L’Italia tira dritto e punta sempre più forte sul sostegno militare all’Ucraina nella sua resistenza contro l’invasione russa. In attesa della formalizzazione del nuovo decreto sul tema e del vertice occidentale di martedì a Ramstein, in Germania, il Governo ha confermato l’intenzione di inviare a Kiev armi molto più pesanti rispetto a quelle consegnate finora.
Sebbene l’elenco rimanga “segreto”, fonti qualificate parlano di mezzi d’artiglieria pesante scelti sia tra quelli in dotazione al nostro esercito sia tra quelli presenti in riserva. Tra questi figura anche il cingolato semovente tra i più moderni al mondo, oltre a missili terra-aria e veicoli corazzati.
Il decreto sulle armi e l’elenco secretato: perché?
Il presidente del Copasir, Adolfo Urso, ha spiegato che l’elenco di armi ed equipaggiamenti che l’Italia invierà in Ucraina per la difesa del Donbass “è secretato per non mettere a rischio il Paese“. Si tratta di una procedura consolidata, comune anche agli altri Paesi dell’Unione europea.
Quest’ulteriore invio deve inoltre essere ancora deliberato dal Governo, come ha sottolineato lo stesso Urso. E su alcuni mezzi potrebbero esserci delle resistenze da parte dello Stato maggiore. “Non siamo in guerra, facciamo parte di un’Alleanza militare difensiva che ha deciso di inviare equipaggiamenti e armi al popolo ucraino per difendersi dall’aggressore”, ha osservato il numero uno del Copasir.
Una volta che sarà approvato il nuovo decreto sulle forniture militari, il salto di livello sarà poi deciso con gli alleati. I prossimi passi dell’amministrazione Draghi sono comunque chiari: a Kiev andranno altri 200 milioni di euro di prestiti diretti, in aggiunta ai 110 milioni già stanziati. Secondo il Kiel Institute for the World Economy, l’Italia è al sesto posto nel ranking per gli aiuti inviati in Ucraina (260 milioni di euro totali) e al quarto posto se si considerano solo i sostegni militari (circa 150 milioni di euro).
Quali armi invierà l’Italia?
In cima alla lista delle armi per Kiev ci sarebbero ancora i missili Stinger, già contenuti nel primo pacchetto di aiuti bellici. Si tratta di una tecnologia terra-aria con sistema a ricerca di calore, rivelatisi ottimi strumenti di difesa aerea anche a bassissime quote. Potrebbero “trasmigrare” dal primo al nuovo elenco anche gli M109, mezzi blindati semoventi con un calibro da 155 mm. Sarà proprio l’artiglieria pesante la vera protagonista del secondo decreto di sostegni all’Ucraina (intanto in Italia sta arrivando una nave da guerra americana: ecco perché).
Come riporta il Corriere della Sera, in Ucraina dovrebbero essere spediti anche alcuni fra i mezzi più moderni attualmente utilizzati dal nostro esercito. Tra questi spicca senza dubbio il PzH2000, cingolato di fabbricazione tedesca considerato da molti il più moderno semovente al mondo, con un obice di calibro 155 e una gittata massima di 40 chilometri. Il cosiddetto Panzerhaubitze è inoltre capace di sparare tre colpi in dieci secondi. L’invio di questi tank agli ucraini appare però problematico a causa delle resistenze da parte dei vertici militari. In dotazione al nostro esercito ci sono infatti “solo” 70 PzH2000, un numero considerato troppo limitato per essere ulteriormente frazionato.
In caso di fumata nera da parte dello Stato maggiore, sarebbe però già pronte le alternative ai Panzerhaubitze 2000. I possibili sostituti sono sostanzialmente due:
- Dalla riserva dell’esercito italiano potrebbero essere cedute alcune decine di Sidam 25. Si tratta di semoventi antiaerei.
- Potrebbero essere altresì inviati cingolati M113, adibiti al trasporto di truppe di fanteria completamente equipaggiate.
La guerra cambia: attacco o difesa? Di cosa ha bisogno l’Ucraina?
Finora le armi inviate alla Difesa del Paese invaso dalla Russia hanno riguardato prevalentemente strumenti difensivi, ma la strategia del presidente ucraino Volodymyr Zelensky sembra aver cambiato le carte in tavola. Soprattutto dopo l’affondamento dell’incrociatore russo Moskva e il rinnovato allarme per la “superbomba” di Putin.
I contrattacchi ucraini compiuti nelle ultime settimane, accanto alla strenua resistenza a Mariupol e nell’Est del Paese, hanno spinto l’Occidente a promettere e annunciare ulteriori equipaggiamenti e tecnologie offensive. A cominciare dai temibili lanciamissili Javelin, di fabbricazione statunitense, in grado di perforare anche le “corazze” più sofisticate, come i carri armati russi T-90.
I pacchetti includono anche una serie di elementi spesso dati per scontati, ma di fondamentale importanza sia in una guerra difensiva sia in fase di attacco: dai dispositivi di protezione per soldati, come elmetti e giubbotti antiproiettile, alle provviste razionate di cibo.
Cosa faranno gli altri Stati
L’Italia non è l’unico Paese della Nato ad aver incrementato gli aiuti militari all’Ucraina. La nazione più esposta nell’opposizione alla Russia sono ovviamente gli Stati Uniti, che di recente hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 800 milioni di dollari. Stando ai report pubblicati dal Pentagono, Biden garantirà a Kiev 72 obici da 155 di calibro e altrettanti 72 corazzati per trainarli, oltre 144mila colpi di munizioni e più di 120 droni tattici “Phoenix Ghost”. Questi ultimi sono stati recentemente sviluppati dall’aeronautica americana appositamente per soddisfare le esigenze dell’Ucraina. L’assistenza militare made in Usa include anche elicotteri, obici e mezzi blindati per il trasporto di personale.
Tornando dal nostro lato dell’Atlantico, la Germania si impone come uno dei Paesi europei più esposti nel sostegno militare alla causa ucraina. All’inizio del conflitto Berlino ha annunciato che avrebbe inviato mille armi anticarro, 500 missili terra-aria Stinger, circa 2.700 missili antiaerei Strela e numerosi carichi munizioni. Secondo i media internazionali, la Germania ha inoltre spostato in Ucraina circa 100 mitragliatrici, 100mila granate, 2mila mine, 15 bombe demolitrici, detonatori e cariche esplosive.
Oltre ad essersi fortemente esposta in sede diplomatica, con le frequenti dichiarazioni di Emmanuel Macron, la Francia ha consegnato alle truppe di Zelensky oltre 100 milioni di euro di equipaggiamento militare. Come l’Italia, la Difesa transalpina ha promesso a Kiev anche pezzi di artiglieria pesante.
Anche la Spagna non si è dimostrata da meno, spedendo nel Paese invaso dai russi oltre 200 tonnellate di equipaggiamento militare. Inclusi 30 camion, diversi veicoli speciali per il trasporto pesante e 10 piccoli veicoli carichi di materiale bellico.
Merita una menzione infine anche la confinante Polonia. Fin dall’inizio impegnata senza sosta nell’accoglienza dei profughi in fuga verso Occidente, il Paese ha contribuito ad aiutare l’Ucraina anche con l’invio di armi e mezzi. Dai droni missili anticarro Javelin ai fucili d’assalto Grot, passando da mortai calibro 60 e missili terra-aria a corto raggio. Rapporti non confermati parlando inoltre di 40 carri armati T-72 e 60 veicoli corazzati BMP-1.