Come aprire partita IVA: quale regime scegliere e quanto costa

L'apertura di una partita IVA implica diversi adempimenti burocratici. Ecco quali sono e come muoversi tra i vari regimi

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Scegliere se aprire o meno una partita IVA non è una decisione semplice. I fattori da considerare sono molteplici e non sempre si hanno a disposizione tutti gli elementi per fare una scelta consapevole. Si dovrà valutare il regime più indicato (quello forfettario o quello ordinario); la cassa professionale cui iscriversi (sempre che ce ne sia una); il codice ATECO della propria attività, e così via.

Prima di vedere come si apre una partita IVA, dunque, si dovrà analizzare lo “scenario di partenza”, così da capire se vale o meno la pena fare la partita IVA oppure se scegliere altre strade (come, ad esempio, creare una società o utilizzare la ritenuta d’acconto). Si dovranno analizzare le differenze tra i vari regimi fiscali (e tenere in considerazione le cause ostative per l’accesso a uno piuttosto che l’altro); valutare i costi che implica la creazione di una partita IVA sia quelli “una tantum” da sostenere inizialmente, sia quelli “annuali” -; le procedure burocratiche per l’apertura e il mantenimento della partita IVA e molto altro ancora. Ad esempio, prima di poter aprire una partita IVA è necessario dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata, che dovrà essere utilizzato per inviare e ricevere tutte le comunicazioni ufficiali.

Insomma, gli adempimenti richiesti per l’apertura della partita IVA sono molteplici. Vediamo nel dettaglio nel vademecum che segue quali sono i fattori da tenere in considerazione quando si vuole aprire una partita IVA.

Aprire una partita IVA: come funziona il regime ordinario

Una partita IVA con regime ordinario può essere aperta da chiunque voglia avviare un’attività professionale o un’attività produttiva. Chi decide di intraprendere questa strada (sono obbligati a farlo tutti coloro che svolgono attività lavorativa in forma autonoma e non soggetti a reddito da lavoro dipendente) è chiamato a sottostare a diversi obblighi di natura contabile, amministrativa e burocratica.

In caso di apertura di partita IVA per ditta individuale, ad esempio, si sarà chiamati ad iscriversi al Registro delle Imprese; effettuare liquidazione e versamenti IVA; tenere i registri contabili e compilare gli Indici Sintetici di Affidabilità (gli ISA, che dal 2018 hanno sostituito gli Studi di Settore). Non va dimenticato che c’è l’obbligo di utilizzo della fatturazione elettronica. Scegliendo piattaforme software come Libero SiFattura, ad esempio, sarà possibile non solo inviare e ricevere tutte le fatture della propria attività, ma anche gestire gli insoluti, il flusso di cassa e molto altro ancora.

Tra gli obblighi da ottemperare c’è poi l’iscrizione alla gestione separata INPS; l’iscrizione all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria (in caso di ditta individuale senza dipendenti l’iscrizione è obbligatoria solo per gli artigiani); il pagamento dell’IRPEF o dell’IRES e dell’IRAP. IRES e IRAP hanno delle aliquote uniche (anche se quest’ultima può essere determinata autonomamente e variare da regione a regione), mentre per determinare l’IRPEF si deve tener conto delle aliquote stabilite annualmente dal Collegato Fiscale alla Legge di Bilancio.

Aprire una partita IVA: come funziona il regime forfettario

La partita IVA con regime forfettario gode di diverse agevolazioni, come un regime contabile semplificato (non c’è obbligo di registri contabili, di iscrizione INAIL, di compilazione degli ISA, iscrizione al Registro delle Imprese e altro) e di un regime fiscale con aliquota unica. Chi ha una partita IVA con regime forfettario pagherà il 15% di imposte su una base imponibile calcolata in maniera forfettaria (a seconda del codice ATECO scelto, si potrà godere di una deduzione forfettaria variabile).

Ovviamente, non tutti i professionisti o tutte le imprese possono accedere al regime forfettario: la legge, infatti, prevede un limite reddituale massimo di 65 mila euro annui e diverse cause ostative. Nel Collegato fiscale 2020, ad esempio, si stabilisce che il professionista con partita IVA non possa avere un reddito da lavoro dipendente superiore ai 30 mila euro, spendere più di 20 mila euro per collaboratori, avere partecipazioni in società.

Anche le partite IVA forfettarie, hanno obbligo di fatturazione elettronica. Alcuni software amministrativi hanno però offerte specifiche per le attività in questo regime, come ad esempio l’offerta SiFattura dedicata ai minimi e forfettari – un piano di fatturazione elettronica gratuito.

Aprire una partita IVA: differenze tra regime forfettario e regime ordinario

Come visto nei paragrafi precedenti, le differenze tra regime forfettario e ordinario sono molteplici, sia a livello di tassazione, sia a livello di contabilità. Le principali sono:

  • Limite reddituale all’ingresso
  • Tassazione dei redditi
  • Regime contabile semplificato
  • Limite al pagamento dei collaboratori
  • Partecipazione in società e aziende
  • Pagamento IRAP
  • Iscrizione INAIL

Aprire una partita IVA: il regime contributivo

Tanto le partite IVA in regime ordinario quanto quelle in regime forfettario dovranno effettuare l’iscrizione obbligatoria a una cassa previdenziale. La scelta, nella gran parte dei casi, ricade sulla gestione separata INPS, con aliquote differenti a seconda dell’attività svolta o del regime fiscale scelto (vanno dal 24% al 34,23%). Gli appartenenti a ordini professionali – come architetti, ingegneri, giornalisti, medici e psicologi – dovranno effettuare l’iscrizione alla cassa previdenziale dell’ordine, alla quale effettuare il versamento annuale dei contributi.

Aprire una partita IVA: quanto costa?

L’apertura della partita IVA è gratuita, se svolta autonomamente (al netto di eventuali bolli e diritti di segreteria). Nel caso ci si rivolga a un professionista per lo svolgimento della pratica, potrebbe essere richiesto il pagamento di una parcella.

Aprire una partita IVA: come fare?

L’apertura della Partita IVA viene effettuata presso la sede competente dell’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività professionale o produttiva. In seguito alla presentazione della modulistica richiesta, l’amministrazione fiscale provvederà ad assegnare il codice di 11 cifre utile a riconoscere il contribuente.

Per aprire la partita IVA si dovranno compilare i modelli AA9/12 o AA7/10, nei quali va indicato il codice ATECO della propria attività. Una volta compilati, i moduli possono essere riconsegnati a mano, inviati via raccomandata con ricevuta di ritorno o per via telematica grazie al software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.

 

In collaborazione con Libero SiFattura e Libero Mail PEC