Dramma siccità, perché l’Italia ha questa grande sete d’acqua

Come è possibile essere arrivati a una situazione di emergenza idrica come quella di questa estate 2022?

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Un proverbio senegalese recita: «Quando un fiume è in piena è silenzioso». In effetti, ora che molti dei fiumi italiani sono in secca stanno facendo molto rumore, non certo per le acque che non scorrono nel loro letto, ma per la grande quantità di dichiarazioni, idee, possibili soluzioni o semplicemente informazioni che la siccità sta creando nel nostro Paese.

Qual è la vera situazione dei fiumi, corsi d’acqua e bacini idrici in Italia? Qualche dato può aiutare a capire quale sia la condizione attuale dovuta a alla siccità.

Stato di emergenza in Italia: l’estate più calda e meno piovosa degli ultimi anni

Il primo semestre del 2022 è stato il più caldo di sempre, con una temperatura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica. Anche le precipitazioni, secondo i dati di Coldiretti, sono pressoché dimezzate, con un calo del 45%. Il Cnr ha certificato che dall’inizio dell’anno a maggio 2022 al Nord la diminuzione delle piogge è stata del 60%.

Dato ancora più pesante il calo delle precipitazioni nevose in montagna, che ha raggiunto il 70% in meno. Le riserve di neve sono già esaurite sulle montagne di Lombardia, Piemonte e Veneto, due mesi prima rispetto ai dati medi stagionali, proprio a causa delle scarse precipitazioni nevose di questo inverno e delle temperature molto superiori alla media stagionale.

La grande sofferenza del Po e le conseguenze del razionamento idrico

I metri d’acqua in meno nel Po all’altezza di Cremona, rispetto alla media stagionale, sono circa 8. Il cuneo salino del fiume (il livello delle acque marine che non è più ostacolato dal flusso del fiume e risale verso la terraferma) ha superato i 30 chilometri, una quota mai vista prima.

Secondo i dati dell’Osservatorio sul Po, i temporali dei primi giorni di luglio non hanno risolto i problemi del fiume più lungo d’Italia.

La crescita del cuneo salino ha portato danni pesanti all’agricoltura, come un razionamento delle irrigazioni. Inoltre, la salinizzazione delle falde e l’inaridimento delle fasce costiere hanno causato importanti conseguenze per animali e vegetazione locali.

Emergenza livello dei fiumi

Confrontando gli ultimi 20 anni con il periodo che va dal 1971-2000, è stata registrata una riduzione di portata del Po dell’11% e del Tevere del 15%. Questo, nonostante siano mediamente 300miliardi i metri cubi di pioggia che ogni anno cadono sul nostro Paese, una delle medie più alte d’Europa. Proprio per questo è scattato l’allarme siccità in tutta la penisola. Si tratta di un problema che potrebbe mettere a rischio anche la produzione dell’acqua in bottiglia.

La ricchezza reale di acqua, cioè quella effettivamente usufruibile, è di circa 58miliardi di metri cubi. Di questi, il 72% deriva da laghi, fiumi e sorgenti di superficie, mentre il 28% da risorse di falda.

I tanti problemi della rete idrica italiana

Secondo l’Istat i litri di acqua potabile su cui può contare ogni giorno ogni cittadino italiano sono 220. Anche se ci sono rilevanti disuguaglianze territoriali. Sono 236 i litri per abitante erogati ogni giorno nelle città capoluogo di provincia del Centro-Nord.

In 5 Regioni d’Italia, Mario Draghi ha fatto scattare lo stato di emergenza. In 11 comuni, invece, tutti nel Mezzogiorno, sono state adottate misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua. Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per chilometro di rete nei capoluoghi di provincia/città metropolitana, il 36,2% dell’acqua immessa in rete. In ogni caso, non bisogna dimenticare che se manca l’acqua in città in alcuni casi è possibile chiedere un risarcimento.

I motivi di queste dispersioni sempre secondo l’Istat sono, nella maggior parte dei casi, l’invecchiamento e il deterioramento dell’infrastruttura idrica.

In parte, le perdite sono fisiologiche e collegate all’estensione della rete, alla pressione d’esercizio e al numero e alla densità degli allacci, in parte derivano da rotture nelle tubature, consumi non consentiti o prelievi abusivi dalla rete.

E pensare che sarebbero 40milioni in più le persone che potrebbero soddisfare la propria necessità di acqua potabile se si utilizzasse l’acqua persa lungo la rete idrica.