Tra comico e M5S: quanto guadagnerà Beppe Grillo

Conte vuole il rinnovo con Grillo, addetto alla comunicazione come "ambasciatore del M5s", ma gli eletti in Parlamento sono scontenti

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Quella tra Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle, il partito creato insieme a Casaleggio per andare contro il vecchio modo di fare politica in Italia e per dare più voce ai comuni cittadini, sembra essere una storia d’amore lontana dal giungere a termine.

Anche quando il comico ligure ha deciso di mettere da parte i Cinque Stelle per tornare a fare quello che più gli viene naturale, ovvero calcare il palco per far ridere il pubblico con i suoi spettacoli, dal partito le idee sono diverse. E mentre Grillo metterà in scena i suoi spettacoli comici, ci sarà chi dal Movimento continuerà a pagarlo per il suo lavoro, molto criticato, di addetto alla comunicazione.

M5s-Grillo in scadenza, il rinnovo e i guadagni

L’artista classe 1948, prossimo a compiere 75 anni, ha infatti deciso di tornare a fare il comico dopo anni che la sua professione era stata messa da parte per favorire la crescita del partito. All’interno del Movimento 5 Stelle, non potendo ricoprire alcun ruolo istituzionale in Parlamento, Grillo si è “limitato” a essere prima capo politico, poi presidente e infine garante del partito. Ruoli che, dichiarazione dei redditi alla mano, hanno fruttato parecchi compensi al cabarettista.

Da aprile, poi, riveste il ruolo di addetto alla comunicazione del partito, carica che è in scadenza nei prossimi mesi e che, secondo quello che trapela dal gruppo, sembra che Grillo ricoprirà ancora. A lui, come nel passato, sarà infatti affidato il compito di guidare e curare la “comunicazione” dei 5 Stelle, così come vuole il presidente del partito, nonché ex premier Giuseppe Conte.

Si tratta di un maxi-contratto da oltre 300mila euro che nell’aprile dello scorso anno prevedeva, tra le altre, attività come il supporto nella comunicazione con l’ideazione di campagne, promozione di strategie digitali, produzione video, organizzazione eventi, produzione di materiali audiovisivi per attività didattica della Scuola di formazione del Movimento, campagne elettorali e varie iniziative politiche. Secondo gli impegni presi col Movimento, poi, Grillo si sarebbe dovuto occupare anche della promozione delle attività del Movimento all’estero, attraverso la partecipazione a convegni, giornate di studio, incontri con personalità scientifiche e istituzionali. Un vero e proprio ruolo da “ambasciatore del M5S” che però, secondo quanto trapela, Grillo non avrebbe mai ricoperto a pieno provocando dure critiche all’interno del partito.

Caos nel M5s al rinnovo di Grillo

La notizia del rinnovo del contratto di Grillo come addetto alla comunicazione del partito ha lasciato i componenti del gruppo con l’amaro in bocca. Se da una parte c’è Giuseppe Conte, presidente del Movimento, a spingere per il rinnovo, fra le truppe degli eletti alla Camera e al Senato c’è più di un malumore.

Alla base dello scontento dei parlamentari Cinque Stelle, infatti, c’è la disparità di trattamento. Se da un lato loro sono stati costretti a ridurre il loro budget a causa del taglio del numero dei parlamentari, gli eletti avrebbero puntato il dito contro la decisione di rinnovare il contratto al fondatore del partito alle stesse cifre del passato. Il mal di pancia, poi, viene amplificato dal fatto che Grillo, secondo le accuse, non avrebbe lavorato come dovuto alla comunicazione del partito, scomparendo di fatto dai radar nel corso dell’ultima campagna elettorale per le politiche. Per le prossime elezioni, quelle regionali in Lazio e Lombardia del 12 e 13 febbraio 2023, sembra che al momento non abbia messo in agenda alcun appuntamento.

All’interno del partito, quindi, c’è chi si chiede perché rinnovargli il contratto. Ma il leader Conte rigetta ogni ricostruzione e anzi si dice assolutamente soddisfatto dell’operato di Grillo, il cui operato da garante-consulente è avvenuto sempre da “dietro le quinte”.