L’Ue vara il piano bici: cos’è e cosa cambierà per la mobilità

L'Europarlamento dà il via libera alla “Cycling strategy”, il piano per provare a incentivare gli Stati membri a puntare sulle biciclette entro il 2030

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Mai come negli ultimi anni l’attenzione degli Stati membri dell’Ue si è rivolta all’ambiente e a come cercare di impattare sempre di meno, tra spostamenti e piani industriali, con l’inquinamento. Dopo aver raggiunto l’accordo sullo stop alle auto a benzina, l’attenzione dell’Unione Europea si è concentrata su un altro importante piano, quello alla “Cycling strategy” ovvero al “piano biciclette” che presto potrebbe portare le bici a essere uno dei mezzi più importanti per il trasporto quotidiano.

Il piano, approvato negli scorsi giorni, è stato pensato per incentivare gli investimenti sulla mobilità in bicicletta, tra aiuti e fondi che possano permettere di aiutare il settore e alimentare il reshoring. Ma in cosa consiste?

Il piano biciclette dell’Ue: cos’è

La “Cycling strategy” pensata dall’Unione Europea e approvata dai Paesi membri mira ad aumentare gli investimenti su tutti gli aspetti della mobilità sostenibile: dalle infrastrutture all’avvio di politiche industriali che sostengano il settore. All’interno del piano, che consta di ben 18 punti, c’è anche la richiesta dell’Eurocamera agli Stati membri di ridurre le aliquote Iva su vendita, noleggio e riparazione di biciclette, elettriche o tradizionali, una misura già presentata nel 2021 e che, al momento, è stata attuata solo in Portogallo dove la tassa è stata ridotta dal 23% al 6%.

Il piano, che come vedremo ha degli obiettivi specifici, presenta varie proposte come la costruzione di piste ciclabili parallele ai binari ferroviari del sistema di Rete transeuropea dei trasporti, composto da 10 assi prioritari per il traffico sia di persone che di merci, come il Corridoio Mediterraneo e rendere le biciclette compatibili con gli altri mezzi di trasporto creando più posti per collocarle all’interno dei treni o più parcheggi protetti nelle stazioni.

Per far ciò, ovviamente, è chiesto a ogni Stato un maggior sostegno finanziario che può essere distribuito in due modi. Dagli investimenti per politiche e infrastrutture al rafforzamento della formazione industriale degli addetti al settore, infatti, con semplici interventi sarà possibile mettere in piedi un sistema sostenibile e produttivo per il comparto delle due ruote.

Gli obiettivi del piano biciclette dell’Ue

A promuovere la mozione sulla Cycling strategy è stata l’eurodeputata francese Karima Delli, che presiede la commissione Trasporti e turismo del Parlamento europeo. Secondo la politica si tratterebbe di trasformare la bicicletta in un vero e proprio mezzo di trasporto quotidiano “allo stesso livello dell’auto o della metropolitana”. Per Delli, infatti, la bicicletta non può essere pensata come mezzo solo per il tempo libero o per lo sport, ma deve diventare “un mezzo di trasporto a sé stante, da rendere accessibile a tutti”.

Riconoscendone il valore sostenibile, la plenaria approvando il testo ha chiesto alla Commissione europea di fissare un obiettivo per lo sviluppo del comparto: raddoppiare i chilometri che i cittadini europei percorrono in bici entro il 2030. Un target ambizioso che però, pensando che in tutta Europa la ciclabilità è una filiera che impiega oltre un milione di lavoratori, può essere raggiunto. Un numero che, secondo il Parlamento europeo, può anche raddoppiare nel 2030 grazie sia alla normativa europea ma anche all’elettrico che prende sempre più piede anche nella micromobilità.

Tra gli obiettivi dell’Eurocamera c’è anche quello di promuovere il 2024 come “anno europeo della bicicletta“. Per far ciò, tra le proposte, si aggiunge anche quella di integrare la bicicletta e i sistemi di bike sharing nei piani di mobilità urbana, con la Commissione Ue che è invitata a sostenere la produzione di biciclette e componenti “made in Europe”, allo scopo di colmare il divario rispetto ad altri Paesi in termini di investimenti e di stimolare una competitività con essi.