Vendere su Amazon e sugli altri e-commerce, gli obblighi fiscali da rispettare e le tasse da pagare

Quando si vende su Amazon o su un qualsiasi e-commerce è necessario rispettare alcuni obblighi fiscali. E pagare delle tasse

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 24 Luglio 2024 09:20

Con 300 milioni di utenti attivi e 50 milioni di iscritti a Prime, Amazon è, senza dubbio, il canale più importante attraverso il quale vendere i prodotti online. L’e-commerce più famoso al mondo è a tutti gli effetti un un vero e proprio negozio, che permette di avere una presenza globale, attraverso il quale è possibile vendere di tutto, dai libri all’elettronica.

Ma chi volesse sbarcare su Amazon come si deve muovere? Per registrarsi l’utente può vendere i propri prodotti in due modi distinti:

  • senza partita Iva: questa opportunità viene data ai privati che possono vendere fino a 40 oggetti al mese;
  • con partita Iva: l’opzione è riservata alle aziende che vendono più di 40 oggetti al mese. In questo caso non sono previsti dei limiti da rispettare.

In questa sede non ci vogliamo soffermare su quali siano i vantaggi commerciali di aprire un negozio su Amazon. Né su quali servizi metta a disposizione il colosso dell’e-commerce. Cercheremo, invece, di comprendere quali siano gli aspetti più propriamente fiscali di questo tipo di attività. E quali differenze ci siano tra l’essere in possesso di una partita Iva o meno.

Vendere su Amazon senza partita Iva

L’apertura e la gestione della partita Iva ha uno scopo ben preciso: vendere servizi e prodotti e versare le tasse sul valore aggiunto ottenuto sulle vendite. I commercianti sono tenuti all’apertura della partita Iva e alla gestione delle pratiche connesse. Se invece le attività di vendita – su Amazon o sugli altri portali – sono effettuate occasionalmente non è necessario aprire la partita Iva. Quando l’attività di vendita online diventa continuativa – quindi non è esercitata sporadicamente – è necessario prendere il famoso codice ad undici lettere.

Chi volesse operare come privato su Amazon, deve utilizzare l’Account di Base, che è dedicato a chi vuole vendere piccole quantità, così come fanno i privati.

È bene precisare, ad ogni modo, che l’esercizio dell’attività non imprenditoriale su Amazon è possibile solo e soltanto se si vende un bene. Ma non si sta esercitando una vera e propria attività commerciale. Se si dovesse decidere, per esempio, di vendere un oggetto che non si utilizza più, non si è un imprenditore ed è possibile operare senza partita Iva.

Il discorso inizia a cambiare nel caso in cui il soggetto in questione decida di acquistare per poi vendere degli oggetti: in questo caso si diventa un imprenditore ed è necessario aprire la partita Iva ed effettuare le comunicazioni di prassi, come quella al registro delle imprese, al Comune e all’Agenzia delle Entrate. È necessario, inoltre, provvedere a versare i contributi Inps.

Vendite online, la disciplina fiscale

Per proporre dei prodotti su Amazon a livello imprenditoriale è necessario rispettare la disciplina delle vendite online, che è stata introdotta dall’articolo 21 del Dlgs n. 114/98 – il cosiddetto Decreto Bersani – che ha introdotto il concetto di commercio elettronico.

Sotto il profilo normativo è possibile affermare che il commercio elettronico rientra in tutto e per tutto nella disciplina del commercio a distanza. E, almeno formalmente, non si differenzia dalle altre forme di vendita. Quando si parla di e-commerce ci si riferisce alle attività commerciali e di transizioni che comprendono una serie di diverse attività, tra le quali ci sono:

  • la commercializzazione telematica di servizi e beni;
  • la distribuzione online di contenuti digitali;
  • l’effettuazione di operazioni finanziarie e di Borsa online.

Le regole fiscali da rispettare per vendere su Amazon

Qualsiasi soggetto che svolga un’attività commerciale o professionale in modo abituale è tenuto ad aprire una partita Iva. Per poter vendere dei beni attraverso un e-commerce è necessario aprire una posizione Iva perché l’attività rientra tra quelle di tipo commerciale.

I beni venduti, infatti, dovranno soggiacere alle regole Iva previste dal Dpr 633/72. L’apertura della posizione Iva non è condizionata dal volume dei guadagni che si riusciranno ad ottenere o dal numero degli ordini. È necessario aprire la partita Iva quando l’attività viene esercitata in maniera abituale e continuativa: in altre parole quando un soggetto è organizzato e pronto a vendere.

Vendere su Amazon, gli adempimenti amministrativi

Per avviare un’attività di e-commerce, anche attraverso una piattaforma come Amazon, è necessario assolvere alcuni adempimenti amministrativi. I più importanti sono i seguenti:

  • aprire la partita Iva. Questa operazione può essere effettuata inoltrando l’istanza all’Agenzia delle Entrate. È necessario utilizzare il Modello AA7/11, nel quale il contribuente dovrà compilare alcuni campi che riguardano il codice attività da utilizzare. Nel caso che stiamo analizzando è necessario utilizzare il codice ATECO 47.91.10 – Commercio al dettaglio di qualsiasi prodotto effettuato via internet. Si dovrà indicare l’eventuale adesione al regime forfettario;
  • compilazione della Scia. È, in estrema sintesi, la comunicazione di inizio attività, che deve essere inviata allo sportello unico per le attività produttive del Comune dove ha sede l’attività. Nel caso degli e-commerce, non essendoci una sede fisica, è necessario fare riferimento alla residenza anagrafica;
  • iscrizione al registro delle imprese. L’attività di vendita online è un’attività commerciale. Per questo è necessario effettuare questa operazione. Il registro è tenuto presso la Camera di Commercio di competenza. L’iscrizione ha un costo che si aggira intorno ai 100 euro;
  • iscrizione l’Inps nella sezione gestione commercianti. Questo obbligo è connesso con il versamento dei contributi. È previsto il pagamento di quattro rate annuali di contributi fissa dell’importo di circa 900 euro ciascuna, nel caso in cui non si dovessero superare i 15.000 euro di reddito annuo. Superata questa è necessario versare ulteriori contributi, calcolati in percentuale.. Questi contributi devono essere versati indipendentemente dal reddito percepito attraverso l’attività.

Le operazioni che abbiamo appena elencato possono essere effettuate insieme attraverso la cosiddetta Comunicazione Unica.