Stop al diesel in tutta Europa? Cosa sappiamo

A causa della guerra in Ucraina e della crisi energetica, il diesel potrebbe essere presto razionato in tutti i Paesi dell'Unione Europea

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Tutto il mondo potrebbe subire pesanti ripercussioni a causa delle sanzioni alla Russia, con l’Europa a rischio per la penuria sistemica di gasolio, che potrebbe portare al razionamento dei carburanti. L’avvertimento arriva dalle principali agenzie di commercio. Le società di commodity Vitol, Gunvor e Trafigura stimano che almeno 3 milioni di barili di petrolio, con annessi prodotti derivati, potrebbero andare persi ogni giorno.

Stop al diesel in tutta Europa: l’avvertimento dei colossi dell’energia

L’annuncio è stato fatto al summit del Financial Times a Losanna, in Svizzera, in cui Russell Hardy, amministrato delegato di Vitol, ha sottolineato che l’Europa importa circa la metà del diesel dalla Russia e l’altra metà dal Medio Oriente. Le raffinerie potrebbero puntare sull’aumento della produzione di diesel a discapito di altri prodotti, ma lo scenario dei razionamenti “è una possibilità” concreta.

Quello del diesel non è solo una problema europeo ma globale, gli ha fatto eco Torbjorn Tornqvist, cofondatore del gruppo Gunvor. Della stessa idea Amrita Sen, analista di Energy Aspects, che ha precisato che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è avvenuta in un momento in cui le riserve sono vuote come non mai.

Totale Energies fa invece sapere che senza un intervento dei governi dei Paesi Ue non rinnoverà i contratti per comprare il diesel dalla Russia, che termineranno il prima possibile e comunque non oltre la fine del 2022. Le importazioni arriveranno da altri continenti, e in particolare dalla raffineria della Satorp in Arabia Saudita.

Perché potremmo arrivare al razionamento del diesel nei Paesi europei

I colossi energetici europei hanno chiesto a gran voce l’intervento dei governi e delle banche centrali per disporre liquidità urgenti per fare fronte all’emergenza e tenere in vita il mercato di gas ed elettricità mentre i costi continuano ad aumentare a causa della guerra in Ucraina.

I future del TTF collegati al gas, che indicano il prezzo di vendita all’ingrosso, sono passati dagli 80 euro a megawattora prima della guerra a oltre i 300 euro di inizio mese, per tornare intorno ai 100 euro negli ultimi giorni. Solo due anni fa i prezzi del gas in Europa si attestavano su cifre inferiori ai 20 euro a megawattora. Bisogna, quindi, liberarsi di Putin e della dipendenza dal gas russo.

Prezzi che si ripercuotono su tutta la filiera e che possono e stanno incidendo sulle nostre tasche. I rincari, infatti, li stiamo vedendo già oggi. Il maggiore consumo di diesel ha scatenato una condizione di scarsità in tutta Europa, che potrebbe spingere le raffinerie del continente a produrne di più, e puntare meno sulla benzina, che a sua volta vedrebbe il prezzo crescere ulteriormente.

Con la domanda a livelli sempre molto alti e la carenza delle materie prime a causa della guerra in Ucraina, già da aprile potrebbe scattare il razionamento in molti Paesi, a patto che non si riesca a intervenire prima per fermare il conflitto a Est o per risolvere la situazione a livello comunitario. Chi ha la fortuna di vivere vicino al confine può però gioire rispetto ad altri in quanto vi sono dei luoghi in cui la benzina costa di meno.