Treni lenti e vecchi: quali sono le linee peggiori d’Italia

La consueta classifica di Legambiente evidenzia le tratte da riformare e su cui puntare per il rilancio del trasporto pubblico su ferro. La situazione da Nord a Sud

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Quello della viabilità ferroviaria italiana è un problema annoso, che evidenzia un divario sostanzialmente non colmato tra Nord e Sud. La consueta classifica annuale realizzata da Legambiente ripropone questo tema, evidenziando le criticità da correggere al più presto per rilanciare l’offerta di trasporto pubblico via treno (come richiedere il Bonus trasporti 2023 fino a 60 euro: le novità).

Lo stato (non buono) dei treni italiani

L’analisi dell’associazione ambientalista si concentra sul “risparmio” in termini di inquinamento e di traffico automobilistico nelle città. Diverse tratte ferroviarie del nostro Paese non hanno registrato miglioramenti, mentre altre hanno addirittura visto dei peggioramenti. Il problema principale riguarda lo stato dei treni: ancora troppi sono vecchi e lenti, per non parlare del sovraffollamento e dei ritardi dovuti a problemi tecnici.

Nel rapporto Pendolaria 2023, si osserva come sul trasporto ferroviario “persistano le differenze tra aree del Paese, e a pagarne lo scotto è soprattutto il Mezzogiorno. Qui circolano meno treni, sono più vecchi – con un’età media di 18,5 anni, in calo rispetto ai 19,2 del 2020 ma più elevata degli 11,9 di quelli del Nord – e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate”.

Al Sud la situazione peggiore

Nel caso della Sicilia, le corse dei treni regionali arrivano a massimo 506 contro le 2.173 della Lombardia, dove la popolazione è pari “appena” al doppio di quella dell’Isola. Uno delle realtà più emblematiche della difficoltà in cui versa il settore al Sud è l’assenza totale di treni diretti tra due città di primaria importanza come Napoli e Bari.

Al limite dell’assurdo sono anche le situazioni della linea Palermo-Trapani, via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) e della tratta Corato-Andria in Puglia (ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti).

Per Legambiente gli assi prioritari su cui bisogna intervenire al più presto sono: Napoli-Reggio Calabria, Taranto-Reggio Calabria, Salerno-Taranto, Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania. Servono poi collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola e va potenziato il trasporto via nave.

La classifica delle linee ferroviarie peggiori d’Italia

Secondo Legambiente, le prime linee da riformare sono le ex Circumvesuviane: un totale di 142 chilometri ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano nel territorio del Vesuvio. Tra cancellazioni, ritardi costanti e incidenti, la Regione Campania si è decisa a ordinare il rinnovo del parco rotabile, costruendo 40 nuovi treni e prevedendo una gara per realizzarne un’altra cinquantina.

Poi c’è la Roma-Lido, ribattezzata Metromare e gestita da Cotral, lunga “appena” 28,3 chilometri ma essenziale per i pendolari di un intero quadrante della Capitale (il sud-ovest). Il problema principale in questo caso riguarda le corse soppresse, come sulla Roma Nord-Viterbo, anch’essa passata in estate da Atac a Cotral.

Scendendo in Sicilia, sulla Catania-Caltagirone (135 chilometri fino a Gela) nei primi sei mesi del 2022 più di un quarto delle corse programmate ha subito ritardi e/o cancellazioni. Da Caltagirone a Gela la tratta è interrotta dal 2011 a causa del crollo del ponte nei pressi di Piano Carbone, mai risanato.

Stando ai dati di Trenord, tra le linee peggiori per affidabilità spicca in Lombardia la Milano-Mortara (44 chilometri), che andrebbe migliorata puntando sul raddoppio della tratta tra Albairate e Mortara. Ci sono poi la Verona-Rovigo (96,6 chilometri) e la Rovigo-Chioggia (57 chilometri), che necessitano di potenziamento e ammodernamento.

Seguono in Liguria la Genova-Acqui-Asti, in stallo per i mancati investimenti, la Novara-Biella-Santhià in Piemonte, la linea della Valsugana lungo l’importante direttrice Trento-Bassano del Grappa, la Bologna-Portomaggiore e la Bari-Bitritto.