, partiamo dai requisiti necessari che devono appartenere all’immobile oggetto di compravendita. È fondamentale sapere che il fabbricato che si compera deve appartenere a determinate categorie catastali per poter risultare idoneo alle agevolazioni: in particolare, l’edificio attenzionato non deve comparire all’interno della classe specifica denominata “di lusso” e non deve appartenere alle categorie A1, A8 e A9.
Come secondo aspetto (ma non per questo di minor importanza), occorre dimostrare che la casa in cui si andrà ad abitare sia collocata all’interno del territorio municipale in cui si possiede la residenza (da non confondere con il domicilio, che invece può rimanere attivo in un’abitazione diversa da quella acquistata). Infine, anche il compratore stesso deve possedere determinati connotati – tutti inerenti alla situazione del reddito e allo stato patrimoniale – per poter rientrare nella platea dei beneficiari dei bonus.
Bonus prima casa, i requisiti personali da esibire per poter richiedere lo sconto sui pagamenti
Nello specifico, le agevolazioni cessano di essere attive nei confronti di quei cittadini che non possiedono tutti i crismi riportati in seguito:
- all’interno del comune interessato, è necessario non essere titolari (né esclusivi, né in comunione con il coniuge o con altri soggetti terzi) di altre proprietà, di usufrutti o di altre intestazioni di qualsiasi genere (aziende, caseggiati, terreni ecc…);
- all’interno di tutto il territorio nazionale, è essenziale non essere titolari (né esclusivi, né in comunione con il coniuge) di un’altra abitazione su cui risultano attive proprio le agevolazioni per la prima casa, nemmeno se ubicata in un’altra regione;
- sotto l’aspetto contributivo, non bisogna superare i 40mila euro annui di reddito se il richiedente degli sgravi ha un’età inferiore ai 36 anni (questo punto specifico fa parte del cosiddetto Bonus prima casa under 36).
Qualora si possiedano tutti i parametri indicati e si possa esibire la relativa documentazione in fase di richiesta del bonus (da inoltrare tramite gli appositi canali ufficiali predisposti dagli uffici municipali di competenza), le tasse oggetto di agevolazione risultano essere le seguenti (il valore dello sconto viene illustrato nel parametro successivo):
- imposta di registro;
- imposta ipotecaria;
- imposta catastale;
- IVA sul valore dell’immobile.
Bonus prima casa, quanto si risparmia sul pagamento di tasse e imposte: tutti i casi possibili
Venendo al quantitativo reale del risparmio di cui si può usufruire con i bonus prima casa, è bene specificare che l’abbassamento dell’IVA dal 10% al 4% è accessibile e usufruibile solo nei casi in cui il soggetto venditore sia un’impresa non esente dal pagamento dell’imposta sul valore aggiunto. Invece, per tutte le altre voci specificate in seguito, esiste comunque una differenza se si acquista la casa da un privato piuttosto che da un’azienda, ma lo sconto rimane valido ad ogni modo in entrambe le situazioni.
In particolare, quando l’immobile comperato da un soggetto privato viene adibito a prima casa, la tassa di registro scende dal valore classico del 9% al 2%, mentre l’imposta sull’ipoteca viene fissata ad un valore standard di 50 euro. Stessa cosa succede anche per l’imposta catastale: anch’essa scende a 50 euro. Invece, nell’ipotesi in cui il soggetto venditore sia una società d’impresa, tutti i 3 contributi economici citati fin qui vengono stabiliti ad una quota di pagamento fissa di 200 euro.