Soldati russi bombati di Viagra per stuprare gli ucraini: il report shock dell’Onu

La Russia sta usando lo stupro come "sua strategia militare" in Ucraina, fornendo ai soldati russi droghe e Viagra per aggredire e abusare di civili ucraini

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Mentre Vladimir Putin dichiara alla tv che “non è prevista una espansione delle mobilitazioni”, ci troviamo di fronte a una nuova pagina della guerra Russia-Ucraina, atroce. La funzionaria delle Nazioni Unite rappresentante speciale per la violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, ha dichiarato all’AFP che la Russia sta usando lo stupro come “strategia militare” in Ucraina, fornendo ai soldati russi droghe e Viagra per aggredire e abusare sessualmente dei civili ucraini.

Stupro come arma di guerra?

Le forze Onu hanno verificato “più di 100 casi” di stupro o aggressione sessuale dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio scorso. I primi casi sono stati segnalati solo “3 giorni dopo l’invasione dell’Ucraina”. Le vittime sono soprattutto ragazze e donne, ma anche ragazzi e uomini sarebbero stati violentati dai soldati di Putin.

Qui come e dove la Russia recluta soldati per combattere in Ucraina.

“Quando le donne vengono trattenute per giorni e violentate, quando inizi a violentare ragazzini e uomini, quando vedi una serie di mutilazioni genitali, quando senti le donne testimoniare sui soldati russi equipaggiati con il Viagra, è chiaramente una strategia militare”, ha detto Patten. Una tattica, deliberata anche se non dichiarata, di disumanizzazione delle vittime.

A settembre, la responsabile della Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sull’Ucraina ha scritto che le forze russe stavano commettendo crimini di guerra contro civili, tra cui proprio stupri, torture e reclusione illegale. I membri delle famiglie, ha scritto nel suo rapporto l’Onu, in diversi casi sono stati costretti a stare a guardare mentre le violenze venivano perpetrate ai danni dei propri cari, figlie, mogli e persone care.

Chi sono le vittime

“I casi segnalati sono solo la punta dell’iceberg”, ha detto Patten, che ha aggiunto che è difficile mantenere statistiche accurate durante un conflitto violento in atto, come questo. “I numeri non rifletteranno mai la realtà, perché la violenza sessuale è un crimine silenzioso”.

Il rapporto confermerebbe i crimini contro l’umanità commessi dalle forze russe e, secondo le testimonianze raccolte, l’età delle vittime di violenze sessuali varia dai 4 agli 82 anni. “Ci sono molti casi di violenza sessuale contro bambini che vengono violentati, torturati e tenuti in ostaggio” si legge.

Patten ha affermato che la sua lotta contro la violenza sessuale è “una battaglia contro l’impunità”. Per questo a maggio scorso è volata in Ucraina: per inviare un segnale forte alle vittime, “per dirgli che siamo con loro e per chiedergli di rompere il loro silenzio”, ma anche “per mandare un segnale forte agli stupratori: il mondo li sta guardando, e violentare una donna o una ragazza, un uomo o un ragazzo, non sarà senza conseguenze”.

Lo stupro in guerra è un atto terroristico: cosa cambia adesso

Lo stupro come arma di guerra, dunque. Non una novità, purtroppo, nei conflitti: anzi, una prassi drammatica e largamente razionalizzata nei piani di attacco. Ma questa guerra, in Ucraina, sta segnando una svolta negli atteggiamenti internazionali, ha voluto sottolineare l’inviata delle Nazioni Unite. “Ora c’è la volontà politica di combattere l’impunità, e c’è consenso sul fatto che gli stupri siano usati come tattica militare, una tattica terroristica“.

Stuprare è come mettere una bomba su un ponte, è come scaraventarsi ai 300 km all’ora lungo una strada affollata, è come allacciarsi una cintura carica di esplosivo e farsi esplodere.

Ma cosa è cambiato, rispetto alle altre guerre? È perché ora sta accadendo nel cuore dell’Europa? Se lo chiedono in molti. “Potrebbe essere così” risponde l’esperta. “Trovo che questa attenzione alla violenza sessuale legata ai conflitti sia molto positiva”, ha affermato, a differenza del passato quando la questione era considerata “inevitabile”, un semplice “danno collaterale” o addirittura una “questione culturale”.

Naturalmente, il rischio che la barbarie che contraddistingue altri conflitti passi in secondo piano è già qui. Ma questo non può e non deve fare da freno alla condanna internazionale e alla presa di coscienza di serie conseguenze da mettere in campo contro chi si macchia di questi crimini contro l’umanità.

Qui abbiamo parlato delle nuove armi tattiche che Putin sta usando per minacciare l’Ucraina e l’Occidente.

Ora che Putin soffre, l’asticella della violenza si impenna: dal punto di vista tattico, adesso, il tentativo del Cremlino è quello di trovare approdi a lidi piuttosto confortevoli, ma tuttavia non certi, come la Turchia di Erdogan, dove un nuovo asse è stato imbastito: al centro, non la pace, ma gas e grano.

Allarme tratta di essere umani

Anche l’allarme per la tratta di essere umani è altissimo. “Le donne, le ragazze e i bambini che sono fuggiti dall’Ucraina sono molto, molto vulnerabili e, per i predatori, quello che sta accadendo in quel Paese non è una tragedia ma un’opportunità”, ha detto.

Ricordiamo che più di 7 milioni di ucraini sono fuggiti dai combattimenti in altri Paesi europei dall’inizio della guerra, secondo i dati riportati dall’UNHCR. Non solo.

Secondo l’UNICEF, l’invasione russa dell’Ucraina e l’aumento dell’inflazione hanno spinto nella povertà circa 4 milioni di bambini nell’Europa orientale e nell’Asia centrale, con un aumento del 19% dal 2021.

Qui abbiamo parlato degli assi nella manica di Putin: gas, petrolio, grano e armi, ecco quanto valgono.

Il dramma dei bambini

“I bambini stanno sopportando il peso più pesante della crisi economica causata dalla guerra in Ucraina”, sottolinea l’UNICEF nel suo ultimo report basato sui dati provenienti da 22 Paesi. La guerra li sta rendendo ancora più esposti a una fragilità senza fine.

La Russia rappresenta circa i tre quarti dell’aumento totale del numero di bambini che vivono in povertà a causa della guerra in Ucraina e della crisi del costo della vita in tutta la regione, con altri 2,8 milioni di bambini che ora vivono in famiglie al di sotto della soglia di povertà, rileva l’UNICEF.

L’Ucraina ospita in totale mezzo milione di bambini in più che vivono in povertà, la seconda percentuale più grande. Segue la Romania, con altri 110mila bambini. “I bambini di tutta la regione vengono travolti dalla terribile scia di questa guerra”, ha affermato il direttore regionale dell’UNICEF per l’Europa e l’Asia centrale Afshan Khan. “Se non sosteniamo questi bambini e queste famiglie ora, il forte aumento della povertà infantile comporterà quasi sicuramente vite perse, apprendimento perso e futuro perso”.

Più una famiglia è povera, maggiore è la quota del suo reddito che deve spendere per cibo e carburante, lasciando meno per l’assistenza sanitaria e l’istruzione dei bambini. E’ la matematica dei disastri.

E poi c’è il fatto che, in queste condizioni, i più piccoli sono anche più a rischio di violenza, sfruttamento e abusi. Secondo l’UNICEF questo potrebbe tradursi in dati ancor più scioccanti.

Si parla di altri 4.500 bambini che potrebbero morire prima del loro primo compleanno e, solo quest’anno, in altri 117mila bambini che sono a rischio abbandono scolastico.

Per questo l’agenzia chiede a gran voce una serie di misure per affrontare il problema, compresa la fornitura di sussidi universali in denaro per i bambini e la protezione della spesa sociale, in particolare per i piccoli delle famiglie più vulnerabili.