L’Ue bandisce la bustina di zucchero e l’insalata in busta: cosa sparirà

Vietati imballaggi monouso per condimenti, conserve, salse, panna da caffè e zucchero nel settore alberghiero, della ristorazione e del catering, comprese bustine, vaschette, vassoi, scatole

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La bustina di zucchero, la busta dell’insalata, la monoporzione di ketchup e persino il flaconcino di shampoo negli hotel potrebbero scomparire dal nostro quotidiano entro il 31 dicembre 2027. Inoltre, i consumatori di cibi e bevande da asporto dovranno abituarsi a portare con sé borracce e contenitori personali da lavare e riutilizzare.

Le stoviglie riutilizzabili diventeranno la norma per i consumi di cibi e bevande in hotel, ristoranti e servizi di catering. Questi cambiamenti sono alcune delle conseguenze che i consumatori potrebbero affrontare se il nuovo regolamento europeo sugli imballaggi (Ppwr), uscito dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo il 24 ottobre scorso, entrasse immediatamente in vigore.

Quali sono gli imballaggi banditi

Nel settore alberghiero, della ristorazione e del catering, l’uso di imballaggi monouso per condimenti, conserve, salse, panna da caffè e zucchero, compresi bustine, vaschette, vassoi e scatole, sarà vietato. Inoltre, saranno proibiti gli imballaggi monouso in plastica per prodotti ortofrutticoli freschi che pesano meno di 1,5 kg, come reti, sacchetti, vassoi e contenitori.

Sarà messo fine all’uso di packaging monouso negli alberghi per cosmetici e prodotti per l’igiene che pesano meno di 50 ml per i prodotti liquidi e meno di 100 g per i prodotti non liquidi, come flaconi di shampoo, flaconi per lozioni per mani e corpo e piccoli sacchetti per saponette. Inoltre, sarà vietato l’uso di imballaggi monouso per alimenti e bevande destinati al consumo nei locali del settore alberghiero, della ristorazione e del catering, tra cui vassoi, piatti e bicchieri usa e getta, sacchetti, lamine e scatole.

Potrebbe anche essere messo fine al formato famiglia, con il divieto di utilizzare imballaggi di plastica nel commercio al dettaglio per raggruppare prodotti venduti in lattine, vasi, vaschette e confezioni per l’acquisto di più di un prodotto o per incoraggiare i consumatori a farlo.

Per quanto riguarda il riutilizzo, il testo attuale stabilisce che a partire dal 1° gennaio 2030, il 20% delle bevande vendute confezionate (in bottiglia o lattina) dovrà essere confezionato in imballaggi destinati al riutilizzo. Quindi, su ogni scaffale con 100 bottiglie, 20 di esse dovranno essere parte di un sistema di riutilizzo.

Inoltre, entro il 31 dicembre 2027, le bevande sfuse consumate sul posto dovranno essere servite in bicchieri riutilizzabili. Entro 2 anni, i consumatori dovranno avere la possibilità di riempire il proprio contenitore o la propria borraccia con bevande sfuse.

E scoppia anche il caso del riutilizzo del vetro

Oltre alla questione delle buste monouso, nel contesto dell’ambito degli imballaggi, c’è un altro tema che è stato incluso nel dossier: l’obbligo del riutilizzo del vetro, con l’eccezione del vino. Questo obbligo si applica alle altre bevande, come gli spiriti.

L’associazione Federvini esprime preoccupazione riguardo all’impatto economicamente gravoso che il riutilizzo potrebbe avere sul settore degli aperitivi, degli amari, dei liquori e dei distillati italiani, nonostante il sollievo ottenuto per il vino grazie al lavoro svolto dalla delegazione italiana.

Di fronte a questa situazione, le associazioni di settore chiedono che i parlamentari e le organizzazioni di categoria collaborino per cercare di modificare questa normativa. L’invito è quello di unirsi per cercare di far cambiare idea all’Europa e proteggere un settore chiave come quello dell’agroalimentare, specialmente in tempi di sfide complesse.