Voli low cost alle stelle, compagnie nel mirino del Governo

Aumenti da record e prezzi dei biglietti choc: il Governo punta il dito contro le compagnie tutt'altro che low cost, ecco il piano per frenare i rincari

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Gli studenti e lavoratori fuorisede se ne lamentano già da un po’, ma con l’arrivo dell’estate tutti in Italia si sono resi conto della vera e propria emergenza legata al caro-voli, con biglietti per alcune tratte aeree che sono schizzate alle stelle. Una situazione che è andata via via peggiorando sempre più nel corso degli ultimi mesi, con lo scoppio della guerra in Ucraina che non ha aiutato a frenare un trend che ormai sembra essere destinato a crescere sempre più. A meno che non arrivino presto degli interventi mirati da parte del Governo.

Voli non troppo low cost

A far emergere un quadro critico sono i primi bilanci delle compagnie aeree che si professano low cost, ovvero a costi ridotti, ma che di low a dir la verità hanno poco e nulla. Parliamo di compagnie come Ryanair e easyJet, vettori utilizzati tanto per spostarsi da Nord a Sud e viceversa nel corso dell’anno da parte di tanti studenti e lavoratori fuori sede, ma compagnie utilizzate anche da migliaia di italiani che d’estate sono alla ricerca di mete al mare anche lontane dal Bel Paese.

Ma la situazione che è emersa è di quelle allarmanti, con Ryanair, per esempio che tra aprile-giugno di quest’anno ha seguito una media di 49,08 euro a biglietto, escludendo tutti gli extra, con un balzo del 41,7% rispetto allo stesso trimestre del 2022 e del 35,5% sul 2019. Numeri che sorprendono anche gli addetti ai lavori, come gli analisti di Barclays che avevano stimato che per le tariffe del trimestre ci sarebbe stato un incremento del 30% a 45 euro.

Non si salva neanche easyJet, la cui tariffa media è cresciuta del 22,2% nel trimestre pre-estivo sul 2022 e del 25% sul 2019. Numeri che, andando avanti nei mesi, rischiano di peggiorare ancor di più.

Allarme Enac e posizione del Governo

Una situazione che non è di certo passata inosservata al Governo, con il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che durante il recente question time alla Camera ha ribadito: “Mi sembra che i prezzi di queste settimane rientrino nella fattispecie delle pratiche commerciali scorrette. L’indagine esplorativa sulle tariffe si concluderà alla fine di quest’anno e dalle analisi svolte finora è emersa la presenza di anomalie nell’andamento dei prezzi evidentemente non collegate all’aumento del costo del carburante“.

Insomma, la guerra in Ucraina e la conseguente crisi avrebbe poco a che fare con quanto stiamo vivendo. E il Governo intende intervenire con forza. Lo vuole fare soprattutto dopo la lettera che l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, ha inviato per denunciare l’algoritmo utilizzato dalle compagnie per stabilire le tariffe.

Nella lettera, infatti, si spiega che “gli algoritmi, oltre a valutare la tempestività dell’acquisto, sfruttano la geo-localizzazione, individuano il tipo di dispositivo utilizzato: iOS di Apple viene associato ad una fascia medio-alta di compratori, e dunque utilizzarlo può portare a spese maggiori”. Ecco quindi spiegato uno dei tanti meccanismi che, secondo l’Enac, se utilizzati senza limiti possono provocare incrementi difficili da frenare.

Algoritmo che, tra l’altro, prende anche in considerazione incidente ed eventi calamitosi, facendo schizzare alle stelle i prezzi dei voli quando non esiste altra alternativa per raggiungere un posto. Quale soluzione?

Al vaglio del Governo ci sarebbe quindi la possibilità di consentire a un’apposita autorità, magari proprio l’Enac, di monitorare la domanda/offerta di posti sulle varie tratte ed intervenire nelle tratte in cui vi è la presenza di una forte domanda, chiedendo la pubblicazione in anticipo dei prezzi di tutti i posti disponibili su ogni aeromobile in modo tale che non ci sia una variazione determinata dalla condizione dell’acquirente.