Nella Pubblica Amministrazione, il bonus per le mamme si è fatto attendere a lungo. La maggior parte delle dipendenti pubbliche con figli piccoli ancora non lo ha ricevuto. Il sistema NoiPA, utilizzato per la gestione degli stipendi del pubblico impiego, doveva essere adeguato in primo luogo. Era necessaria una funzionalità specifica per consentire agli uffici responsabili dei pagamenti delle diverse Pubbliche Amministrazioni di inserire i fondi relativi allo sgravio in busta paga. Finalmente, questi fondi arriveranno a maggio.
Anche loro quindi inizieranno a beneficiare dello sgravio contributivo fino a 3mila euro all’anno, a partire dallo stipendio di maggio 2024.
Bonus mamme esteso a chi lavora nella Pa da maggio 2024
Le dipendenti statali che non hanno ancora ricevuto il bonus, a maggio riceveranno anche gli arretrati. Quindi, ci saranno persone che il prossimo mese vedranno un aumento di stipendio di fino a 750 euro grazie a questo incentivo. Inoltre, ci sono pressioni affinché la platea delle lavoratrici aventi diritto venga allargata. Attualmente, dalla decontribuzione sono escluse le mamme con contratti a tempo determinato.
Così, dopo le lavoratrici del settore privato, anche le lavoratrici pubbliche otterranno finalmente l’aggiunta retributiva prevista dalla legge di bilancio di quest’anno a sostegno delle politiche della natalità, rimasta ferma fino a questo momento. Il ritardo nell’avvio dell’operazione è stato determinato da una serie di ostacoli burocratici che sono stati risolti solo nelle settimane scorse. Pertanto, anche le dipendenti pubbliche con contratti a tempo indeterminato e due o più figli potranno contare sullo sgravio a partire dal prossimo mese.
Cos’è e come si ottiene il bonus
Il bonus per le mamme lavoratrici, previsto dalla Manovra di Bilancio per il 2024, consiste in un’esenzione dal pagamento dei contributi pensionistici per alcune categorie di lavoratrici con almeno due figli, portando a un incremento (anche se modesto) dello stipendio. Questo bonus, variabile in base al reddito Irpef, non richiede una richiesta esplicita, ma verrà automaticamente riconosciuto dal datore di lavoro da gennaio 2024 a dicembre 2026, a meno che non vengano meno i requisiti per ottenerlo.
Attualmente, le lavoratrici devono presentare una dichiarazione scritta all’azienda in cui lavorano per confermare di soddisfare i requisiti. In futuro, verrà istituita una piattaforma dedicata sul sito dell’Inps, dove le mamme potranno autonomamente comunicare i codici fiscali dei propri figli per ottenere il sostegno.
Chi ha diritto al bonus mamme lavoratrici
Il bonus sarà erogato esclusivamente alle donne con due o più figli o figlie a carico, che siano lavoratrici dipendenti del settore pubblico o privato con contratti a tempo indeterminato, part-time, contratti di somministrazione a tempo indeterminato o di apprendistato. Le donne con due figli avranno diritto al bonus solo per il 2024 o fino a quando il più piccolo dei figli compie 10 anni. Per chi ha tre o più figli, il bonus sarà erogato da gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 o fino a quando il più piccolo dei figli compie 18 anni. Recentemente è stata aperta la possibilità anche alle mamme che lavorano nelle scuole.
In altre parole, il diritto al bonus cessa quando i figli minori raggiungono il limite di età stabilito dalla normativa o quando scade il periodo temporale indicato. Non ci sono restrizioni di età per i figli più grandi e non ci sono distinzioni per figli in affidamento o adottati. Inoltre, la normativa non specifica se il diritto al bonus viene perso nel caso in cui i figli non convivano con la madre o siano affidati esclusivamente al padre.
Ma attenzione, il bonus non sarà erogato alle madri con un solo figlio, anche se quest’ultimo ha disabilità, alle lavoratrici domestiche, alle pensionate, alle lavoratrici con contratti a tempo determinato, alle professioniste autonome, alle disoccupate e alle collaboratrici occasionali.
Bonus mamme, a quanto ammonta?
L’importo del bonus per le mamme lavoratrici del 2024 non è fisso, ma varia in base al reddito della dipendente. La trattenuta dei contributi previdenziali, pari al 9,19% della Retribuzione Annuale Lorda (Ral), o al 9,49% per le aziende con più di 15 dipendenti, viene corrisposta alle lavoratrici aventi diritto a partire da gennaio.
La soglia massima di esonero contributivo per la lavoratrice, riferita al periodo di pagamento mensile, è fissata a 250€ (calcolati come 3.000€ divisi per 12). Per i rapporti di lavoro instaurati o risolti nel corso del mese, questa soglia viene riproporzionata assumendo 8,06€ (calcolati come 250€ divisi per 31) per ogni giorno di fruizione dell’esonero contributivo.
Se la trattenuta dei contributi previdenziali supera i 3mila euro, la parte eccedente non sarà versata alla dipendente poiché il tetto massimo per la decontribuzione è fissato a 3mila euro.
I contributi previdenziali vengono trattenuti dallo stipendio lordo, e su tale importo rimanente vengono calcolate le imposte. Ad esempio, se una lavoratrice con contratto a tempo indeterminato presso un’azienda con più di 15 dipendenti ha una Ral di 25mila euro, fino a dicembre 2023 pagava le imposte su 22.627,50 euro (25.000 – 2.372,50), mentre da gennaio 2024 le versa su 25.000€, a causa dello sconto previsto dal bonus per le mamme lavoratrici. Di conseguenza, la quota delle imposte è più elevata nel 2024.
Il bonus per le mamme lavoratrici del 2024 è alternativo al taglio del cuneo fiscale, che si applica a tutti i lavoratori con una Ral fino a 35.000€, e pertanto annulla i suoi benefici fino alla decadenza dei requisiti per l’erogazione del bonus.
Si allarga la platea
Per quanto riguarda i dettagli, la misura coinvolge complessivamente quasi un milione di lavoratrici. A quelle della Pubblica Amministrazione si aggiungono le lavoratrici madri del settore privato con almeno tre figli, di cui uno sotto i 18 anni, che sono oltre 110mila, e le lavoratrici con due figli, di cui uno con meno di 10 anni, che sono circa 600mila. Queste ultime hanno diritto allo sgravio solo quest’anno.
Ma attenzione, perché il bonus non viene assegnato automaticamente. È necessario fare una richiesta esplicita, comunicando i codici fiscali dei figli all’Inps tramite il datore di lavoro. Come chiarito dall’Inps con una specifica circolare, le lavoratrici pubbliche e private con un contratto a tempo indeterminato possono comunicare al proprio datore di lavoro la loro intenzione di usufruire dell’esonero, fornendo al datore di lavoro il numero dei figli e i relativi codici fiscali.